A tre anni dal fortunato The history boys, torna quindi al Manzoni il Teatro dell’Elfo, la compagnia milanese che sta vivendo in questi anni un particolare stato di grazia e una raggiunta maturità espressiva, spesso accompagnata da numerosi riconoscimenti.
Un classico del Novecento, Morte di un commesso viaggiatore, che Elio De Capitani, regista e protagonista (Premio Hystrio 2014 all’interpretazione e Premio Internazionale Ennio Flaiano 2014 per la regia), affronta dopo il lavoro su Tennessee Williams, per proseguire una personale riflessione sulla vita d’oggi e sul tema dei rapporti tra giovani e adulti attraverso la drammaturgia americana d’ogni epoca.
Accanto a lui, nel ruolo della moglie Linda Loman, la sua compagna d’arte e di vita Cristina Crippa, protagonista dei suoi recenti allestimenti di Improvvisamente, l’estate scorsa e della Discesa di Orfeo; i figli dei protagonisti (Biff e Happy) sono interpretati da Angelo Di Genio e Marco Bonadei, giovani attori dell’applauditissimo gruppo di The history boys, come lo sono anche Vincenzo Zampa (Howard) e Andrea Germani che è Bernard, il figlio di Charlie, l’amico-antagonista, interpretato da Federico Vanni. Da History boys arriva anche Gabriele Calindri, da alcuni anni presenza costante nelle produzioni dell’Elfo, che qui è lo zio Ben. Due giovani attrici completano il cast: Alice Redini e Vanessa Korn.
In occasione di Morte di un commesso viaggiatore, il pubblico potrà incontrare la compagnia giovedì 30 aprile alle 17,30 al Saloncino Manzoni. L’incontro sarà condotto da Gabriele Rizza, critico di teatro.
Soprattutto non riesce più a illudersi e illudere, vede sgretolarsi il castello di grandi sogni e piccole bugie che ha faticosamente costruito. Nei figli Biff e Happy ha alimentato le stesse illusioni, proiettando su di loro aspettative e fallimenti, fino a minarne l’equilibrio e la felicità: ecco il prodigio, il prodigio di questo paese… che un ragazzo possa finire coperto di diamanti anche solo grazie alla sua popolarità, al suo sorriso!. Ormai incapace di stare nella realtà, Willy non distingue più tra presente e passato, tra quanto si agita nella sua testa e la vita vera. Per mettere in scena questo groviglio di emozioni, Arthur Miller sceglie una via totalmente innovativa: tutto quello che “accade” nella mente di Willy, viene messo concretamente in scena, senza distinzioni tra flash-back, ricordi o visioni future.
La regia e l’interpretazione di De Capitani seguono questa strada, come anche la scena di Carlo Sala che non individua luoghi deputati, ma ridisegna il palco con una parete obliqua, da cui emergono pochi elementi e arredi, per definire uno spazio (e un tempo) che è mentale e fisico, dentro e fuori, presente e passato.
[marchiani – teatro manzoni]