
PISTOIA. Infine, ultima ma non ultima uscita del questionnaire, ecco i deputati come interlocutori.
Questa volta sono messi a confronto i punti di vista di Caterina Bini e di Edoardo Fanucci, entrambi giovani, eletti in Parlamento per il Partito Democratico, entrambi della nostra provincia.
La loro opinione ci pare una chiosa importante alla visione di centrosinistra della questione, dato l’osservatorio privilegiato di cui i due Onorevoli godono e di cui, con cortese sollecitudine, ci hanno fatto parte.
Questa tornata di questionario sembra evidenziare una sostanziale uniformità di vedute, sì dovuta, all’appartenenza, allo stesso partito, ma anche a una comune ragionevolezza dettata dalla coscienza di una sostanziale rigidità del sistema, su cui in sintesi non si può intervenire significativamente se non con tempi lunghi.
Federica Fratoni è, in entrambe le opinioni, il soggetto da confermare alla Presidenza.
DOMANDE | CATERINA BINIDEPUTATO PD | EDOARDO FANUCCIDEPUTATO PD | ||
1. È convinto e pronto ad operare coerentemente per l’abolizione definitiva delle Province? Se no, perché? | So che è posizione poco popolare – d’altronde credo che anche le posizioni poco popolari vadano difese – però da sempre sostengo che le province non sono un ente inutile. Per tali ragioni non ho mai creduto che la soluzione giusta fosse l’abolizione dell’ente, ma una sua riorganizzazione più efficiente ed efficace.Tuttavia procedere ad un’abolizione definitiva delle Province è la posizione predominante nel mio partito e quindi la difenderò con forza, visto che ormai la discussione intorno a questo tema è già superata e, come avviene in democrazia, ci sono i luoghi in cui le cose si discutono, ma quando un orientamento viene assunto poi si porta avanti tutti insieme.Credo tuttavia che, se quello dell’abolizione era l’obiettivo, sarebbe stato più coerente procedere subito ad una riforma costituzionale che aboliva l’ente Provincia, piuttosto che creare questa forma intermedia con un ente di secondo livello, che comunque ritengo debba essere necessariamente e rapidamente superato a questo punto. | Personalmente ritengo che le province debbano essere cancellate definitivamente. Tuttavia, occorre una opportuna fase di transizione per distribuire al meglio funzioni, personale e competenze tra regioni e comuni. Al fine di non svilire il ruolo e l’importanza delle piccole e piccolissime comunità che fanno grande il nostro Paese occorre procedere con una riorganizzazione istituzionale importante. L’Unione dei Comuni è la risposta. Nel nostro territorio, ad esempio, i tempi sono maturi per l’Unione dei Comuni della Valdinievole e l’Unione dei Comuni della Piana pistoiese. In montagna la fusione dei Comuni deve essere l’obiettivo. Il disegno di legge Delrio ha svuotato le province di molte delle loro funzioni trasformandole in Enti di secondo livello. Non basta, ma è un passo importante nella giusta direzione. Per la cancellazione definitiva serviranno tempi più lunghi, ovvero una legge costituzionale, già approvata in prima lettura al Senato. Si tratta di una riforma assolutamente necessaria e nella quale credo fermamente: sarebbe un errore drammatico e un indubbio insuccesso se non riuscissimo a portare a termine il percorso che ci siamo prefissati. Garantisco il massimo impegno per lavorare in questa direzione. |
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2. Dovrebbe far parte del programma un “dimagrimento” del pubblico? quali settori affiderebbe decisamente ai privati (per es.: promozione turistica, avviamento al lavoro, formazione professionale) | Il “dimagrimento” del pubblico è un obiettivo. Come raggiungerlo è un tema attualmente in discussione, insieme alla riforma del titolo V della Costituzione. Alcune funzioni verranno lasciate al pubblico, ma spostate di livello, altre potrebbero trovare forme di cooperazione pubblico privato. | Il “dimagrimento” dello Stato è ormai un’esigenza da tutti riconosciuta come tale. Occorre ripensare gli strumenti e le modalità attraverso cui il pubblico interviene ed utilizza le risorse a disposizione. L’aspetto fondamentale è non ridurre ulteriormente la qualità dei servizi offerti ai cittadini, né la possibilità per tutti di accedervi in modo equo e giusto. In moltissimi settori, il pubblico continua a svolgere, secondo me impropriamente, una funzione di gestione diretta, piuttosto che di semplice indirizzo e controllo. Nelle partecipate, ad esempio, è arrivato il momento di privatizzare. Ciò consentirà di sviluppare nuovi investimenti pubblici e privati. | ||
3. Ritiene che la Città Metropolitana possa costituire una risorsa, possa essere motore dello sviluppo? Per Pistoia vede un’integrazione o una contrapposizione verso la città metropolitana? Facciamo riferimento a Firenze o a Lucca? | Credo che Pistoia si collochi a pieno titolo nell’area metropolitana con Firenze e Prato, come sempre è stato nella nostra storia e come è ormai a livello organizzativo e funzionale, anche nei servizi, da molti anni. Pistoia dovrebbe stare in questo raggio di azione, sfruttando però la sua funzione di “cerniera” ed aprendosi quindi anche al dialogo con la costa. | A mio avviso, per Pistoia la scelta più naturale sarebbe quella di aderire alla città metropolitana di Firenze, dalla quale potrebbe ottenere benefici significativi sotto ogni aspetto. Per il nostro territorio, si tratta di una prospettiva concreta e realizzabile, con l’impegno di tutte le forze in campo, in tempi stretti. Una decisione diversa rischierebbe di determinare un isolamento deleterio e pericoloso, con ricadute negative soprattutto per i territori più periferici, già penalizzati in modo pesante nel corso degli ultimi anni. |
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4. Quale potrebbe essere l’opera che può innescare lo sviluppo del territorio? Ne indichi una. | Il nostro è un territorio composito, in cui convivono realtà anche molto diverse fra loro, basti pensare alle differenze fra la piana, la montagna e la Valdinievole.Indubbiamente progettare l’assetto delle nostre città è un tassello importante, da cui partire per sviluppare l’idea di città e di territorio che vogliamo, le dinamiche economiche e sociali attuali e quelle che immaginiamo per il futuro. Se partiamo dall’idea che Pistoia debba far parte dell’area metropolitana dialogando anche con la costa, di fatto stiamo già delineando opere e progetti per lo sviluppo del nostro territorio: una su tutte, a mio modo di vedere fondamentale, il raddoppio della linea ferroviaria. | Il raddoppio della linea ferroviaria Lucca-Pistoia è un’opera fondamentale, in grado di fare da volano alla ripresa, al turismo e allo sviluppo produttivo di tutto il territorio. L’attuale binario unico è un’infrastruttura obsoleta, che da anni costringe cittadini, turisti e pendolari a vivere una situazione insostenibile e non da Paese moderno. Grazie all’impegno del governo e della Regione Toscana, entro l’agosto del 2015, partiranno i lavori per il potenziamento della ferrovia. Si tratta di un termine perentorio, altrimenti le risorse saranno destinate ad altre opere e interventi. Inoltre, considero vitale intervenire sul patto di stabilità in modo da sbloccare gli investimenti degli Enti locali, innanzitutto per l’ammodernamento, la costruzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Anche su questo aspetto, alcuni risultati sono stati già raggiunti e sono ottimista sulla possibilità di fare ancora meglio. |
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5. Può indicare un servizio che sia in grado di assicurare un futuro migliore ai cittadini? | Non credo alle facili ricette, per cui neppure all’idea di un servizio che sia in grado di migliorare la vita dei cittadini. Penso piuttosto che ogni obiettivo e progetto debba essere “calibrato” rispetto al contesto territoriale, sociale ed economico in cui va ad inserirsi. La sanità, il turismo, il sociale, i servizi alle imprese e ai cittadini in genere, non possono essere pensati ed organizzati allo stesso modo in una grande città o in un piccolo centro, in montagna o in pianura.Credo che ogni servizio debba essere declinato rispetto alla realtà in cui si colloca, dando ai territori la giusta e doverosa autonomia per attuarlo. | Come ho detto, credo moltissimo nel valore della Scuola e dell’Istruzione. Se sapremo offrire alla provincia di Pistoia un’offerta formativa migliore e più funzionale ai ragazzi, sono convinto che usciremo dalle difficoltà più forti e potremo realizzare un futuro diverso. Occorrerà tempo e non sarà un percorso semplice, ma i risultati in questo modo arriveranno. Certamente, non è più accettabile tagliare risorse agli insegnanti e ai nostri studenti, come purtroppo è stato fatto con poca lungimiranza in passato. | ||
6. Infine, è opportuno che il Sindaco del Comune capoluogo sia anche Presidente della Provincia (seppure in questa versione transitoria) oppure è meglio indicare un altro soggetto? | Il sindaco del capoluogo è sicuramente la figura che, per autorevolezza e rappresentatività, può rivestire al meglio questo ruolo in rapporto a Regione e Stato. Se deve essere un sindaco non vedo facili alternative. Un’altra figura rappresentativa e convincente è incarnata dalla Presidente della Provincia uscente, che con equilibrio e competenza ha governato la provincia in questi anni. Credo si debba andare su una di queste due soluzioni. In entrambi i casi, essendo il nostro un territorio composito, sia da un punto di vista geografico che politico, mi aspetto un consiglio che rappresenti fortemente il territorio, in particolare i comuni piccoli e le aree territoriali alle quali l’ente Provincia è stato utile nel tempo per non restare emarginate. | Personalmente, non ho alcuna preclusione sul nome che dovrà essere indicato, sono più interessato al merito delle questioni e al programma dei candidati. Certo non si può prescindere da un giudizio sul lavoro svolto da parte dell’attuale Presidente: personalmente ritengo che Federica Fratoni abbia operato con equilibrio e in modo molto positivo, ha fatto il massimo dimostrando sensibilità, accortezza, professionalità e competenza. Ovviamente, non spetta a me la decisione, bensì ai Sindaci e ai consiglieri comunali che presto saranno chiamati alle urne. |
Bene. Siamo in attesa di interventi dal mondo dell’economia che però tardano, in modo preoccupante, a venire.
È verosimile che i rappresentanti degli imprenditori (piccoli o meno e tutti insieme) non abbiano interesse ai temi affrontati?
O forse, più facilmente, sono così tanto sconfortati dai tempi della politica e dalla crisi imperante da trascurare la questione? O… preferiscono fare i ‘sostenuti’?
Noi non ci scoraggiamo. Il tempo non ci manca. En attendant… Godot?