ALLORA, a Fermo c’è stata una rissa e uno dei tre coinvolti ci ha perso la vita.
La vittima, Emmanuel, un nigeriano che pare fosse fuggito dai terroristi islamici di Boko Haram e giunto via mare sulle nostre coste per chiedere aiuto, sfortuna ha voluto che, a causa di un insulto rivolto alla moglie, si sia trovata in un pasticcio mortale.
Quando decidi di regolare certi conti con le mani anziché con le parole o le vie legali, il rischio di farsi male si corre inevitabilmente. È inevitabile farsi male o fare del male.
Gli indignados non potevano ovviamente mancare, poiché la vittima è un africano migrante e (soprattutto) perché pare che le offese rivolte a sua moglie fossero a sfondo razziale.
Ma se non ci sono dubbi sul fatto che si debba esser cretini se si decide di chiamare scimmia una donna di colore, è altrettanto chiaro che la presenza della ministra Boschi, della presidenta Boldrini e della Kyenge ai funerali di Emmanuel sia stato un atto propagandistico di buonismo e falsità.
Con quale criterio, infatti, le tre celebrità si sono recate di corsa al rito funebre, spendendo parole in difesa della vittima (ecco il buonismo), accusando di razzismo l’Italia intera (ecco la falsità) e promovendo un impegno maggiore nell’accoglienza dei migranti (ecco la propaganda)?
Semplicemente per fare bella figura, per accaparrarsi applausi, per sponsorizzare la politica governativa terzomondista facendo leva su un fattaccio di cronaca nera – di cui la storia d’Italia è piena a prescindere dal colore della pelle?
Ma la cronaca non può riguardare solo il migrante disperato che approda sulle nostre coste. È di non molti giorni fa la strage di Dacca, dove sono morti nove italiani (dieci se contiamo anche la creatura di cinque mesi che una delle vittime aveva in grembo).
Ai loro funerali Palazzo Chigi non ha pensato di inviare alcuna delegazione in pompa magna di ministrini e presidentesse addolorate.
Il motivo sembra semplice. Esistono, forse, morti di serie A e morti di serie B.
Noi italiani siamo di serie C, zona retrocessione.
[Lorenzo Zuppini]