MONTECATINI. Alla luce di quanto apprendiamo circa la posizione del Comune relativamente alla decisione del raddoppio del tratto ferroviario che dovrebbe attraversare Montecatini non ci meravigliano le parole del Sindaco e della sua Giunta che con espressioni degne di Ponzio Pilato aspettano fiduciosi scelte che vengono confezionate in altre sedi e mandate come pacchi postali sulla scrivania del primo cittadino che le fa proprie.
Questo è tipico della Giunta Bellandi che più di decidere subisce scelte altrui come nel caso Terme; anche in questo caso invece di rivendicare il principio della sussidiarietà e fare scelte insieme ai cittadini amministrati si fa dettare l’agenda amministrativa dal governatore Rossi con conseguenze nefande per la città e il suo patrimonio che a causa di queste scelte viene depauperato e in molti casi svenduto. Come Forza Italia attiveremo un’azione di responsabilità contro la Regione Toscana in base al codice civile che vieta al socio, anche se di maggioranza, prendere decisioni che depauperano i danneggiano l’altro socio. Ma ritorniamo al raddoppio.
Quanto sta avvenendo sa di surreale o meglio di colpa grave sia dal punto vista politico che di rispetto di elementari norme di legge nazionali, regionali e regolamenti comunali come quello urbanistico.
Rfi e la Regione Toscana ci fanno rimpiangere i Lorena che non badarono a spese quando alla metà dell’ottocento il Granduca Leopoldo II decise di collegare Firenze con Lucca: la Maria Antonia. Certamente per la realizzazione del collegamento con Montecatini non vi furono dubbi nel perforare in galleria la collina di Serravalle; così era necessario e così fu fatto.
Rfi, e il Comune la segue, ha paura dopo 150 anni di “spendere troppo” per interrare il raddoppio della ferrovia liberando Montecatini, già sofferente per il termalismo in decadenza, dall’incubo della soprelevata e, peggio ancora del raddoppio a raso che per un centinaio d’anni a diviso in due la città.
Quello che stupisce è che, a parte qualche comitato spontaneo particolarmente agguerrito per l’una o per l’altra soluzione, le categorie imprenditoriali cittadine si fanno notare per l’assordante silenzio, quasi la questione non interessasse.
Durante il periodo della maggioranza di centro destra il Comune aveva fatto una scelta urbanistica che sposava l’interramento.
Questa Giunta ed il Consiglio che la sorregge non hanno nemmeno pensato lontanamente di dibattere in consiglio comunale un progetto (n. b. della cui esistenza se ne parla dal 2003) che possa essere meritevole di una ragionata scelta urbanistica, cioè di una valutazione degli impatti ambientali, morfologici, logistici che l’una o l’altra soluzione (raddoppio a raso o in soprelevata) comporteranno per la popolazione dei residenti e degli ospiti.
Certamente la realizzazione del raddoppio in galleria è più costosa, ma con altrettanta certezza eviterà oneri espropriativi e di risarcimento che solo adesso si vanno delineando con impressionante impatto (abbattimento di 30-50 edifici).
Possibile che nel terzo millennio si sia perso ogni visione lungimirante che aveva contraddistinto i nostri antenati?
A cosa serve enunciare con enfasi, simile a quella che veniva usata nel ventennio, l’emanazione di una legge regionale sulla partecipazione quando poi il cittadino è costretto a subire sulla propria pelle decisioni calate dall’alto come in quel periodo? Montecatini, cari cittadini, da parte della matrigna Regione è considerata non vassalla ma serva della gleba ed è trattata da ascaro senza possibilità di decidere le proprie sorti.
I responsabili di questa giunta ormai hanno rinunciato da tempo alla autonomia che li deriva dalle leggi, in quanto ente autarchico territoriale, e conseguentemente continuano a subire supinamente le prepotenze dei compagni che governano la Regione. Renzi parla di investimenti infrastrutturali, vedi lo Stretto di Messina, e poi consente ad altri organi di dare scelte scellerate giustificandole con il risparmio. Ma nel futuro chi pagherà tutto questo?
I montecatinesi si sono stancati e sarebbe l’ora di voltare pagina con le dimissioni dell’esecutivo cittadino.
Marco Silvestri coordinatore comunale
Andrea Quaranta e Alberto Lapenna
consiglieri comunali
Con molta superficialità, devo ammetterlo, mi introduco in una questione che suscita perplessità quale sia la scelta finale. A prescindere dalla quale, a raso, sopraelevata o interrata, non mancheranno polemiche, discussioni, ricorsi, ecc,. che quasi sicuramente ritarderanno l’esecuzione di un’opera sicuramente importante e necessaria e che, come tale, è riconosciuta ormai da decenni, trasversalmente o quasi, da ogni schieramento politico.
E appunto c’è da chiedersi, stante questa riconosciuta esigenza, è mai possibile arrivare finalmente alla fase esecutiva dell’opera con i soldi già stanziati , e – udite, udite – disponibili, e non avere ancora, dopo decenni di attesa, un progetto condiviso? Qualcosa c’è che non va, sicuramente, nel modo di amministrare e soddisfare le esigenze del normale vivere sociale.
Non sarà mica colpa della burocrazia? Cioè di quell’arma letale tipica della democrazia borghese, che tutto controlla, tutto ammorba, tutto complica, tutto inquina?
Comunque sia possiamo starne certi che qualunque scelta verrà fatta sarà unicamente in base alle ragioni di convenienza economica (in senso molto molto lato) e non certo per le reali e pratiche necessità delle persone.