Ecco una nuova storia che illustra alla perfezione il sistema giudiziario che va per la maggiore a Sarcofago City. Informatizzazione zero, notifiche come vanno vanno e fascicoli che scompaiono per un anno e più e riappaiono come Cristo nel terzo giorno. Tutta roba da capitale della cultura…
OCCHIO, GENTE! SIAM FORSE UNA COLONIA
DELL’ANTICA E FAMOSA BABILONIA?
Il 25 marzo del 2021, per chi se lo fosse scordato, il Tribunale del Riesame di Firenze annullò gli arresti domiciliari inflittimi, come misura afflittiva e persecutoria, da Curreli, via Martucci, per avere io dato noia a e perseguitato (questa la loro penosa versione da stalker giudiziari) una brava persona; un ragioniere che si dichiarava dottore senza esserlo e che (egregio Pm Coletta: i fatti sono sulla carta, che lei non legge mai) era e resta un superfavorito del corrottissimo Comune di Quarrata, che gli aveva concesso di sbarrare a cancellate e catene tre strade vicinali/interpoderali e due piazzole gravate da indiscutibile servitù di uso pubblico. Alla domanda se Curreli-scout conoscesse, da sé o per interposta moglie, il non-dottore, Claudio, il protettore di Vicofaro, non ha mai voluto rispondere. Giudicate voi e mi si corregga se non è tutto vero.
Ve la siete ficcata in testa la data del 25 marzo 2021? Fino ad allora è ovvio che agli arresti domiciliari c’era, legata alle storie di quell’ammasso di illiceità che è il Comune di Agliana, una persona soltanto: io che sto scrivendo.
Ma voglio aggiungere di più: questo era stra-noto a tutti, tantopiù (gente di cosa [non casa] nostra) ai due maglia-rosa dell’amministrazione giudiziaria penale di Pistoia: la Gip Patrizia Martucci, che mi aveva fatto arrestare così, su suggestione e suggerimento del maglia-nera Curreli (nera se pensiamo a Padre Fedele Bisceglia e non solo); e al sostituto facente funzione Giuseppe Grieco, che si stava assai volentieri affiancando a Curreli e alle sue stravaganze in ipotesi (mai negata) di «prossimità sociale» e di Romolo ragionier non-dottor Perrozzi, e, presumibilmente anche di molti altri. Lo scopriremo solo vivendo (Battisti, autore fascista).
Detto questo – come conclude spesso una ex allieva dei miei anni verdi – il 1° marzo 2021 ad Agliana c’era stato un famoso consiglio comunale in cui si scontrarono il consigliere Alfredo Fabrizio Nerozzi e il Ciottoli assessore agnello-nero di FdI.
La tensione era alle stelle, perché sia lo squadrista Ciottoli (che prendeva a tubate la gente per strada e sparava cazzate a non finire) che il suo, da lui spregiato, sindachino Benesperi-Cacaiola, avevano denunciato il nostro giornale e stavano avanzando a grandi passi verso le false testimonianze e le calunnie dinanzi al pavido e condiscendente giudice Gaspari («prossimità sociale» attenta ai suoi avventurosi colleghi della procura? Art. 21 Cost.).
Nerozzi si trovò, per caso e sua sfortuna, dalla parte sbagliata: poi s’è visto cosa sono stati capaci di fargli gli aglianesi con l’aiuto volenteroso di Maricchiolo, della Vilucchi e della spettacolare pariglia De Gaudio-Serranti.
Nerozzi dètte un calcio negli stinchi (non nelle palle, perché Ciottoli di palle non ne ha: è solo un chiacchierone-nero, calunniatore e falso testimone) e il personaggio, tra i più politicamente stupidi che mi sia capitato di vedere in 56 anni di giornalismo, si rivoltò come un aspide con una frase famosa: «Chi doveva contare gli agnelli, uno è agli arresti domiciliari e uno è latitante».
Delle mazzate di Linea Libera al Comune di Agliana e ai suoi politici (compreso le opposizioni) tutti erano talmente bene a conoscenza, che tutti capivano chi fosse agli arresti e chi fosse latitante. A non arrivarci non potevano che essere le maglie-rosa e nere della procura di Pistoia: proprio loro che, quel casino micidiale del processo politico contro Linea Libera, lo avevano messo in piedi costruendolo con pervicace insipienza giorno per giorno su cavilli e punte di spillo.
Il 1° marzo 2021 la situazione era questa: io agli arresti domiciliari, Romiti alla larga dal Comune. Ovviamente presentammo, insieme, querela per diffamazione contro l’agnello-nero Ciottoli: anche in considerazione del livore con cui lo squadrista caro a FdI e al senatore La Pietra (lo candiderà in Regione?) aveva parlato.
E la querela a chi fu assegnata? A un sostituto, Grieco, che aveva anche un piede nel maxiprocesso politico contro me, noi e Linea Libera. Altro che «occhio per occhio sessantaquacchio»! Alla faccia della terzietà e imparzialità dell’azione penale, dottor Coletta assolutore delle «prossimità sociali»!
24 giorni dopo il famoso scontro in consiglio, il Tribunale del Riesame di Firenze mi libera e molla un ceffone all’intelligenza artificiale della giustizia procura-Gip. Mentre il sostituto Grieco continua le sue cosiddette indagini sulla famosa frase; dalla quale, secondo lui, non si capisce chi è il carcerato e chi è il latitante. E nel frattempo Grieco è già, se non di diritto almeno di fatto, affiancato a Curreli e alle sue stravaganze di maglia-nera della procura e protettore dei clandestini.
L’11 agosto del 2021 – in presenza degli arresti e del Tribunale del Riesame… – Giuseppe Grieco presenta al Gip Patrizia Martucci la richiesta di archiviazione scrivendo: «Osserva da ultimo il Pubblico Ministero, che volendo ragionare per assurdo, la frase potrebbe essere considerata offensiva da chiunque, in quel determinato momento, fosse agli arresti domiciliari. Un ragionamento che andrebbe inevitabilmente ad incidere sulla sostenibilità in giudizio dell’accusa».
E infatti Grieco ragiona indubbiamente per assurdo, come quasi sempre nelle sue cose. E tace – opportunamente – un piccolo particolare: a chi sarebbe stato riferito, nel caso di specie, l’offesa al latitante? Chi sarebbe stato il latitante? Forse a Matteo Messina Denaro che, all’epoca non aveva ancora deciso di consegnarsi da sé alle forze dell’ordine?
La richiesta di Grieco (11 agosto 2021) arriva all’ufficio del Gi-Gup il 27 ottobre 2021. Per scendere un piano – dal terzo al secondo del palazzo din giustizia – le carte ci hanno messo la bellezza di 77 giorni: peggio del secondo traforo del Serravalle che avanzava a 15 cm al giorno.
La Gip Martucci, la quale, come minimo – visto che mi aveva afflitto con gli arresti domiciliari dopo avermi però sacrificato a dovere per le ruminazioni della maglia-nera Curreli; e visto che aveva ricevuto uno schiaffo di Anagni dal Tribunale del Riesame di Firenze –; la quale, come minimo, dicevo, se ne sarebbe dovuta restare alla larga dal manovrare questi procedimenti-liquame (art. 21 Cost., diritto di critica), ma fu tutta contenta, invece; e osservo al volo che «la richiesta di archiviazione deve essere accolta».
Colei affermava che non vi erano elementi sufficienti per ricondurre le frasi «alle due presunte persone offese vista la genericità dei riferimenti». Alla faccia della beata minchia celeste! La genericità dei riferimenti? Arresti e quant’altro li aveva provocati tutti proprio Colei, ma faceva finta di non riconoscere il suo sigillo! Questa sì che è logica, dottoressa che esalta le «autorità costituite»!
Poi la signora Martucci (se mi sente Gaspari, mi spara) aggiunge (e qui siamo alle comiche seriose): «… si tratta, come evidenziato anche dal Pubblico Ministero, di uno scambio reciprocamente provocatorio tra due consiglieri e che non appare diffamatoria, rientrando nei termini di una dialettica politica…».
Ma la domanda resta: cosa c’entrano, sotto il profilo logico, i termini di una dialettica politica, se l’agnello-nero sta, sì, litigando con Alfredo Fabrizio Nerozzi, ma sta sputando cacca (perché Ciottoli non parla mai, al massimo… defeca) su altri?
Cosa direbbe la signora Martucci se io, litigando con Curreli-scout facessi pesanti apprezzamenti su chi, quasi ogni giorno, va a pranzo al Bar Duomo in perfetta «prossimità sociale» con un collega? Me la lascerebbe passare liscia o no?
Così la signora Martucci decide di archiviare la nostra querela (mia e di Romiti) contro lo squadrista agnello-nero caro al senatore La Pietra e, forse, candidato (a mio parere dovrebbe essere etimologicamente denigrato in black list, invece) alla Regione.
Ma il problema di questo brodo primordiale di confusione (e cito Calvino delle Cosmicomiche) non risiede affatto in questo. C’è di più e c’è di peggio. Ascoltate attentamente di cosa è capace la giustizia fai-da-te dei piani terzo-secondo del palazzo din giustizia pistoiese.
Grieco aveva comunicato a parte offesa (ma soltanto a Romiti, però: non anche a chi scrive) la sua intenzione di chiedere l’archiviazione. Era stata presentata opposizione a tale mossa. Ma la non-discussione in camera di consiglio si chiuse con il decreto Martucci e amen.
Peccato, però, che tutto questo correre per tamponare falle a vantaggio dell’agnello-squadrista, falso testimone e calunniatore Ciottolo della Bottarga, valga quanto una multa per divieto di sosta staccata dal proposto di Casale, visto che mancano i requisiti necessari di notifica.
E non è ancora finita qui, pistoiesi che dormite come ghiri anche a occhi aperti; ma anche Roma e Genova, in cui tutti proteggono tutti basta che appartengano alle «autorità costituite» della Gip Martucci.
La Gip Martucci ha impiegato fino al 25 febbraio 2022 per scrivere il suo modesto e strumentale (art. 21 Cost.) P.Q.M. di liberatoria per il Ciottolo-tubatore di gente per strada. In pratica 121 giorni. Non voglio contare quante parole al giorno sono state assemblate per stilare il decreto di archiviazione: lascio il compito ai sostenitori dell’intelligenza artificiale (anche perché quella cerebrale è finita da un pezzo).
Voglio aggiungere solo che noi – io e Alessandro Romiti, persone offese da un fascista tubatore falso testimone e calunniatore in aula dinanzi a Gaspari – siamo venuti in possesso degli atti che qui vedete solo pochi giorni fa: diciamo a settembre 2023; circa 584 giorni dopo.
E perché così tardi? Perché il fascicolo era andato smarrito come il secondo libro della Poetica di Aristotele nel Nome della Rosa di Umberto Eco. Smarrito. Cioè: Coletta diceva è là. Quelli di là dicevano, ce l’ha Coletta. E Romiti, per arrivarne a capo, è diventato letteralmente matto. Finché a inizio-settembre questo capolavoro di elucubrazioni epigastràlgico-ruminantizie è saltato finalmente fuori. Si era perso nei pezzi rotti della stele del Codice di Hammurabi. Ma fortunatamente è stato ritrovato.
Ora, cara procura e cari sostituti e Gip, si tratta solo di riaprire questo caso: per mancanza di notifica e per ridiscuterne i termini troppo frettolosamente liquidati per eccesso di semplificazione.
Ammenoché Coletta e le sue truppe cammellate non vogliano sostenere che in quell’occasione carcerato volesse alludere alla zuppa di merda che è diventata famosa a Pistoia come sbobba dei galeotti.
Ma, cari geni & cromosomi, resta sempre aperto il mistero del «latitante»…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Mattarella non ha ancora abrogato l’art. 21 della Costituzione, vero?