PISTOIA. A Pistoia l’esperienza unica e quasi leggendaria di Osvaldo Solari, che a Porretta chiamano “l’uomo di Dio” non è certo sconosciuta: nel maggio 2013 alla Biblioteca San Giorgio si è svolta una mostra di radio d’epoca e di arredi lignei intarsiati (vedi qui e qui), organizzata dalla Fondazione Giorgio Tesi Onlus, che ha anche sostenuto una pubblicazione divulgativa, curata da Stefano Baroni e intitolata “Frequenze Solari”.
Già Lorenzo Maffucci, su La Nazione (vedi), nel 2008, si era interessato dell’ebanista, intarsiatore e non solo, che ha l’officina e l’abitazione a Legno Rosso, proprio davanti all’asilo e alla statua (attualmente ai cantieri comunali?) in terracotta di Linneo.
Lo abbiamo incontrato, per una chiacchierata che ha spaziato in più direzioni, dalle vicende biografiche alle creazioni artistiche e alle radio. «Ho iniziato a 14 anni, lavorando con carri, carrocci, carrettone carri agricoli, imparando a piegare e saldare il ferro» – ricostruisce ordinatamente Osvaldo. «Da militare, a Casale Monferrato, il colonnello mi teneva in falegnameria perché ero l’unico in grado sapermi muovere in quel settore. Una sera, quando i commilitoni uscivano, iniziai un cofanetto intarsiato che sto ancora terminando …».
«Accettai di prendere i gradi di caporale sotto la minaccia di essere spedito in punizione a Gaeta; il colonnello comunque apprezzò e al momento del congedo mi ringraziò molto per il servizio prestato». Inizia così, in un contesto di scarsa offerta di lavoro, una nuova esperienza per Osvaldo: «Entrai alla falegnameria Nobili (situata nell’ex chiesa di San Lorenzo tra il 1947 e il 1973 – n.d.r.) e ci rimasi per quindici anni». «Il Commendatore Arrigo Nobili si confrontava con me e mi apprezzava, aumentando all’occorrenza il grado e lo stipendio».
«Poi sono passato alla Uno P di Calenzano, come modellista capo reparto della falegnameria» e la narrazione prosegue, anche con dettagli e particolari risvolti umani delle varie realtà professionali incontrate. «Ho finito con la Maltinti di Serravalle, specializzata in cucine componibili» tira dritto Osvaldo, lasciando però intuire il rimpianto che alla Maltinti, oltre ai rapporti interpersonali di chiusura non sia stata apprezzata e recepita né la sua disponibilità a insegnare ai giovani né le sue indicazioni tecniche migliorative per le commesse da espletare.
«Così, una volta in pensione, mi diverto a fare il restauratore per gli amici» racconta l’intarsiatore abile a maneggiare una trentina di varietà lignee differenti, dal wengè all’acero e al paduk. I canarini fanno risuonare l’officina di Legno Rosso, dove spesso la sera giungono, quasi come ad un mercato, diversi amici: «sentirli cantare è un divertimento. Loro sono gli amici notturni, fino alle 2 circa quando vado a letto. Ne ho avuti anche un centinaio ma li ho ridotti per non usare i mangimi chimici».
Si capisce subito, osservando mobiletti dalle forme ricurve, scatolette e comodini intarsiati, che Osvaldo Solari non può essere un semplice artigiano, anche se si mostra umile con tutti e quasi inconsapevole della sua maestria. La complessità delle operazioni per piegare, ammorbidire e sagomare con acqua bollente pezzetti in legno di pochi millimetri si percepisce: «Un antiquario dello stato non credeva che tutto questo lo avessi realizzato io, glielo ho dovuto giurare»
Veniamo introdotti alla collezione di radio, accompagnati da una summa sulla cultura popolare e tecnica legata all’apparecchio per cui – nonostante una sentenza della corte statunitense avesse attribuito la paternità a Nikola Tesla – Guglielmo Marconi vinse il Nobel per la fisica nel 1909. Nomi di cantanti e velate suggestioni: Narciso Parigi, Beniamino Gigli, Giorgio Consolini, Claudio Villa e Luciano Tajoli. Non solo: dischi in vinile a 16 giri e 78 giri, un graziosissimo fonografo e diversi modelli della storica azienda di radio Marelli. «I tedeschi erano abilissimi a fare la meccanica ma noi abbiamo insegnato il design a tutti» procede con passione Osvaldo.
«Ho l’enciclopedia della radio, dove sono catalogati tutti i modelli prodotti e venduti sul mercato. Raccolgo e restauro questi oggetti, per la mia collezione o per gli amici» conclude l’artista per antonomasia di Capostrada.
Viene da pensare che forse a quel magna magna dell’Expo di Milano, ma anche in altri contesti, la professionalità di Osvaldo Solari sarebbe un’eccellenza artigiana da trasmettere o comunque sostenere: ma purtroppo le istituzioni sono le prime ad essere separate dalla realtà, dai problemi del lavoro, dell’organizzazione della produzione e del consumo e dalle esigenze di questa società che sa soltanto mandare in malora, piano piano, quanto di buono costruito e consolidatosi nel tempo…