PISTOIA. Così inglese, e così rock, il Festival Blues di Pistoia non è mai stato. I cultori dell’aggettivo musicale preso in prestito da sempre storcono un po’ naso e bocca, ma va bene lo stesso. In ponte, quello sospeso fino al prossimo 11 luglio, quando su piazza del Duomo si aprirà il sipario sulla 35esima edizione dell’evento più importante e qualificante della città, c’è il diritto-dovere di non far tramontare, in alcun modo, il sole della manifestazione che, ribadiamo, è per durata e spessore, la cosa più bella e importante e interessante che si materializzi tra le mura, un po’ demodé, di Giano.
L’ultima chiamata alla musica è quella dei Morcheeba, che si aggiungono ai colleghi, parecchio britannici, già assoldati alla bisogna della Tafuro organisation, come Jack Johnson, The Lumineers e l’intramontabile Robert Plant.
Stavolta però – e questa è la vera novità, la grande scommessa, sulla quale sembra aver puntato la direzione artistica del Festival –, l’edizione non sarà il solito rituale lungo fine settimana, ma sette giorni di musica; e visto che per l’atmosfera occorre che sulla città calino le prime ombre della sera, non è peregrino immaginare che prima degli spettacoli veri e propri, ma anche dopo (speriamo di no, soprattutto quelli notturni a tinte discomusic), Pistoia indossi gli abiti a definizione controllata, creando una vera e propria rete connettivale urbana e culturale.
Speriamo che tutti siano all’altezza: a cominciare dagli artisti invitati fino all’Amministrazione comunale, passando dagli utenti, gli spettatori e i cittadini, invitati, già da ora, a tollerare qualche inevitabile schiamazzo di troppo.
Certo che se dal 1980 ad oggi, dalla prima delle trentacinque edizioni del Blues’In, qualcuno, lì, dietro il palco del Festival, avesse progettato, allestito e fatto costruire un onestissimo e modestissimo ostello, qualche girovago mondiale affezionato e nostalgico della musica, di questa estate alle porte avrebbe anche potuto immaginare di trascorrerne una settimana a Pistoia, tutto compreso!