PISTOIA. Ci aveva già abbondantemente convinto il suo rock and roll. Ma quando l’abbiamo sentita all’opera la volta scorsa, sul palco del Santomato live, si era raccomandata di andare a sentirla cantare anche con il suo gruppo, i Meez Pheet.
Aveva ragione Fiorella Ekwueme, per noi soltanto Nneka: la sua anima è il R&B, il funky, il jazid, dove si può hippoppare, o anche rappare. È capace di tutto, sul palco, quando Fabrizio Leone al basso, Fabio Pierotti alla chitarra, Andrea Giannelli alla batteria e Simone Venturi alle tastiere, che con la cantante nigero-pisana formano i Meez Pheet, rileggono, con dovizia di particolari e sfrontatezza di invettiva, Turn your love around, di George Benson, dopo una intro che lascia presagire che al Pianeta Melos, in via dÈ Macelli, a Pistoia, dove si sono esibiti ieri sera, ci sarà da divertirsi.
Un’ora e mezzo di assoluta piacevolezza, nonostante l’avarizia aritmetica del pubblico avrebbe consentito al gruppo di rimettersi gli abiti civili e tornare nelle rispettive abitazioni. Ma no, tra un paio di mesi esce la loro prima incisione e la band, lucchese, con la punta di diamante nera che vive a Pontedera, ha pensato bene che l’acustica del locale pistoiese fosse ideale per un’altra prova di groove.
Esperimento è andato a buon fine: Michael Jackson, da dove si trova, avrà sicuramente apprezzato le loro riproposte, così come Tina Turner avrà dato il suo beneplacito, con il semplice tentennare del capo, al coraggio, leonino, di Nneka, un corpo delizioso incastonato in una scatola vocale capace di andare praticamente ovunque. Neppure gli E.W. & F. avranno avuto da ridere sui Meez Pheet, così come la divinità in persona, Steve Wonder, con il quale si sono congedati dal pubblico, non avrà posto veti, né obbiezioni, alle loro per nulla scontate introspezioni.
Nel mezzo, però, oltre a tante cover rivedute, corrette e rimesse in centrifuga nella lavatrice del mondo che è la musica, anche qualche brano inedito, inediti ancora per poco, fortunatamente, quelli scritti, tutti, dal ragioniere della formazione, il tastierista, Simone Venturi, l’anima, almeno apparentemente saggia e calibrata, dei M.P.
Nulla di sperimentale, vero, ma la preparazione ritmica dei singoli strumentisti è, senza timori di venire contraddetti, autorevole, puntuale, tracimante sound, impreziosita, con una personalità impressionante, dalle intuizioni sonore di Nneka, un animale da palcoscenico animato da un mix eccellente, tra il diaframma e l’ugola. La mano libera dal microfono dirige, dandole le spalle, oltre che l’orchestra che le ruota intorno, anche il suo corpo, perfettamente allineato con i tempi musicali. Una ricchissima macedonia di ingredienti che trasforma il quintetto in una band di ampio respiro e sicuro divertimento.
Le ci sono voluti i primi due brani, a Nneka, ieri sera, per entrare in sintonica carburazione con le sue potenzialità, prima che con i suoi colleghi con i quali spartisce lusinghe; poi, una volta messo il motore ai suoi (pieni) giri, il concerto è scivolato via tra una meraviglia e l’altra, con la mezza luna posteriore formata dai quattro sessionisti a proteggere, osservandole divertiti, le movenze di Nneka, che ha cantato con il piglio e la passione di chi ha le idee chiare, così lucida da saper distribuire sorrisi e sottofondi dodecafonici anche in un ambiente che ha avuto l’aria di poter essere, anche senza volerlo, un’ideale sala di incisione.