«È solo un povero illuso? Bene: lo si racconta. È uno che, pure con il suo stile, ha messo qualche dito in qualche piaga? Bene: lo si racconta. Invece nulla. Tutti zitti»
CIECHI, PERÒ DI SOLITO RINVIANO A GIUDIZIO
E INFORCANO DI CORSA LA VIA DEL PRECIPIZIO
A Pistoia (che lui chiama “sarcofago city”) sta succedendo da tempo una cosa folle.
Un giornalista che si chiama quasi come me (con la differenza di una I nel cognome) non passa giorno senza attaccare il potere (potente) della magistratura.
Attacca duro. Prende per i fondelli tutti gli abitanti del pistoiese Palazzo di Giustizia e dintorni (avvocati compresi). Accusa di parzialità. E di ingiustizia. Fa nomi e cognomi. Alza di continuo il tiro. Non sembra spaventato da alcun tipo di conseguenze.
Con magistrati, periti, giudici e avvocati attacca amministratori comunali (in particolare quelli di due Comuni della Piana Pistoiese) e politici dei due schieramenti (Pd e Lega per lui fan poca differenza).
Se la prende anche con i giornalisti: da chi copre la giudiziaria nella città di Vanni Fucci a chi (Roma e Firenze) presiede un Ordine professionale che, peraltro, lo ha denunciato: giornalisti e Ordine – sostiene il mio quasi omonimo – che hanno da tempo dimenticato il senso alto della professione, il patto con i cittadini, le lezioni dei grandi del passato (Montanelli in primis).
Nessuno (a viso aperto) ne parla. Nessuno (in pubblico) ne scrive. Ma molti leggono. Nessuno fa ciò che in questi casi sarebbe normale: indagare, approfondire, capire, raccontare. Eppure dal punto di vista delle regole giornalistiche, la “notiziabilità” ci sarebbe. Eccome.
È solo un povero illuso? Bene: lo si racconta. È uno che, pure con il suo stile, ha messo qualche dito in qualche piaga? Bene: lo si racconta. Invece nulla. Tutti zitti.
Lui – con un passato di raffinato docente in materie classiche nel liceo cittadino (e all’Università per Stranieri di Perugia – n.d.r.), con mesi e mesi di arresti domiciliari alle spalle, con sequestro di strumenti informatici, con singolare accusa di “stalking giornalistico”, con un tentativo di oscuramento dei suoi spazi di informazione – continua nella sua battaglia solitaria.
Lo accompagna solo un collega, mezzo illuso (o illuso intero) come lui. Lo accompagna la maledetta voglia di dire, a modo suo, la sua.
Per cui ogni persona “normale” non può non chiedersi: ma perché si comporta così? Chi cacchio glielo fa fare, oltretutto alla sua non più adolescenziale età e pure con qualche inevitabile acciacco?
Non farebbe meglio a starsene tranquillo, come tutti noi, leggendo libri o guardando la tele? Perché prendersela con tutti e in questo modo? Perché, con il suo stile, pigliare tutti, potenti in particolare, perfino magistrati, per i fondelli? Da cosa gli deriva questa “iper-incontinenza” in una terra fatta di “iper-continenti”?
A noi, “normali” e moderati, queste domande vengono spontanee. Lui risponderebbe rinviando al titolo del suo spazio di informazione. Una “linea libera” che evidentemente gli impedisce di stare “tranquillo” sul divano di casa.
Da persona curiosa, sono curioso di vedere come questa sua “curiosità” andrà a finire. Intuisco come altrove, in un’Italia lunga e disabituata ai rompiballe, sarebbe già finita. Ma a “sarcofago” finirà certo in altro modo.
Già: ma come? Ma quando? E chi finirà per vincere? Il mulino mosso dal vento? Oppure il vento che spinge il cavaliere errante?
“Se hai paura, scostati di lì e mettiti a pregare mentre io vado a combattere con essi fiera e disuguale battaglia”.
Mauro Banchini
La trebidonda
IN NOME DEL POPOLO QUALE?
Didascalie, commenti e titoli sono della redazione: non affliggete l’innocente Banchini.
Quanto alla dimostrazione della superficialità con cui certi magistrati procedono, bastano 3 esempi 3:
- Coletta, Curreli e Contesini hanno sequestrato Linea Libera senza controllare se la pubblicazione era registrata: e hanno preso una legnata dal Riesame
- De Gaudio e Serranti hanno costretto Lara Turelli a presentarsi all’interrogatorio di garanzia senza averle consegnato il fascicolo completo delle cose che la riguardavano: e hanno preso una legnata per violazione del diritto di difesa
- hanno negato la libertà a Lara Turelli per 20 mesi: e hanno preso una legnata dal Tribunale del Riesame di Firenze
Allora è giusto chiedersi: conoscono il diritto processuale? Sanno svolgere indagini o, come nell’immagine, quando amministrano la giustizia in nome del popolo si comportano né più né meno come il popolo d’Israele dietro il fatidico aut aut di Pilato «Gesù o Barabba»?