La cerimonia si è svolta ieri, 27 giugno nel borgo della Rocca. Il gruppo Alpini di Montemurlo ha poi ricevuto in dono il cappello di Don Fiaschi, cappellano degli alpini, portato via dal Covid
MONTEMURLO. Se il Covid non se lo fosse portato via il marzo scorso, Don Renato Fiaschi, storico e amatissimo cappellano militare degli alpini del Gruppo di Firenze, non sarebbe mancato alla bella giornata di festa organizzata ieri, domenica 27 giugno, dalla sezione montemurlese dell’Ana per celebrare il 46esimo anniversario di fondazione dell’associazione.
Gli alpini di Montemurlo hanno voluto ricordare il “prete-alpino” portando in sfilata il suo cappello con la penna nera, donato alla sezione dalla famiglia e dedicandogli una messa di suffragio nella pieve di San Giovanni Decollato.
Immancabile la musica della fanfara alpina della Versilia “Tenente Raffo” che ha fatto da sottofondo a tutta la giornata. La giornata di festa ha visto poi l’inaugurazione delle nove targhe di caduti montemurlesi nella Prima e Seconda Guerra Mondiale, rinvenute nei magazzini del cimitero comunale e ricollocate ieri nei pressi del monumento ai caduti che si trova nei pressi dell’ingresso del camposanto di Rocca.
Le targhe fino agli anni Sessanta del Novecento erano collocate all’interno di un chiesino dedicato alla memoria dei caduti in guerra, che si trovava all’interno del camposanto e abbattuto probabilmente per ampliare lo spazio per le inumazioni all’interno del cimitero.
«È stato un gesto importante aver ricollocato queste lapidi e ringrazio gli alpini per il loro amore verso il territorio e la sua storia. —sottolinea il sindaco Simone Calamai -—Nove persone, nove nostri concittadini, scomparsi in circostanze tragiche legate ai due conflitti mondiali, che con il loro impegno e il loro servizio hanno reso onore ai valori della nostra democrazia. Con questo gesto riteniamo importante rendere onore alla loro memoria».
Le nove lapidi, che sono state ricollocate su appositi supporti, sono quelle di Tamare Meucci, 19 anni, fucilato dai nazisti l’8 settembre 1944. Il ragazzo, pochi giorni prima della Liberazione, lasciò la propria abitazione nella fattoria di Popolesco per andare a controllare il bestiame che la famiglia aveva nascosto in un bosco sulle pendici del monte Javello.
Lungo il tragitto venne però sorpreso in località “Cavallaie” da alcuni militari tedeschi, che, ritenendolo un partigiano o un fiancheggiatore, lo impiccarono. Sono state ricollocate poi le lapidi del caporale Francesco Meoni e dei soldati Oreste Belli, Quintilio Cozzi, Settimo Natali, Luigi Natali, Gino Guido Ammannati e Brunetto Aiazzi e di Mario Marradi, vittima della guerra, morto a 33 anni.
Alla cerimonia di ricollocamento delle lapidi erano presenti i figli di Mario Marradi che, al momento della tragedia, avevano solo 6 mesi e 4 anni.
Inaugurato anche il restauro del tabernacolo del Ghiotto, portato a termine dagli alpini della sezione montemurlese. Nell’edicola, che si trova poco fuori le antica mura della Rocca, lungo la strada di Doccia e Castello, è stata collocata una Madonna, realizzata dallo scultore montemurlese Sauro Calamai.
[masi —comune di montemurlo]