FIRENZE. Creare ovunque comitati per la difesa e il miglioramento della salute pubblica.
Il 27 novembre scorso si è svolto un incontro tra i Comitati referendari per l’abrogazione della LR 28/2015 e i Consiglieri regionali di opposizione, per fare il punto della situazione e adottare le strategie adeguate a far si che il referendum venga portato a termine, malgrado lo strenue boicottaggio che la giunta regionale sta mettendo in atto.
La giunta Rossi è arrivata a proporre una nuova normativa che prevederebbe l’abrogazione della Lr 28/2015 ma mantenendone i “principi” sostanziali; dalla facilitazione della catena di comando a scapito di tutti i cittadini, alla diminuzione del potere decisionale dei Sindaci e degli amministratori locali fino all’aggravio di spesa per il Ssr.
Una vera e propria “truffa antidemocratica” camuffata da consultazioni lampo che vengono proclamate per disinnescare la bomba del referendum, che comunque ha già ottenuto il grosso risultato di mobilitare e organizzare i cittadini toscani stanchi di essere presi in giro e che vogliono tutelare il diritto alla salute per tutti.
Tutto ciò dimostra la loro debolezza: se riescono a procedere è perché noi non riusciamo ancora ad opporre una ferma resistenza.
La campagna referendaria ha avuto un grande successo, decine di comitati si sono costituiti in tutta la Toscana e sono state raccolte in poco tempo oltre 55 mila firme. Il fatto stesso che una legge votata solo qualche mese fa (marzo 2015) e difesa dalla neo eletta assessora Stefania Saccardi che la definisce “esempio di partecipazione e razionalizzazione”, si voglia ora cancellare a seguito della mobilitazione popolare è un passo che va nella giusta direzione, che mette all’angolo la giunta Rossi e favorisce il processo di costruzione di una nuova governabilità.
È necessario continuare ad alimentare l’organizzazione e la mobilitazione dei vari comitati che si sono creati, crearne di nuovi, aprire sportelli sanità presso i quali raccogliere segnalazioni e proposte degli utenti sul servizio sanitario, affinché diventino punti di riferimento a cui rivolgersi per mettere concretamente in campo quelle misure utili a garantire il diritto universale alla salute e gli aspetti di interesse collettivo che comprende, a partire dal lavoro e dalla casa.
I vari consiglieri di opposizione stanno toccando con mano che il contesto in cui si trovano ad operare è un teatrino all’interno del quale il loro ruolo ha un peso sempre minore, in tema di sanità pressoché nullo, e quello che gli resta da fare è rimanere compatti nel vigilare, fare ostruzionismo, trovare soluzioni tecniche e legali. Ma, è principalmente col legame concreto con le masse popolari, a partire da chi li ha votati, organizzandoli e mobilitandoli, fornendo informazioni e mezzi, che possono giocare un ruolo importante nel non permettere che la voce di 55.000 firmatari venga zittita, che possono effettivamente imporre un nuovo corso alle cose!
I lavoratori del settore hanno modo di capire, scoprire, il modo di boicottare concretamente queste leggi e misure (chi meglio di un lavoratore della sanità sa che cosa non funziona in un Ospedale e, ragionando collettivamente con i propri colleghi di lavoro, comprendere in che modo potrebbe andare meglio!) riprendere e avanzare nella lotta che nel 1978 aveva portato alla creazione del Ssn, occupandosi di quali sono i problemi e i disservizi che la privatizzazione comporta per loro stessi e per gli utenti, discutendo di come poter migliorare il servizio, discutendo del loro luogo di lavoro (le prospettive, le politiche che persegue e quelle che dovrebbe e che fanno gli interessi della collettività): in questo modo trovare soluzioni, forme di lotta, rafforzare la resistenza delle masse popolari contro la privatizzazione e il profitto a scapito della salute.
Negli ospedali è il governo centrale o locale che si occupa del futuro dell’azienda, della sua chiusura, ridimensionamento o altro e se ne occupa sempre più da padrone puntando a ricavare profitti: questo va ribaltato! Occorre che siano i lavoratori ad occuparsi del futuro dell’azienda in cui lavorano, costituendo comitati che si propongono di stabilire collegamenti con altri organismi di altre aziende, di legarsi alle problematiche del territorio e quindi a comitati che, ad esempio, si occupano della tutela dell’ambiente o del diritto all’abitare, puntando a gestire aspetti e servizi che l’attuale classe dirigente non ritiene vantaggiosi per il proprio profitto, lascia marcire o smantella; mettendo in campo iniziative di autorganizzazione a partire dagli studi epidemiologici popolari, progetti di recupero del territorio, legame con i lavoratori delle fabbriche e i disoccupati per pensare e pianificare una nuova tutela della salute pubblica.
La prossima scadenza è il 15 dicembre, data in cui verrà presentata in consiglio regionale la “nuova” proposta di legge: per quest’occasione i partiti di opposizione che più generosamente si sono spesi per il successo del referendum possono e devono mobilitare e organizzare i propri iscritti ed elettori, nonché i firmatari del referendum, a presidiare, insieme ai comitati, il Consiglio Regionale. L’obiettivo da porsi è la sospensione della legiferazione e l’indizione del referendum nel 2016, per poi passare a un processo di riforma del sistema sanitario regionale che veda coinvolte tutte le parti sociali.
Federazione Toscana del P. Carc