NEVE, PIOGGIA, VENTO, ALBERI, FRANE: E L’EDERA MALEFICA

Edera sugli alberi, effetti devastanti
Edera sugli alberi, effetti devastanti

MONTAGNA PISTOIESE. Da alcuni anni e massicciamente in questo inizio del 2015 il territorio italiano è stato investito da una inusitata serie di fenomeni atmosferici che hanno causato ingenti danni sia alle cose che alle persone.

Una situazione avvertita in ogni regione d’Italia da milioni di persone che – di punto in bianco e per moltissime ore – si sono trovate private dell’energia elettrica, dei collegamenti telefonici e stradali con le immaginabili conseguenze che questa sorta di “castigo di Dio” ha prodotto.

All’angoscia degli anziani e alla paura dei bambini si è sommato lo sgomento degli adulti che hanno assistito a frane, esondazioni, scoperchiamenti di scuole, edifici pubblici e civili, abbattimento di alberi centenari, danneggiamento di macchinari e mezzi di trasporto, crolli di muri, al ferimento quando addirittura alla morte di persone.

Un miscuglio di eventi che da un lato ha dimostrato come quella protezione civile (si fa per dire!) tanto magnificata da governanti e da amministratori locali sia inefficiente alla prova dei fatti e, dall’altro, quanto queste istituzioni ignorano o meglio vogliono ignorare i ripetuti avvertimenti provenienti dal territorio inteso come comunità di cose e di persone.

Eppure è proprio questa trascuratezza a causare danni facilmente superabili ove si seguissero i consigli delle persone anziane le cui famiglie continuano a vivere in campagna e in montagna.

Un esempio: è ben visibile a tutti coloro che percorrono le strade di accesso alla montagna come l’edera ha infestato negli ultimi 50 anni (da quando cioè sono stati abbandonati a se stessi i poderi e le foreste) milioni di alberi che, privati della linfa vitale, ora sono instabili e facilmente abbattibili dal vento specialmente se coperti da neve o ghiaccio.

I nostri vecchi lo sapevano tant’è che non c’era agricoltore o boscaiolo che non recasse attaccato alla cintola una roncola o un pennato per tagliare alla base l’edera e ridare così la vita alle piante.

Questa sana pratica veniva costantemente incoraggiata anche dal benemerito Corpo Forestale dello Stato peraltro spodestato intorno al 1972 da miopi e interessati governanti che vollero affidare i controlli e la manutenzione delle grandi Foreste Demaniali a tesserati dirigenti al soldo delle Regioni. Con il risultato che l’attuale degradato stato delle foreste è di gran lunga inferiore a quando sciaguratamente e scelleratamente venne deciso il trasferimento delle competenze.

C’è dunque da chiedersi perché in luogo di bonificare dall’edera e con spese bassissime gli alberi e le piante che fronteggiano le strade provinciali, regionali e statali si privilegia operare a danno subìto spendendo fior di migliaia o milioni di euro per rabberciare le frane, rifare muri, tombini, e via di seguito? Forse perché facendo così si possono più facilmente erogare tangenti a politici corrotti e voraci?

Ma perché nessuno vuol rendersi conto che, oltre ai soldi da noi versati con le tasse, la mancanza di prevenzione provoca danni da nessuno rimborsabili ad aziende, attività commerciali, ai pendolari e via di seguito?

Ed anche perché – visto il progressivo degrado del territorio nazionale e la cementificazione operata con il benestare delle Regioni – lo Stato non se ne riprende la tutela?

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