montagna. LA SOLITA POLITICA DELLO STRUZZO?

politica dello struzzo
La politica dello struzzo montano, che nasconde la testa e va poco lontano…

MONTAGNA. La Comunità Montana Appennino Pistoiese venne sepolta il 30 del mese dei morti del 2012: con essa si tentò forse di seppellire – anche o soprattutto? – lo scandalo del maxi-ammanco emerso a seguito della denuncia di due dipendenti accortisi di presunte, e in via di accertamento, irregolarità.

Di contro i politici di turno, per 30 anni e più anni, coadiuvati da dirigenti e organi di controllo, certificavano, per quanto di loro competenza e con cieca fede, bilanci e rendiconti, salvo quello del 2011, mai fatto.

La cosa non passò inosservata al Comitato Recupero Ammanco in Comunità Montana che denunciarono la circostanza all’autorità giudiziaria.

La storia è nota, almeno per i lettori di Quarratanews, ma a volte ritornano come gli zombi e lo scheletro si riaffaccia quasi costantemente sulla scena della politica montana.

La decisione di buttare tutto alle ortiche e di non trasformare la Comunità Montana in Unione dei Comuni speciali, fu comunicata, nel corso dell’ultimo consiglio del disciolto ente, il 22 giugno 2012.

Il motivo: l’Unione dei Comuni non avrebbe avuto le risorse finanziare, per far fronte alle spese correnti, costituite in gran parte dalle retribuzioni dei dipendenti, che avrebbero portato ad un disavanzo di circa 220 mila euro annui.

I timonieri, preferirono così rinunciare alle deleghe territoriali, quali la forestazione, all’ingente patrimonio immobiliare e non e ai crediti esigibili per 2 milioni di euro di cui 1,6 di soli Bim.

Facendo così credettero, o dettero a credere, che avrebbero portato vantaggi e risparmi ai comuni.

Era ricca, ma dissero che c’erano solo ossi. E la fecero fallire
Era ricca, ma dissero che c’erano solo ossi. E la fecero fallire

Attuarono invece una politica di disimpegno che in poco tempo portò alla perdita dei beni della Comunità Montana e alla chiusura di fatto dell’Ospedale Pacini.

L’Unione dei Comuni, per imposizione di legge, vide poi la luce il 2 aprile 2013, ma senza i benefit di cui sopra.

A distanza di tre anni dalla scelta risparmiosa, la situazione si è ripresenta esattamente uguale e quella, cui gli amministratori avevano rinunciato.

Il boomerang di ritorno ha colpito la presidente decaduta ma in prorogatio (sembra nessuno le voglia subentrare) dell’Unione Silvia Maria Cormio Sindaco di San Marcello, recapitandole: la delega alla forestazione, i beni (anche se non si sa quali e quanti) e i dipendenti della ex-ente montano.

I dipendenti vanno però pagati, ma i soldi, come tre anni fa non ci sono, così i caporioni dicono, meglio quindi non gestire nulla e posteggiare tutto nuovamente in provincia.

Ma i soldi non ci sono o non si vogliono trovare? Perché non utilizzare i Bim, i sovra canoni idrici pagati dai produttori di energia idroelettrica della montagna. Da chi vengono riscossi oggi? Come vengono impiegate queste risorse economiche della montagna?

Siamo tornati al punto di partenza con gli amministratori della montagna che non sapendo come gestirla attuano la sola politica di cui sono capaci: quella dello struzzo, mettono la testa sotto la sabbia e, pazienza, se il culo-montanini resta tutto di fuori.

[Marco Ferrari]

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