In attesa delle motivazioni della sentenza ecco alcune considerazioni relative alle dichiarazioni dei testimoni del processo che ha messo in luce la correttezza della nostra inchiesta giornalistica sulla malagestione di tre lustri del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti
MÉSCOLA E TRÒGOLA,
PICCHIA E RIMÉNA,
POVERA AGLIANA
DI MELMA SEI PIENA!
PISTOIA-AGLIANA. La rassegna dei testimoni della “parte offesa” (questa la posizione del Nesti nel processo) è stata nutrita da soggetti molto partigiani, diversamente da quella dei giornalisti imputati/perseguitati dalla giustizia pistoiese, né terza né imparziale, che hanno spiegato al giudice come, per non tediarlo con una ripetizione di fatti “documentati”, avevano rinunciato a produrre testimoni propri.
Il giudice ha apprezzato e ha infatti permesso a chi scrive, di predisporre un elenco di argomenti e trascorsi di malagestione (lo troverete in appendice) che hanno costellato l’intera carriera nestiana di mai-comandante sostenuto spregiudicatamente dalle amministrazioni rosse in una sostanziale posizione usurpatoria dal 2000 al 2015.
I danni e le vessazioni sono toccati – per ricaduta – ad altri dipendenti: Lara Turelli (oggi perseguitata da una cordata di quattro ex-colleghi, creduti a babbo morto dai – a nostro parere – poco affidabili e accorti sostituti di Pistoia), gli agenti Neri e Campanelli, i cittadini Gabriele Maggini, Nosh Mirashi, e altri ancora oltre che i giornalisti di Linea Libera. Questa – direbbe il direttore – è la terra magnifica di Agrùmia: patria di Magnino Magni ed altri resistenti: ma forse solo alla verità…
Il Nesti ha però ragione su un punto: lui è stato danneggiato e sicuramente illuso dall’abuso di potere che gli hanno concesso le amministrazioni dei tre lustri 2000/2014; ovvero Paolo Magnanensi e Eleanna Ciampolini.
Loro, a nostro avviso, sono i veri responsabili della disgrazia nestiana per avergli concesso di decidere la linea tattica da seguire, permettendogli di farla da padrone in Comune con il silenzio inammissibile delle segretarie generali Madrussan e D’Amico e con l’Aveta che perpetua la tradizione).
È così che Nesti s’è creduto il padre/padrone di Agrùmia.
Nella vicenda giudiziaria di cui stiamo parlando ha spiccato la testimonianza della Pavona (la Sonia Caramelli, oggi migrata a Larciano in presumibile attesa di ritornare come comandate ad Agliana nel 2024). La vicecomandante favorita da Nesti insieme al reticente Rino Fragai hanno raccontato l’inverosimile: il Comune riscuoteva i ruoli arretrati delle multe staccate dai vigili (circa milione di euro) a pizzicotti, ogni tanto, un po’ alla volta: quando la ragioniera Bellini se ne ricordava.Tanto – pensavano loro – o che la barca è mia?
Avete modo di fare un confronto se in qualche azienda privata si possa tenere circa 500 mila euro di crediti in archivio e riscuoterne un pizzicotto alla volta? Questo facevano il Nesti e la Caramelli e lo hanno narrato spensieratamente, evidentemente dissociati dalla realtà contingente della cura che dovevano avere come un pater familias, richiesta ai dirigenti e agli amministratori pubblici.
E qui il danno erariale c’ stato o no? E questi personaggi sono davvero dei benemeriti perseguitati come ritengono i magistrati della procura di Pistoia che infieriscono sulla Turelli?
Di seguito una curiosa pagina della testimonianza Caramelli, che – non è un dettaglio – è stata anche lei una usurpatrice di ruolo dato che è accertato fu illegittimamente nominata vicecomandante dal Nesti, ancorché il ruolo fosse dovuto (e sarà infatti riconosciuto dal sindaco Mangoni nel febbraio 2015) alla Turelli, oggi nei meandri di una cospirazione da consociati che la hanno sottoposta – a nostro e non solo a nostro parere) alle più strampalate indagini messe in ponte dal luogotenente di Quarrata Salvatore Maricchiolo.
Ma la realtà giudiziaria della città di Cino è questa e non altra, o generosi panettieri de Pistoria, onrgogliosi di avere compiuto gli studi superiori all’ormai inconsistente Liceo Forteguerri! (neretto provocatoriamente intrapolato dal direttore).
Insomma una “disattenta gestione” quella del mai-comandante che, dopo aver goduto della nomina di dirigente grazie a un taroccato concorso pubblico ad personam (con la consulenza, ci sembra, dell’avvocata Cecilia Turco, protestata dallo stesso Nesti nella lettera a Rino del 2014 (parte A), si distinse per negligenza rispetto a un trascurato “tesoretto” che rischiava di andare in prescrizione.Ovviamente a danno del Comune, non delle sue tasche.
E allora: non sarebbe stata cosa buona e giusta che i signori sostituti della procura, dopo avere fatto indagini (più o mno normalmente mai svolte) invece di rinviare a giudizio i giornalisti che hanno denunciato l’episodio di chiara scorrettezza amministrativa e irregolarità contabile ovvero danno erariale, avessero chiesto chiarimenti alla dirigente del servizio di ragioneria Tiziana Bellini e al duo Nesti/Caramelli per capire quali erano le vere cause di tale inerzia con un danneggiamento per le casse comunali? O dobbiamo pensare – più che lecitamente – che anche la procura (come sostiene il direttore confortato dalle proprie non infondate opinioni sull’operato di Claudio Curreli e Giuseppe Grieco) protegge il Nesti in quanto VPO collega non togato? È illecito opinare o anche Benigni e Mattarella ce lo permettono da Sanremo?
[Continua in Nestiade 3]
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
Chiediamo scusa all’avvocata Annalisa Lucarelli, ma qui la foto del mai-comandante sta bene in divisa stellata: un abito che ha portato per 15 anni senza averne alcun diritto. Un presidio inutile come le mascherine FFP2 anti-Covid