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Chiunque, che io sappia nella mia limitatissima mente da filologo classico (ma vi ricordo che, se non sbaglio, anche l’amato Ciampi aveva la mia stessa laurea), per fare produzione e reddito ha costante, insoppromibile bisogno del credito, del prestito, delle banche che concedono fidi e mutui.
E questo, rovesciando il discorso, si chiama – per i mononeurali, Monti compreso, i 5 Stelle, il Pd e le brave persone, perché lassù, a Bruxelles qualcuno ci ama – debito.
Non si fanno crescere le aziende – dalle multinazionali al mio idraulico, che lavora ancor oggi con il serratubi e la filiera a mano –, se non si fanno debiti, se non ci si indebita, se non si contraggono mutui, se non si chiedono prestiti e se non si metteono in atto, insomma, operazioni grazie alle quali, per usare una metafora, ci si sporge dalla finestra nel vuoto e/o si cerca di fare il cosiddetto «passo più lungo della gamba».
Chi sta bene, non si muove: ma anche chi non si muove, non muove né un mattone né il mondo né il benessere di un paese.
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Allora, se siamo tutti d’accordo su questo – e non possiamo non esserlo, visto che perfino i neocomunisti mononeurali parlano di mercati che ci prestano denaro e ci fanno contrarre debiti – è necessario che ne consegua che la ricetta europea del pareggio di bilancio degli stati membri è una emerita cazzata inventata da economisti e burocrati coglioni; una via che non porta da nessuna parte, se non alla recessione e al default – come anche la grande Germania ci sta facendo vedere in questi ultimi tempi: eppure resta ancora l’ammiratissima «prima della classe»!
Andreotti, a cui negli anni 70 venne chiesto, vista la mole del debito pubblico italiano di allora, come avremmo fatto a risolvere il problema, rispose, candido candido, che “il debito si paga con il debito”: cioè si emettono titoli di stato tali da far continuare a girare la macchina. E questo è, forse, l’unico vero e costante moto perpetuo. Il resto sono fandonie: di Soros e di neocomunisti che, secondo il Vangelo di Maastricth e del fiscal compact, fanno prima a raccatare quattrini (che non possono mangiare, sia chiaro), i primi facendo venire l’Africa qua a svolgere il ruolo di schiava di turno (che serve a deprimiere il lavoro degli europei); i secondi (e lo abbiamo visto e toccato con mano) a drenare soldi pubblici, risorse vitali per gli italiani stornate sulle cooperative rosse della catena del subappalto.
E se ora riattacca questa solfa, partite tutti con Giuseppi Conte il paraculo (V. Feltri) per San Giovanni Rotondo: è certo che San Pio qualche miracolo lo farà, magari facendo resuscitare Banca Etruria in qualche tempio massonico da Giglio Magico stile Leopolda.
Ieri sera, da quella piagnucolosa della Palombelli, che fa cascare il pan di mano, ha parlato anche Vittorio Feltri, oltre a Maria Giovanna Maglie e altri. E Feltri ha detto una cosa ovvia sulla Brexit: che la Gran Bretagna non è mai stata meglio di ora, negli ultimi 20 anni, per occupazione e lavoro. Non importa che diciate, con i giallorossi di Roma, che non è vero: i dati sono quelli che sono e parlano da sé.
A questo proposito, e oltre Feltri (notoriamente fascista, secondo il credo della sinistra radical), ci sono tre esempi mondiali che non si potranno contraddire:
1. il Giappone, 130 milioni di abitanti, con il 260% del Pil come debito pubblico
2. gli Stati Uniti, 330 milioni di abitanti, con 23.125 miliardi di dollari di debito pubblico nel 2017
3. la Cina, 1 miliardo e 404 milioni di abitanti, con debito pubblico superiore a quello Usa e assolutamente fuori controllo
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In queste tre realtà si realizzano tipi diversi di sviluppo economico:
1. il Giapone, secondo la sua ottica precisa di realtà chiusa in sé, va avanti indebitandosi con se stesso (debito pubblico acquistato in titoli di stato dai giapponesi; nessuna o quasi ruberia del pubblico denaro – in proposito sentite anche Luttwak)
2. gli Usa hanno due austrade del debito, una dell’unione e una degli stati membri. In Usa si ruba e si briga sui soldi pubblici, ma – a differenza di quanto accade in Italia – se scoperti (e basta un semplice articolo di un “giornalino dei piccoli” come Linea Libera) si va in galera anche per sempre. E alla svelta: con come non è successo da noi con il MPS, BancaEtruria, i 47 milioni della Lega e i 428 milioni dell’Asl di Massa sotto l’assessorato di Enrico Rossi il “socialista”
3. in Cina non ci sono problemi: se rubi finisci allo stadio, in ginocchio, e ti sparano alla nuca.
Giappone, Usa e Cina viaggiano spediti con uno sviluppo di portata innegabilmente apprezzabile: e lo fanno perché non fermano il loro indebitamento cercando, da imbecilli, il pareggio di bilancio a ogni costo.
Hanno, contrariamente a noi, una banca nazionale o centrale che provvede alle necessità di rilascio di carta-straccia (perché tale è la moneta: soldoni di carta da monopoli); intervengono in caso di bisogno e lasciano che l’inflazione faccia un suo corso, moderato, ma non smodatamente compresso.
L’Europa dei coglioni ha fatto scelte diverse, più favorevoli alla finanza e ai mercati e a svantaggio di quelle classi medie che erano l’ossatura portante dell’economia dei vari stati oggi “nazionalizzati” da Bruxelles.
L’Europa, concubina di Giove”, ha scelto di dare vita a una Bce (Banca Centrale Europea) che è privata e che dà le stesse garanzie della Banca Romana, di secolare memoria e che, guarda caso, non sta nemmeno nella sede istituzionale dell’Europa (Bruxelles) ma in Germania, a Francoforte; ha scelto di non fare indebitare gli stati nazionalizzati, ma di tenerli ingabbiati nella museruola del fiscal compact; ha scelto di non fare avanzare l’inflazione oltre l’1% (se va bene: ma se va male anche molto meno) e, così facendo, di farsi sodomizzare, carponi, dall’Est (Cina, Giappone, India) e dall’Ovest (Usa) del mondo.
Alla fine i beccafichi istituzionali e i babbuini di stato, fedeli servitori della finanza selvaggia globale, vanno in Europa suonando la banda per Gentiloni, e la Liliana Segre vota la fiducia a Giuseppi “il paraculo” sostenendo che ci ha liberato dall’abisso sul cui orlo l’Italia camminava.
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La Segre – per chiarezza – senza ricordare che i radical-Capalbi, se devono prendere una posizione, non scelgono la stella di David, ma i discendenti e gli eredi di Arafat (per questo Primo Levi stracciò la tessera del Pci).
Consola – e voglio dirlo – solo vedere che la grande Germania, pluri-fallita nel secolo scorso e ora über alles come conti pubblici in ordine, sta per passare a miglior vita come quell’Italia che la aveva anche aiutata – e non solo una volta – con i propri soldi, a rifarsi il maquillage quando la signora Angela, uscita dalla polizia sovietica della Germania Est, ha capito di ardere di sincero spirito cristiano democratico – ma solo per il suo popolo e non per la Grecia, brutta e cattiva!
Salvini – che non fa altro che baciare rosari – può stare tranquillo. E tranquilla la Meloni. Non ci sono problemi per le radici cristiane dell’Europa: non sarà l’Islam ad affondarla. Basterà quel cupo senso della vita che il cristianesimo incarna nella necessità di vivere in sofferenza e sacrificio al servizio degli altri. Ce lo ha insegnato quel buon cattolico di Monti, sempre a messa la domenica, e longa manus del capitalism, anche di sinistra come De Benedetti!
Penitenziàgite, fratelli!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Il primo prossimo, a Bruxelles, sono se stessi