
LA VERSILIANA. Il Forte di oggi è glam (soft), è il shògno (!) ma è stato il luogo in cui al corteo funebre di Enrico Pea, sulla spiaggia, erano presenti, contemporaneamente, Montale, Ungaretti e Quasimodo oltre a Piero Bigongiari. Erano anni in cui al caffè del Quarto Platano si riunivano artisti e letterati in un cenacolo vacanziero tra i più creativi della nostra storia recente.
Oggi, a cento anni dalla nascita, la Versilia fa un omaggio a Piero Bigongiari che è nato nel 1914 a Navaccho ma ha vissuto a Pistoia, in via del Vento, dall’infanzia a tutto il periodo del Liceo.
A presentare un libro di sue poesie inedite ci sono il Presidente della Fondazione Carlo Linneo e di Uniser, Alessandro Pagnini; la giornalista di La Repubblica, Maria Cristina Carratù; Simona Costa, Presidente del Premio Viareggio Repaci, oltre a colui che ha raccolto e inserito in una trama logica le poesie di “Agosto al Forte”, Paolo Fabrizio Iacuzzi, poeta e critico letterario nonché Direttore del Fondo Bigongiari della Biblioteca San Giorgio di Pistoia.

Paolo Fabrizio Iacuzzi racconta Bigongiari come poeta non collocabile in modo rigido nel panorama letterario: “costringerlo in un “ismo” (ermetismo) ci farebbe perdere molte sfumature”, Iacuzzi dice: “Questo libro me lo sono inventato io, me ne assumo la responsabilità; ho voluto che Forte dei Marmi fosse la chiave di quella serratura che ce lo dischiude. Per Bigongiari fu un luogo dell’anima, il Forte, così vissuto, frequentato e amato per tante lunghe estati, tra la torre di Villa Elena, le Apuane e il mare».
Del resto tanta poesia italiana è accostata a questi luoghi; ci sono mille angoli su cui si potrebbe attaccare una targa a memoria di una poesia che li celebra. Tuttavia si capisce, dalle parole appassionate di Iacuzzi, che Bigongiari non aveva escluso niente dalla vita, voleva mangiare il fuoco della sua esistenza, non si accontentava di uno spazio limitato ma voleva comprendere il mondo in tutti i suoi risvolti.
Per lui il Forte era il luogo della felicità e mentre D’Annunzio celebra la pineta versiliese ricorrendo ad un vasto repertorio di citazioni dalla letteratura classica italiana, latina e greca, Bigongiari la celebra con i gatti di Carrà: Cirillo e la Strega.
Ci raccontano ancora che era appassionato di cucina; fu un gourmet anche nella poesia e i contrasti nei sapori dei cibi che adorava si ritrovano anche nella sua arte. Non poesia dell’avanguardia ma gioco con il linguaggio come gioco nella vita…
La felicità è entrare in un bar
per sorbire un caffè
con la donna che si ama
in una mattina di sole.
Il dolore è entrare in un bar
per sorbire un caffè
con la donna che si ama
in una mattina di sole.
A Ugo Pagliai il compito di leggere alcune poesie dal libro, pubblicato da Gli Ori di Maurizio Otello, e la magìa si produce, immediata, fresca e luminosa come le giornate al Forte
Giorni di seta sottile al Forte…
Bianca festeggia l’ombra la Magnolia,
questa luce sull’onda che scompare…
Tutto – e non solo – qui.