PISTOIA. In merito all’incontro del 2 settembre a San Marcello (vedi), il C.R.E.S.T. vorrebbe puntualizzare alcuni aspetti.
Se chi vive in città ha la speranza di arrivare ad un Pronto Soccorso in 20 minuti e salvarsi, e chi vive in montagna invece deve percorrere più di un’ora in ambulanza per raggiungere il Pronto Soccorso più vicino (Pistoia), evidentemente qualcosa non funziona. Se un genitore dell’Appennino pistoiese con un bambino malato è costretto a rivolgersi ancora una volta alla città per trovare un medico pediatra perché in montagna non ce ne sono reperibili, evidentemente non c’è parità di trattamento.
Se per ipotesi i sindaci della Lunigiana riuscissero a strappare sui Patti Territoriali la presenza dell’anestesista e del chirurgo che garantiscono l’efficienza del Pronto Soccorso nel loro ospedale, ma i sindaci della Valle del Serchio o dell’Appennino Pistoiese non fossero tanto fortunati, ci chiediamo: è garantita l’equità e universalità nell’accesso ai servizi in Toscana?
Queste sono le questioni molto concrete “nel merito” che il C.R.E.S.T. ha portato sul tavolo alla riunione del 2 settembre a San Marcello con gli amministratori locali.
Il Comitato ha chiesto alla politica attenzione e soluzioni. Passi concreti e determinazione nel sostenere una battaglia in difesa della sanità pubblica che a nostro avviso inizia con il ristabilire una situazione di equità e di diritto che solo un Piano Socio-Sanitario approvato da tutto il Consiglio Regionale (Piano che non abbiamo) e non una delibera di Giunta (la 1235/2012 che era meglio non avere) può assicurare.
Da mesi il Crest sta chiedendo ai sindaci di metà Toscana di non piegarsi alla politica di tagli della Regione quando significa perdere servizi necessari e vitali, soprattutto per territori fragili come le aree montane o insulari.
Siamo giunti alla situazione paradossale in cui i cittadini si sono uniti in comitati civici per difendersi da chi avrebbe dovuto tutelarli.
La politica purtroppo, e lo diciamo con amarezza, in molte occasioni sembra aver perso il suo spirito di servizio per obbedire a logiche di partito lontane dal bene comune ed ha risposto alle legittime preoccupazioni delle persone nei modi più svariati, fino ad arrivare alle offese (resta emblematico i “trogloditi” del presidente Rossi – vedi). Raramente si è scelto l’ascolto ed il confronto aperto con i cittadini.
Ci auguriamo che si stia aprendo, come sembra, una nuova pagina ed il dialogo sia leale e costruttivo seppure con le possibili divergenze. Le nostre posizioni rispetto allo strumento dei Patti Territoriali ideato e promosso da Uncem Toscana sono note e le abbiamo espresse al presidente Giurlani così come ai Sindaci che abbiamo incontrato recentemente.
Giurlani ci ha assicurato il suo appoggio in modo deciso, dichiarando che non devono esserci cittadini di serie B. Crede che si debba partire dall’analisi dei Patti firmati oltre un anno fa, iniziare con il verificare quali erano gli accordi e controllare quello che è stato realizzato.
Noi continuiamo a chiederci e a chiedere alla politica: e se ciò che resta sul territorio non fosse sufficiente ai bisogni della popolazione? Se ci si rendesse conto che è necessario altro? Ce li dobbiamo tenere quei Patti?
O possiamo invece lanciare uno sguardo più in alto?
Valerio Bobini
Presidente Crest Toscana