mosca dimentica il corsini? PIANETA CASAL-VALLE, OVVERO NIENTE CARRARMATI IN PIAZZA

Senza parole

 

CASAL-VALLE. A una persona che chiedeva a Giuliano Fontani, mio compianto caporedattore del Tirreno di Pistoia, come facesse a sapere una certa cosa precisa, con il suo acuto spirito pisano rispose: «Che mestiere fo, io? Non fo il giornalista?». E lì chiuse.

Questo per dire a tutti i lettori di non farsi domande su come io parli di certi argomenti: anch’io, anche se qualcuno (come la Barbara Dardanelli di Montale, amica del Betti sindaco) dice che fo un «giornalettismo di merda», risponderò così e non aggiungerò altro. Quindi leggete, ascoltate e «ciucciatevi il calzino», perché non ho intenzione di svelare i trucchi dell’illusionista.

Oggi dalla manica del prestigiatore esce – a quanto mi si sussurra all’orecchio – la storia di un processo. Un processo proletario, quasi un giudizio popolare di piazza: alla maniera dei compagni di un tempo che, però, avendo perso gran parte del rosso che li tingeva, hanno finito col diventare sbianchettati come le colonne di marmo dei templi greci, che una volta erano rosse come il fuoco.

Il giornalismo si fa anche con le voci di palazzo e con l’urina non trattenuta dai membri incontinenti della stessa famiglia politica. E in ogni famiglia c’è sempre qualche incontinente che ha delle perdite…

Le nostre riflessioni dei giorni scorsi sui problemi della sinistra casalvallina sono passate troppo sotto silenzio: nessuno ha detto nulla, nessuno ha fatto pio. Qualcosa di anomalo c’era. Infatti – dice – forti legami avrebbero coagulato un incontro domenicale durante il quale il Pd casalino (non Rocco, lui non c’entra, anche se ha fatto tonnellate di casini…) avrebbe palesato, in camera caritatis, le difficoltà che hanno fatto traballare la sicurezza di Leardo Corsini, da noi chiamato un po’ troppo spesso a certe responsabilità dis-caricate addosso ad altri.

Il sindaco del trimestre-discassero – dice – si sarebbe aspettato, come minimo, l’avanzata dei carrarmati del Mochi come durante la primavera di Praga e l’invasione di Budapest. Lui si aspettava – dice – una sorta di invasione a difesa del suo operato e contro le forze della «restaurassione fassio-leghista della destra reassionaria».

Napolitano il democratico applaudì i carrarmati sovietici a Budapest [1956]. Ma il Pd ha mollato il Corsini?
Nelle speranze leardiane (con signora Franca in rampa di lancio alle prossime) c’era l’arrivo di due divisioni capitanate da Simona Querci e da Caterina Benini, seguite, magari, da un qualche grosso calibro del Pd (a uso Napolitano) pronto ad applaudire l’invasione destinata a un lavoro di pulizia etnica antifascista.

E invece – come si legge nei testi medievali – «Gnaffe!», cioè sempre la solita irrispettosa battuta: «Ciucciatevi il calzino, casalini!». Non si è mosso neppure «l’uomo che sussurrava alle macchine rotte» e i forti legami si sono sciolti come il burro dinanzi al mancato aiuto da parte del soviet – aiuto impossibile, del resto, perché tra Casale e Masotti gli interessi sono troppo diversi e ogni cavallo tira per conto proprio.

Dice, però, che la Querci avrebbe avuto la solidarietà e la comprensione di Gianfranco Spinelli il quale, dopo aver smesso di trombare il Rio di Casale (ha corretto l’errore e ha imparato una lezione), sarebbe saltato in groppa alla sua possente Kawasaki e si sarebbe dato a opere di accoglienza e di bene a favore dei perseguitati del podere di piano…

E i casal-vallini non dovrebbero ridere e applaudire festosi la commedia dell’arte?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
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