museo marino marini. UN PICCOLO ROMANZO, DISONOREVOLE PER LA CITTÀ E LE ISTITUZIONI CITTADINE

Museo Marino Marini

PISTOIA. Durante il lockdown il processo di smantellamento del Museo Marino Marini di Pistoia non si è fermato. Oltre al licenziamento della dottoressa Tosi e all’allontanamento di Stefano Sala è stato nominato il nuovo Cda con presidente Carnacini e l’ennesima astensione da parte del sindaco Alessandro Tomasi.

Sulla intera vicenda che ha interessato il Museo Marino Marini interviene di nuovo con una lunga riflessione l’ex sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli: 

Dal 2 dicembre scorso ho pubblicamente formulato numerosissime domande, tutte circostanziate, intorno alla vicenda (pistoiese e fiorentina) della Fondazione Marini.

Basta rileggere, per chi fosse interessato, i miei post del 2, 4, 20 e 28 dicembre, del 12 e 20 gennaio, del 2 e 28 febbraio, del 1, 4 e 14 marzo.

Non ho mai ricevuto alcuna risposta. Nè alcuna smentita.

I fatti, al contrario, si sono incaricati di confermare tutte le mie preoccupazioni e previsioni. Nessuna esclusa.

Un piccolo romanzo. Disonorevole per la città e per le istituzioni cittadine.

Un racconto di pessima fattura, che i protagonisti hanno cinicamente continuato a scrivere all’ombra della diffusione del Covid-19.

Aiutati di fatto, incredibilmente, dal perdurante silenzio del sindaco, che anche in questa vicenda si è rivelato per quel che è: palesemente inadeguato a svolgere il suo compito istituzionale.

Ma vediamo, per l’essenziale, gli ultimi capitoli.

Per quanto è possibile spremere da un contesto fatto di reticenze e silenzi, bugie e omertà, l’assenza sistematica di trasparenza.

L’unica nota positiva proviene, come già è avvenuto nelle puntate precedenti, dalla Soprintendenza, la quale — ce ne ha informato la stampa — ha avviato il procedimento per vincolare a Pistoia, dopo le opere, anche l’archivio della Fondazione.

Particolarmente importante, tra l’altro, per le cosiddette “autentiche” (e cioè per discriminare tra vero e falso nell’opera di così grande valore, anche finanziario, di Marino).

Samuele Bertinelli

Ricordiamoci dunque questi due nomi: Andrea Pessina, Elisabetta Reale. I due funzionari dello Stato responsabili delle uniche due azioni positive e degne di nota. Per le ragioni della decenza e della verità. E di Pistoia.

Per il resto, in attesa delle prime risultanze delle indagini (che, sempre dalle cronache, sappiamo essere in atto) della magistratura — una delle “autorità competenti” da me invocate a suo tempo — i fatti di cui sappiamo hanno continuato a disegnare la traiettoria rovinosa che era nelle premesse.

Anche la direttrice — come previsto — è stata licenziata. Con parole indegne della civiltà del lavoro che dovrebbe esprimere un paese civile.

Non solo. La dottoressa Tosi non fa più parte del comitato scientifico della Fondazione.

Si vuole, evidentemente, che nella nuova prospettiva (tutta fiorentina) della istituzione che lega il nome del nostro più grande artista alla sua città, non rimanga più alcuna traccia riconducibile a Pistoia.

Anche per questo temo di esser facile profeta nel pronosticare (come ho già fatto alla metà di marzo) «che il prossimo passo sarà il tentativo di “liberarsi” del residuo fardello dell’organo di controllo “interno”: il collegio dei revisori dei conti».

È già capitato, d’altra parte (e si tratta di una circostanza come minimo anomala), che il cda della Fondazione si sia svolto senza la presenza dei revisori. Tutti pistoiesi, anch’essi. Per ora (ma per quanto?).

Non basta. Apprendo dalla rete, e dunque pubblicamente, la notizia della “defenestrazione” nel mese di maggio di Stefano Sala (anch’egli pistoiese: è il caso di dirlo?) dalla funzione, delicata e rilevante, svolta per più di tre decenni: quella di commercialista della Fondazione.

Che cosa avrebbe potuto accadere, di altro, nel mentre l’Italia intera era ferma per la diffusione del virus?

Per esempio che si completasse — approfittando del tempo offerto da una tragedia nazionale senza precedenti — il disegno di revisione radicale degli assetti della Fondazione, avviatosi nella ormai lontana primavera del 2018.

Quando fecero il loro ingresso nel cda della Fondazione Barbara Cinelli e Silvia Evangelisti, dopo l’estromissione di Sauro Massa (la figura-chiave dell’Ente voluto da Mercedes Pedrazzini).

Massa fu allora “accompagnato alla porta” senza apprezzabili motivazioni. Con il consenso del sindaco di Pistoia.

Sauro Massa era allora nella stessa identica posizione dell’Avvocato Carlo Carnacini.

Ma Carnacini, a differenza di Massa — sempre senza spiegazioni plausibili — venne confermato nel ruolo.

Inutile dire che Carnacini ha avuto, da allora, un ruolo di primissimo piano nelle decisioni che hanno progressivamente allontanato da Pistoia la Fondazione.

Ebbene: oggi Carnacini sembrerebbe essere diventato (udite udite) il nuovo Presidente della Fondazione. Al posto di Paolo Pedrazzini.

Per decisione, si dice, dell’ultima riunione del cda dello scorso 27 maggio. Che avrebbe anche, si dice, integrato ulteriormente la propria composizione con un nuovo membro, in sostituzione del rappresentante della Soprintendenza.

È così?

È legittimo che il cda proceda a rinnovare se stesso, del tutto disancorando le proprie decisioni dalle valutazioni delle pubbliche istituzioni (per esempio, nel caso specifico, almeno della Soprintendenza)?

E ancora.

È vero che il sindaco Tomasi non avrebbe espresso il suo voto contrario sul punto ma si sarebbe limitato ad astenersi (come sugli altri punti all’ordine del giorno di quella riunione)?

Palazzo del Tau. 1

I pistoiesi hanno diritto, o no, di sapere gli atti che va compiendo il loro sindaco e le motivazioni che li ispirano?

Soprattutto: perché il sindaco Tomasi non ha sentito il dovere — ancora una volta, per l’ennesima volta — di informare in modo trasparente e immediato il consiglio comunale e la città su quanto (non poco) è avvenuto nelle ultime settimane e nell’ultima riunione del cda?

Nel frattempo la sede pistoiese è chiusa.

Dal sito web — per il resto inesistente — si apprende, alla fine di una perifrasi involutissima, che forse (in un tempo imprecisato) torneranno a essere possibili “visite su prenotazione per piccoli gruppi”.

Ovvero: la pandemia ha impedito, fin qui, soltanto di riaprire gli spazi espositivi di Palazzo del Tau.

Tutto il resto non solo è stato possibile, ma è corso in gran velocità. E — come ormai per inveterata, tristissima abitudine in questa maleodorante storia — in gran silenzio.

Tutto davvero imbarazzante.

Al di là del peggio che ci si poteva attendere.

Si può immaginare, infatti, qualcosa di più avvilente?

Ci ho pensato. Per giungere a una risposta non propriamente incoraggiante.

Forse si. Si può immaginare perfino qualcosa di più avvilente.

Per esempio il nuovo, incredibile silenzio di quei rappresentanti politici e istituzionali, a tutti i livelli e di tutte le parti politiche, che, distratti per mesi, si erano manifestati d’improvviso — solo quando molti cittadini avevano cominciato a mobilitarsi — e che (potete scommetterci) ricominceranno a ostentare interesse e impegno nei prossimi giorni. E, crescentemente, in vista delle prossime elezioni regionali.

Pistoia, di certo, non merita questa amministrazione.

Ma non merita neanche chi si ingaggia per quel che è giusto solo quando sembra convenire.

La battaglia per impedire la brutale liquidazione della presenza di Marino a Pistoia è allora, innanzitutto, delle donne e degli uomini sinceramente interessati — tutti i giorni — alle sorti della cultura e dell’arte in questo nostro territorio.

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