nominati, eletti o selezionati? I DOCENTI DI RELIGIONE COME SONO DESIGNATI?

Alcuni genitori ci riferiscono che le docenze in materia di “Religione” (IRC) sono assegnate anche a personaggi non pienamente formati alle funzioni di docenza, con altri che ancora non sono nemmeno in possesso di un titolo di laurea, escludendosi dall’elenco i sacerdoti. Ma chi decide le assegnazioni delle cattedre di religione?

Il Presidente della Conferenza Episcopale della Toscana Cardinale Betori, aprirà un fascicolo sulla questione?

PISTOIA —PRATO. Ci contattano alcuni genitori per segnalarci un “caso dormiente”, uno di quei casi che non sarebbe possibile trattare su La Nazione o il Tirreno, perché l’argomento è off line (per destinazione imposta dalla città sarcofago e della Provincia intera subordinata) e potrà sicuramente toccare alcune aree di interesse che sono collegate ad alcuni partiti politici maggiorenti, referenti di associazioni varie o lobby di settore.

I genitori osservano che i docenti che sono designati alle cattedre di “IRC”, sono frequentemente laici (già questa sembra essere una deregolazione significativa, per l’ingresso costante e crescente dei così detti docenti progressisti!) e non solo: alcuni non sono ancora provvisti di titolo di laurea e/o abilitazione alla docenza.

Però insegnano una materia prevista dall’ordinamento e percepiscono uno stipendio. Tanta roba di questi tempi…

Le nostre verifiche ci hanno permesso di conoscere che la nomina del professore di IRC è però estranea alle procedure di reclutamento del Ministero dell’Istruzione e del Merito (finalmente, aggiungiamo noi, anche il merito!), ma che rientrano nell’alveo delle decisioni della Diocesi, ovvero di un delegato dal Vescovo. E questo se è un problema, lo è a livello nazionale, se non mondiale.

Questo delegato, però, a Pistoia per esempio, sarebbe un altro laico che dispone di una completa discrezionalità per la nomina che, potrebbe/dovrebbe essere fatta a rotazione tra i vari docenti in possesso di abilitazione.

Su di lui, non sappiamo molto, ma chiederemo un colloquio successivamente all’uscita del presente articolo, per chiedere se sussiste un protocollo per tale selezione, viste le doglianze pervenuteci.

Anche l’abilitazione alla docenza, sembra essere un requisito molto aleatorio, se non precario.

Ci riferiscono che nelle file di tale categoria di docenti, non manchino dei progressisti dell’ultima ora, portatori di istanze sulla fluidità di genere, la difesa dei diritti LGBTQ, l’eutanasia o – reggetevi forte – comprensivi e tolleranti, se non favorevoli, a fronte del dramma dell’aborto.

Mons. Roberto Campiotti, delegato per la scuola potrà rispondere alle nostre domande?

Quindi è da chiedersi se non sarebbe cosa “buona e giusta” verificare con una apposita interrogazione ed esame di competenze il profilo etico e dunque professionale di tali docenti ai quali viene affidata la sensibile formazione di adolescenti che sono sempre distratti e incapaci di comprendere argomenti di così forte spessore etico/morale ai quali lo scibile di formazione della Chiesa romana e apostolica, non potrà sottrarsi.

Non vogliamo entrare nelle parrocchie, dove alcuni parroci che hanno riqualificato i catechisti, sembra che siano criticati per avere selezionato e preferito alcuni provvisti di maggiori requisiti professionali che dimostrano la loro affinazione alla catechesi: trattasi di una specificità comunque richiesta a una delicata funzione di formazione della personalità umana, oggi precario bambino, ignaro.

Non possiamo che sottolineare che questa misura è, o sarebbe utile, se non sicuramente necessaria, a contrastare l’affermazione del relativismo culturale che ci circonda.

Confidiamo nella considerazione dei Vescovi, anzi della Cet (Conferenza episcopale toscana) nella persona di Mons. Campiotti, appunto Delegato per l’educazione cattolica e la scuola per una revisione di sistema e porre una domanda: quis custodies ipsos custodes?

Alessandro Romiti

[alessandroromiti@linealibera.it]

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