
MONTEMURLO. “Ad appena nove anni ho conosciuto gli orrori di due campi di concentramento, prima a Ravensbruck e poi nel lager di Bergen Belsen, e ne sono uscita senza provare odio.
“Se mi guardo indietro provo pietà per la crudeltà dei nazisti e nella vita ho sempre cercato di guardare al lato positivo delle persone”, questo il grande insegnamento di Kitty Braun, profuga giuliana ed ex deportata, che questa mattina, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria, ha incontrato gli studenti della scuola media “Salvemini-La Pira” di Montemurlo.
Kitty Braun è una donna che ha sofferto prima la persecuzione e poi la deportazione. Aveva solo nove anni quando, con la sua famiglia, fu catturata dai tedeschi nelle campagne di Mestre, dove si era rifugiata dopo essere fuggita da Fiume, sua città natale, per scampare alle leggi razziali. Fu portata in carcere alla risiera di San Sabba e da lì, in un treno bestiame, al campo di Ravensbruck e poi al lager di Bergen Belsen, nel nord della Germania.
“Più che impaurita ero esterrefatta – ha raccontato Kitty – perché ci perseguitavano? Perché ci maltrattavano? Che colpa poteva avere una bambina di nove anni?”.

Dal 1947 Kitty è cittadina di Firenze dove, per una vita, si è dedicata con passione all’insegnamento e sarà forse per questo suo innato amore verso i ragazzi che stamattina è riuscita a conquistare fin da subito la platea con una testimonianza che, nonostante i temi forti affrontati, ha lasciato un messaggio di positività e speranza nell’essere umano.
Ciò che si ricorda di Kitty, infatti, è il sorriso con il quale ripercorre il suo “viaggio all’inferno”: la perdita dell’amato fratello Roberto, morto di tisi dopo le sofferenze patite nel lager, e del cugino Silvio, spirato dopo terribili sofferenze.
“Ricordo molto più le cose positive che ho avuto durante la prigionia rispetto alle negative”, ha raccontato. E le “piccole cose” di Kitty sono quella quotidianità che molto spesso diamo per scontata: una patata cotta sotto la cenere dopo gli stenti del campo di concentramento, la “bellezza” della stretta di mano della mamma, la gioia di un letto vero con le lenzuola pulite dopo aver trascorso mesi in una baracca nel lager di Bergen Belsen, tra la vita e la morte, rannicchiata in un angolo in mezzo a escrementi e pidocchi.

“Kitty Braun è una delle ultime voci della Shoa, poterla conoscere ed ascoltare la sua esperienza è un dono che abbiamo voluto fare ai nostri studenti, affinché non vada perduta la memoria dello sterminio di milioni di innocenti”, ha detto la presidente del consiglio comunale, Antonella Baiano, che ha introdotto l’incontro insieme allo storico della Fondazione Museo della Deportazione di Prato, Enrico Iozzelli.
“Sono sopravvissuta all’orrore ed ora penso che il mio compito sia quello di raccontare la mia esperienza – ha concluso Kitty Braun –. Sarò contenta se le mie parole arriveranno anche ad uno solo di questi ragazzi: siamo tutti fratelli e l’odio non serve a niente”.

Al seguito degli Alleati che nell’aprile del 1945 liberarono il campo di Bergen Belsen c’era anche il famoso regista Alfred Hitchcock, che sull’esperienza realizzerà un documentario dal titolo “Memory of the camps”: tra i volti impressionati sulla pellicola c’è anche quello di Kitty Braun, una bambina con i capelli tagliati a metà.
Una donna che è riuscita a trasformare il dolore e la privazione della deportazione in un’occasione per apprezzare i doni che, nonostante tutto, le ha regalato la vita: il marito Gianfranco, la famiglia e le soddisfazioni professionali.
Alla fine dell’incontro ai ragazzi è stato distribuito il libro “La mia testimonianza” di Kitty Braun acquistato grazie al contributo di Unicoop Firenze-Sezione soci Prato.
[masi – comune montemurlo]