ordinanza anti-fast food. MEGLIO MCDONAL’S DEI KEBABBARI

Il sindaco Alessandro Tomasi in consiglio comunale

PISTOIA. In centro a Pistoia non potranno essere aperti locali che ospitino slot machine, internet point, nuovi fast food, money transfer e altri negozi con insegne o arredi che snaturino il contesto in cui si trovano.

L’ordinanza del Comune regolamenta anche gli orari per la somministrazione di alcolici, che quindi ne vieteranno la vendita da una certa ora in poi. Fino ad oggi il tutto era previsto da un codice di autoregolamentazione dei locali notturni della Sala, ma da adesso in poi vigerà una ordinanza comunale vera e propria.

Il tutto per ottenere una riqualificazione della zona centrale della città, accontentando i residenti rompiscatole che alle undici di sera vanno a letto e son troppo taccagni per installare vetri insonorizzati alle proprie finestre.

È il luogo della movida dove, come accade in pochissime altre città, i locali riescono ancora ad aprire, e la sonnolenza di alcuni vorrebbe ridurre il mercato ai lavoratori volenterosi.

Vabbè, evitiamo di tirare in ballo Milton Friedman e altri pensatori liberisti, perché non è questo ciò di cui vogliamo parlare.

Ci preme evidenziare una grossolana incoerenza, di cui però non è responsabile l’amministrazione Tomasi: mentre l’ordinanza sopracitata impedisce a chicchessia di aprire nuovi fast food in centro, per una incompatibilità ambientale, i così detti kebabbari vendono i propri panini proprio in questa zona della città, e crediamo possano essere definibili anch’essi come i precedenti, ovvero erogatori di pasti frugali.

Ve ne sono cinque in pieno centro o in strade immediatamente limitrofe. Uno in piazza San Francesco, uno in via Vittorio Veneto, uno in via Castel Cellesi e addirittura due in Corso Antonio Gramsci.

Ben vengano i coraggiosi che, oggigiorno, hanno intenzione di aprire nuove attività in Italia. Produrranno ricchezza, daranno lavoro e saremo tutti felici e contenti. Non è nostra intenzione vietare la sacra libertà di fare impresa.

Però, se a qualcuno viene posto un veto, mentre ad altri viene spianata la strada, pena la classica isteria degli antirazzisti, non possiamo tacere.

Necessitiamo di una delucidazione: in quale modo il negozio di kebab rientra nei canoni estetici salvaguardati dall’ordinanza comunale, la quale vieta a McDonald’s di aprire un nuovo negozio nel centro cittadino?

Perché siamo costretti a sorbirci gli squartavitelli e non le catene di fast food famose in tutto il mondo? Forse l’islamico che vende kebab è più fotogenico della “emme” di McDonald’s o della “bi” di Burger King?

Il classico pasto da fast food

Saremo chiari: se i tipici fast food americani non ci incastrano alcunché col nostro centro città, tantomeno hanno a che vedere qualcosa cosa con noi i figli di Allah che riempiono i panini con tutte le carni tranne che col maiale, pena la non realizzazione del sogno delle settantadue vergini per l’eternità.

Allora, visto che a questi impostori, che fanno parte della grande invasione, non è più possibile giustamente revocare le licenze per l’erogazione del loro servizio, è tanto più doveroso dare la possibilità ad altri di aprire i propri negozi nel centro pistoiese.

Lo diciamo anche per tutelare la famosa minoranza femminile: il pakistano che vende kebab, statene certi, mai assumerà una donna.

Oppure “MeeToo” vuol organizzare una raccolta firme anche per questo?

[Lorenzo Zuppini]

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