NESTI E LA SUA CAUSA AL COMUNE DI AGLIANA

Il Tirreno, 17 luglio 2015
Il Tirreno, 17 luglio 2015

AGLIANA. Una chicca di quelle che fioriscono e nascono in quel giardino delle delizie come potrebbe essere definita la terra di Agliana. Una chicca agliacea, però.

Dopo tutte le vicende quindicennali che lo hanno visto comandante della polizia municipale senza esserlo – almeno stando a quanto deciso dal Tar della Toscana e poi confermato dal Consiglio di Stato – ecco che adesso sboccia l’ipotesi che Nesti sia stato sacrificato, come sembra di capire dal contenuto dell’articolo a firma di Tommaso Artioli.

L’ex-comandante – sulla cui storia vi invitiamo a rileggere, con estrema attenzione, Agliana/Nesti-Goduto: quando i discorsi non tornano – s’è andato a pigliare un avvocato del foro di Venezia, e ha instaurato un giudizio del lavoro: ma senza tener presente (secondo il nostro modesto punto di vista) che c’è una bella distanza fra “interesse legittimo” e “diritto soggettivo”, che è una delle prime distinzioni che c’insegnavano quando iniziavamo a fare carriera nella pubblica amministrazione, settore in cui (nonostante che, con le riforme comuniste dei tempi di Bassanini, il rapporto di lavoro sia stato privatizzato), la sostanza finale resta sempre quella del diritto amministrativo, settore in cui non basta svolgere una mansione, neppure per più di 10 anni, per poter essere automaticamente fatto accedere alla funzione e alla qualifica di fatto svolta. E presto, con l’effetto Renzi-legge 300, anche nell’impegno privato gli italiani dovranno rinunciarvi.

A rigor di logica amministrativa, mentre Alessandro Andrea Nesti si presenta e piange come un martire della situazione, di fatto non è tale se non sotto il profilo del casino in cui lo hanno infilato, a testa in giù, le Giunte aglianesi che si sono succedute dalla non-vittoria del suo concorso (2000) da capo-vigili fino ad oggi.

E contro quel casino di ignoranza delle leggi e arroganza delle istituzioni che si sentono in diritto di poter fare come credono, Nesti avrebbe dovuto agire: instaurando un giudizio non del lavoro, ma civile, di risarcimento per averlo messo in difficoltà; una causa contro quanti, ignorando i suggerimenti del Tar della Toscana, tennero stupidamente il punto che ora, come quello sul fondo dei pantaloni di un culone di 200 chili, si è scucito all’improvviso e ha mostrato che il ciccione era pure senza mutande.

Studiata con occhi da ex-funzionario dirigente di ente locale, non resta che dire che Nesti fu mantenuto al suo posto senza correggere quei vizi di forma che risultavano essere violazioni di norme e di regole. In più, la Segretaria del Comune di Agliana, dottoressa D’Amico, con il suo improvvidissimo – per non dire altro – parere sulla legittimità/legalità del mantenimento in servizio del Nesti stesso, ha consentito a questo “esperto-martire”, che non sa segnare la distinzione fra “diritto soggettivo” e “interesse legittimo”, di poter restare in servizio: con quanto rispetto dei principi di legge civili, penali, amministrativi e contabili è ancora tutto da vedere e sarà, magari, oggetto (come già Ciottoli pensa – vedi) di una disamina in altre e più opportune sedi.

Il Sindaco Mangoni, la Segretaria D'Amico, il Presidente Nerozzi
Il Sindaco Mangoni, la Segretaria D’Amico, il Presidente del Consiglio Comunale dottor Nerozzi

Nel frattempo questa causa instaurata dinanzi al giudice del lavoro, consentiteci, ha tutta l’aria di essere un bignè senza crema con il solo, precipuo scopo di creare disorientamento più di quanto già ce ne sia, e di suscitare un fattore di intimidazione psicologica tale da confondere le idee e rendere miti i protagonisti di questa confusione inammissibile.

Detto tra noi: la mossa non c’è piaciuta punto. E non solo: non ci convince proprio ora che pare che Nesti – come abbiamo già scritto – abbia ottenuto il nulla osta, dalla sua amministrazione, per un suo eventuale trasferimento e transito agli uffici della Procura della Repubblica di Pistoia.

E a questo proposito ci rinnoviamo, e rinnoviamo alla Giunta aglianese stessa, una domanda inquietante: ma come ha potuto fare Nesti, non vincitore di concorso, una volta rimosso da comandante, ad essere reinserito nella sua originaria posizione di vigile urbano semplice (che, ci dicono, era stata già occupata da altro personale) con il sostenere, secondo la versione D’Amico, che aveva mantenuto attivo anche quel suo rapporto di lavoro originario perché da esso – pur avendo assunto altro incarico – non si era mai dimesso con lettera scritta?

Non è forse, questa, una chicca di quelle che fioriscono e nascono solo in quel giardino delle delizie come potrebbe essere definita la terra di Agliana?

E noi, come giornalisti, ce la possiamo porre questa domanda ex art. 21 della Costituzione, oppure offendiamo le istituzioni nazionali e, in quanto rei di pensare, dobbiamo essere incarcerati, giudicati colpevoli di voler ragionare con il nostro cervello, e poi essere spediti ai lavori forzati in qualche Arcipelago Gulag?

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One thought on “NESTI E LA SUA CAUSA AL COMUNE DI AGLIANA

  1. Agliana è veramente un comune amministrato da dei ciabattoni…mi auguro che il Nesti vinca la causa civile almeno questi pseudo/amministratori penseranno di meno al giugno aglianese e ad andare a mangiare le paste alla nota pasticceria di via Vincenzo Bellini

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