[OSPEDALI 10 & LODE – 5]. POLO ENDOSCOPICO DA CHIUDERE SÙBITO E PER SEMPRE?

L’ospedale San Jacopo, 10 & lode
L’ospedale San Jacopo, 10 & lode

PISTOIA. Stasera – è il 13 dicembre – nel tardo pomeriggio (sono da poco passate le 18) ricevo una mail. Qualcuno mi chiede come può contattarmi d’urgenza per parlarmi di un grave episodio capace di illuminare un aspetto del nuovo ospedale San Jacopo, quello “10 & lode”, di Pistoia.

Rispondo al volo e, poco dopo, raccolgo un’interessantissima storia che si è verificata – mi dicono – ieri mattina, venerdì 12 dicembre. Ed eccola.

In pratica, al polo endoscopico (gastroscopie, endoscopie e altro), che è situato nei pressi del pronto soccorso a pianterreno dell’ecomostro-gommone, come ormai viene comunemente definito l’ospedale pistoiese del Campo di Volo, si è malauguratamente aperta una tanica di acido peracetico, una sostanza tossicissima utilizzata per sterilizzare gli strumenti che servono alla diagnistica praticata in reparto.

L’effetto è stato che 5 operatori del settore più 2 pazienti, che in quel momento si trovavano in loco, sono rimasti intossicati – due, sembra, in maniera anche grave – e sono stati trasportati con la massima urgenza al pronto soccorso, ma sarebbero tuttora sotto cura e osservazione.

Il polo endoscopico, immediatamente sfollato da personale e pazienti, è rimasto chiuso per tutto il giorno di ieri, per tutto quello di oggi (13 dicembre) e – mi hanno detto – resterà chiuso anche domani: salvo se a proseguire anche oltre nella prossima settimana.

Che gli incidenti possano accadere non si può mai escludere: siamo sempre e comunque seduti su una bomba a rischio-esplosione anche quando saliamo semplicemente in macchina. Ma il fatto grave – come mi è stato segnalato e fatto notare – è che il polo endoscopico si trova in un’area del San Jacopo assolutamente inadatta e inadeguata alla funzione da svolgere e allo stoccaggio sicuro del pericoloso acido peracetico: i locali – mi hanno sottolineato – non solo sono così stretti da sembrare una sorta di sgabuzzini-sottoscala in cui vengono tenute le taniche della sostanza non solo tossica ma – sembra – anche facilmente incendiaria; ma sono privi, oltretutto, di un’adeguata areazione: anzi occorrerebbe un’areazione forzata che pare che non ci sia.

I sindacati scrissero...
I sindacati scrissero…

Vale dire che siamo – stando alle notizie– dinanzi a un classico esempio di avanzatissima area di sicurezza zero – o quasi.

Da quanto segnalàtoci, ci sarà senza dubbio un’indagine interna. Ma il problema sembra venire da troppo lontano; e da molto più lontano di quanto si possa immaginare. La situazione che, in una qualsiasi realtà artigianale o industriale privata, avrebbe determinato l’immediata chiusura dell’attività operativa aziendale, nasce alla fine del 2013, quando gli operatori si accorgono che nel polo endoscopico niente è come dovrebbe essere.

Siamo, per l’esattezza, al 21 ottobre del 2013, quando un sindacato, il Fials, scrive al direttore Generale Roberto Abati, alla dottoressa Lucia Turco e al direttore dell’Ospedale dottor Roberto Biagini.

Pronta e immediata la risposta da parte di Felice Marra, dell’Asl 3 Pistoia, che già il 21 novembre 2013, cioè un mese dopo l’allarme, assicura che «il tutto troverà sviluppo nelle prossime settimane e, nel caso di modifiche strutturali si prevede che le stesse possano essere portate a termine nell’arco dei prossimi 4 mesi».

Ora: a casa nostra i prossimi 4 mesi dal 21 novembre 2013 sarebbero scaduti il 20 marzo 2014: vale a dire più o meno 9 mesi fa, il tempo fisiologico di una gravidanza e della nascita di un bambino.

Fatto sta – però – che il bimbo non è mai nato e, nonostante che La Nazione (ci dicono) fosse ritornata sopra alla questione non-sicurezza del polo endoscopico l’11 marzo scorso, ieri si è verificato l’evento che ha messo in pericolo ben 7 persone e che, con la chiusura del reparto di questi giorni, ha sconvolto anche gli appuntamenti di quanti avevano prenotato visite specialistiche endoscopiche e chissà da quanto tempo, date le liste di attesa dell’Asl 3.

E l’azienda rispose
E l’azienda rispose

Un bel pasticcio, si direbbe. Ma soprattutto – almeno stando ai dati che abbiamo – un bel groviglio di [ir]responsabilità da parte dei vertici dell’Asl 3, del San Jacopo stesso e dei responsabili della sicurezza sul lavoro.

Le domande assai serie che, dunque, poniamo in sede pubblica e ai pubblici poteri sono:

  • perché non si è operato nei tempi e nei modi necessari a garanzia e salvaguardia dei corretti protocolli di lavoro e di stoccaggio dei materiali pericolosi del reparto?
  • perché si è trascinato il tutto per oltre un anno finendo con il mettere a repentaglio la sicurezza (se non la vita), la salute e l’incolumità di operatori (5) e utenti (2)?
  • che pensare di questa “colposa” interruzione di pubblico servizio di endoscopia, derivante, a quanto pare, da negligenza di chi, istituzionalmente, avrebbe dovuto provvedere con la cura necessaria richiesta e con la massima prontezza possibile?

L’ultima domanda è, invece, strettamente politica e funzionale all’avversione che, in genere l’Asl 3 manifesta nei confronti di chi, come noi, si mostra giustamente scettico dinanzi alle tromboviolinate degli uffici-stampa che magnificano l’eccellenza dei nuovi ospedali-piramide del Granduca Enrico Rossi. E suona così:

  • come possiamo, gente del potere e dell’omologazione, credere che… tutto va ben, madama la marchesa?
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2 thoughts on “[OSPEDALI 10 & LODE – 5]. POLO ENDOSCOPICO DA CHIUDERE SÙBITO E PER SEMPRE?

  1. Se le cose stanno così, probabilmente l’indagine interna non servirà a nulla; verrà tutto annacquato, abbuiato, cloroformizzato, edulcorato.
    Questo è un argomento di cui, e seriamente, dovrebbe occuparsi la magistratura, invece di tenere i giudici occupati, magari, in qualche lite da pollaio.
    Piero

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