omologati. LA SENATRICE IMPROPRIA

 

La neosenatrice Liliana Segre

ROMA. È stata lei stessa, Liliana Segre, a esordire con un sincero e genuino commento di sorpresa all’annuncio della nomina a senatrice che diventa la prova dimostrata di una forzatura: “…sono una semplice nonna, come posso essere Senatore della Repubblica?”

All’approssimarsi della giornata della memoria per le vittime della Shoa anche noi vogliamo proporre una considerazione che, come nostro solito, sarà controcorrente e certamente uncorrect.

La signora Segre è certamente una vittima dello sterminio scampata alla morte, privata dei suoi cari in modo straziante e per questo motivo può registrare subito il nostro sentimento di solidarietà umana, cristiana e dunque spirituale. Ma tutto questo doverosamente premesso, la sua nomina a senatrice a vita non sta né in cielo né in terra, proprio per l’articolo 59 della Costituzione1, secondo comma.

Dove sarebbero – nella sua pur drammatica vicenda umana – “gli altissimi meriti che hanno dato lustro alla Patria”? Non ci sono, non esistono. Sopravvivere a una tragedia non è un merito autonomamente causato, ma una fatto legato alla combinazione di vicende casualmente intrecciate nella storia, ovvero legato alla fatalità.

Quì non parliamo di Primo Levi, che ne trasse dei romanzi importanti, unici nel loro genere e ha dato lustro in campo letterario alla Nazione.  La signora Segre, ci perdonerà se lo osserviamo per come l’ha detto lei, non ha dato nulla di significativo in campo letterario, scientifico, artistico o storiografico e quindi, la sua acclamazione generale è ingiustificata, ma ben coordinata alla soddisfazione dei benpensanti che si rifugiano comodamente nell’omologazione dello streaming, contraddicendo le norme della Costituzione e la logica elementare.

1: per il secondo comma dell’articolo medesimo, può nominare “senatore a vita” cinque cittadini che hanno reso lustro alla nazione per altissimi meriti nei campi sociale, scientifico, artistico e letterario. Secondo l’interpretazione attuale, queste personalità non possono superare il numero di cinque seggi al Senato.

[Alessandro Romiti]

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