Un chiaro atto di insubordinazione che però, alla luce delle nuove evidenze, non possiamo biasimare: se il Vescovo Fausto Tardelli – messo al corrente dal suo parroco don Simone Amidei – non è stato capace di comporre la lite in sei mesi, come poteva farlo il vescovo di Prato?
E dov’è un proboviro indipendente e compatibile per una gestione “interna” della controversia? Mons. Agostinelli ha fatto interessanti dichiarazioni sui media locali lo scorso 19 agosto, stigmatizzando la scorrettezza della sezione di Oste che aveva incautamente osato far convenire la “mamma” pratese in giudizio senza rispettare le regole dello Statuto.
Il vescovo non era stato evidentemente informato del fatto che, il precedente giorno 18, era stato lo stesso proposto Gianluca Mannelli ad aver infranto le “regole di fratellanza” essendo ricorso alle vie legali con un ricorso urgente (ex art. 700) che, alla lettura del giudice competente, è stato poi “congelato” e rimandato all’udienza dei giorni scorsi.
Il giudice competente, tenuta l’udienza, escluse ogni urgenza dell’atto, precisando nel provvedimento che riconosceva “… non sussistenti i presupposti per l’emanazione di un decreto cautelare inaudita altera parte (senza ascoltare Oste – n.d.r.), non apparendo che la convocazione della controparte (Oste – n.d.r.) possa pregiudicare l’attuazione dei provvedimenti per la parte istante (Arciconfraternita – n.d.r.), fissando una nuova udienza…”.
Ecco che dunque adesso sembra avviarsi il secondo tempo, quello delle valutazioni di “merito” della controversia, con la ponderazione delle distinte azioni e conseguenti responsabilità.
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Nel nostro secondo articolo, abbiamo postato i link utili alla consultazione degli atti sulla vicenda, dai quali emergono la serie di anomalie che darebbero sostanza e diverse incongruenze e che proviamo a riordinare in alcune domande:
- La relazione di “verifica” redatta dallo studio Gori-Settesoldi, previo accesso del dott. Massimiliano Meoni nel novembre del 2015, porta la data del febbraio 2016: a quale momento si riferisce specificatamente, essendoci nel mezzo il giorno di chiusura del bilancio?
- Il bilancio consolidato (usato presso le banche) dalla Arciconfraternita pratese al termine del 2015 prevede un assetto più che positivo (+120mila €) per la sezione di Oste: come è possibile che sia stato sostituito dalla relazione di febbraio che appare in conflitto con esso oltre a essere un atto irrituale?
- È possibile che il bilancio consolidato, ai sensi di legge, al 31 dicembre, redatto nella primavera inoltrata di quest’anno, sia stato superato (l’hanno portato in giudizio al Tribunale) e fattivamente “sostituito” da una relazione di verifica che sembra un documento ad acta?
- È troppa la nostra arguzia o possiamo sospettare che la relazione redatta dal dott. Massimiliano Meoni (su incarico dell’autunno del 2015, dall’Arciconfraternita) avesse una mera destinazione d’uso interna all’associazione, poi surrogata dal precipitare degli eventi ad uso giudiziario per la comprensione delle note vicende?
- Tutte queste cose sono state riferite in modo corretto al vescovo Franco Agostinelli e per le sue distinte o sovrapposte (ma dunque, quale dei due è prevalente?) competenze limitate alla sezione di Oste; e anche a monsignor Tardelli? Quale dei due è terzo indipendente e libero per gestire un’eventuale mediazione di una lite che sembra avere da tempo superato il punto di non ritorno?
Per concludere: non sarà che qualcuno ha sottovalutato le iniziative di un’epica-biblica resistenza e rischia ora di perdere il “controllo del gioco” destinato, qualunque esito abbia, a far aprire altri occhi?
[Alessandro Romiti]
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