NNEKA E I SUPERFLY

Fiorella Nneka Ekwueme
Fiorella Nneka Ekwueme

PISTOIA. Quando hanno terminato l’esibizione, arrivava la primavera. Sul palco del Santomato live, però, la stagione del risveglio, che induce stranamente sonnolenza e torpore, si era già presentata, probabilmente. Ad accorgersene, di questa lieve ciclica anticipazione, sono stati gli spettatori che ieri sera hanno popolato la sala da ballo del Circolo di via Sestini, dove dopo le esibizioni dei saranno famosi, è arrivata Fiorella Nneka Ekwueme.

Da quattro anni, da quando Michela Lombardi, cantante toscana degna di attenzioni, le ha detto che oltre ad averne tanta, di voce, la sapeva anche usare, la 27enne di Pontedera, figlia di nigeriani arrivati da queste parti 35 anni fa, si fa chiamare solo con il suo secondo nome, Nneka. Con lei e con il suo diaframma portentoso, ieri sera, c’erano i Superfly, che sono Roberto Uggiosi alla chitarra, Matteo Sodi alla batteria e Nicola Venturini all’organo Hammond e a qualche sporadico coro.

Le cantanti di colore come lei, quella che riproduce con profonda personalità e spiccata originalità, sono tutte americane, però: Etta James, Aretha Franklyn, Diane Schuur e altre della costellazione vocale femminile statunitense. Lei è nigeriana e anche se sul palco slanga americano, al bar, quando abbiamo scambiato due chiacchiere per saperne di più, è una pisana ad origine controllata.

“Non studio musica – racconta Nneka prima dell’esibizione –, canto tanto, però. Prima lo facevo solo in chiesa, nel coro; per riuscire ad inserirmi tra le voci della chiesa di Pontedera, ne ho fatta di fatica. Mi escludevano puntualmente perché mi accusavano di avere la voce troppo grossa. Poi, dopo aver incontrato Michela Lombardi, che è rimasta meravigliata, sono riuscita finalmente ad avere anch’io spazio tra le coriste della chiesa e dopo un po’ di tempo sono arrivata fino a dirigerlo, quel coro”

Nneka e i Superfly
Nneka e i Superfly

I tacchi a spillo 12 con zeppa, abbinati ad un corpetto nero che le copriva l’indispensabile, hanno fatto il resto. In sala, oltre ai soliti appassionati dei giovedì dal vivo di Santomato, qualche zio, munito di cellulare ultimo grido, le ha fatto le lastre. Lei, Nneka, ha solo pensato a sorridere e a cantare, ritmando con le mani, il bacino e armonici movimenti del collo il sound che l’ha accompagnata fino a notte fonda.

“Sono con un gruppo tutto mio – aggiunge la giovane cantante –, ma apro puntualmente confini e contaminazioni a tutti i musicisti che gradiscono la mia personalità”.

Di lei, a Pistoia, se ne sono già accorti, perché con il suo gruppo, nella passata stagione, ha aperto una delle tre serate della 34esima edizione del Festival Blues, in piazza del Duomo, un ritaglio di tempo troppo avaro per consentire al suo metabolismo di entrare in funzione e dare il meglio di se’.

La serata però, a conferma della sua gradevolissima poliedricità timbrica, è iniziata sotto il segno dei Beatles, con una rilettura, parecchio R&B, di Come together ed è proseguita andando a scovare tutto il soul che circola nell’atmosfera. I tre guardiani della sua voce, poi, hanno saputo metterla nelle condizioni di sentirsi a casa sua, e di case, Nneka, ne ha tante: un corpo africano capace di danzare sul silenzio, una voce nera che dimostra, una volta di più, che con Cristoforo Colombo ci fossero tanti rematori del Continente più misterioso e una sensualità che non conosce confini, ignora le origini e può ottenere, senza chiederla, cittadinanza ovunque.

luigiscardigli@linealibera.it

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