ORE 18:30. LEZIONE DI GIORNALISMO

Andrea Scanzi
Andrea Scanzi

LA VERSILIANA. Anche quest’anno, nonostante la crisi difficile, la deflazione di fatto ed il conseguente calo delle presenze in Versilia, la pineta della Versiliana è ombra e profumi, suggestioni letterarie e appuntamenti mondani.

Ieri 15 luglio, agli Incontri al Caffè era ospite Andrea Scanzi intervistato da Paolo Dal Bon della Fondazione Gaber.

Il giornalista del Fatto Quotidiano raggiunge il pubblico in attesa, puntuale alle 18:30, elastico e casual, scarpe da ragazzo, jeans e polo neri. Carino.

Il suo intervistatore vuole farlo parlare di Gaber e solo successivamente presenterà il libro: Scanzi ha pubblicato in novembre un libro che si chiama “Non è il nostro tempo” (proprio come la canzone di Ligabue).

Il nesso con Gaber consiste nel fatto che il grande cantautore ha scritto “la mia generazione ha perso” e Scanzi, nel suo libro, sostiene che anche la sua generazione, quella degli attuali quarantenni, è una generazione persa, di inconcludenti, di persone che non riescono ad arrabbiarsi ma tutto sommato continuano a baloccarsi anziché crescere.

Scanzi parla della sua tesi di laurea su Gaber e De André, poi della sua grande ammirazione per Gaber; celebra la sua attualità così come quella degli Scritti corsari di Pasolini a premessa dei quali sta la sua affermazione di “non avere nessuna autorevolezza se non quella che … proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta” e quindi si imbarca nella spiegazione della necessità che i giornalisti siano onesti, che dicano ciò che pensano.

Andrea Scanzi. Gaber
Andrea Scanzi. Gaber

Le parole gli mulinano nella bocca come farfalle, l’intervistatore non lo interrompe e la foga del suo ragionare cresce. Scanzi ricorda che Biagi diceva che un giornalista può avere per amico un politico, ma un giornale non può!

Poi torna a parlare di Gaber che ha denunciato le incongruenze della sinistra e così anche lui, Scanzi, che pure è di sinistra, è onesto e denuncia ciò che nella sinistra non va. E ancora tante parole escono da Scanzi mentre anche le sue mani inanellate frullano nell’aria.

Il giornalista ripete di essere uno che è di sinistra ma che con onestà intellettuale dichiara la sua idiosincrasia con il patto del Nazareno. In pratica il suo pregio è di appartenere ad una generazione di sciroccati (lo afferma con il suo libro) senza essere affatto tale ma portando invece il peso della correttezza giornalistica totalizzante.

Alcuni applausi a scena aperta a Scanzi che non si piega a Renzi e non sopporta che si tocchi l’art. 138 della Costituzione.

La regia solleva un cartello con su scritto fine ma l’intervistatore non riesce ad arginare il monologo del giornalista ormai lanciato in un’ autopromozione a base di deontologia professionale nei confronti nostri, in quanto suoi lettori.

Si comincia ad avvertire un certo disagio.

Ma uno onesto che bisogno ha di dirlo tante volte?

Il Vate, che sono certa si aggira tra quei pini, a cavallo o a piedi, nudo o paludato alla bisogna, avrà esclamato: Taci. Su le soglie del bosco…

Print Friendly, PDF & Email