È intollerabile che gli avvocati debbano essere pesantemente esposti al pericolo di contagio mentre assolvono alla loro funzione e tanto più che ciò accada proprio al fine di consentire, con mezzi evidentemente inappropriati, la celebrazione dell’udienza a distanza, che comprime i diritti delle parti proprio per prevenire – evidentemente in modo inappropriato e non per tutti – il rischio di contagio
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APPRENDIAMO con sconcerto quanto accaduto ad un Collega della nostra Camera Penale, messo in quarantena a seguito di una udienza di convalida in carcere con un detenuto risultato positivo al Covid.
Decisiva è stata la circostanza che il difensore, presso il carcere di Prato, sia stato seduto accanto al detenuto a meno di un metro per poter essere ripreso dalla telecamera del computer durante lo svolgimento a distanza dell’udienza.
Sembrerebbe, inoltre, che il detenuto fosse già risultato positivo in occasione di un tampone eseguito, prima della carcerazione, presso un Centro di Accoglienza per Migranti, senza che nessuno ne avesse informato il collega al momento dell’udienza di convalida.
È intollerabile che gli avvocati debbano essere pesantemente esposti al pericolo di contagio mentre assolvono alla loro funzione e tanto più che ciò accada proprio al fine di consentire, con mezzi evidentemente inappropriati, la celebrazione dell’udienza a distanza, che comprime i diritti delle parti proprio per prevenire – evidentemente in modo inappropriato e non per tutti – il rischio di contagio.
Nell’esprimere la nostra vicinanza e solidarietà al Collega ed amico coinvolto direttamente, esprimiamo la nostra più viva protesta, chiedendo all’Amministrazione penitenziaria ed a tutte le autorità interessate di adottare urgentemente tutte le misure necessarie ad evitare il ripetersi di ulteriori analoghi incidenti.
Il Direttivo della Camera Penale di Prato