SAN MARCELLO-MONTAGNA. Pensate come è buffo il mondo: Monsummano ricorda con dovizia di cerimonie un suo figlio, prematuramente scomparso, che seguendo la sua passione e la sua indole, era probabilmente destinato a glorie non concesse dal destino, quello di divenire un giocatore di calcio (vedi), di quelli importanti.
Di contro ci viene in mente il silenzio di tomba che ha avvolto il 150° anniversario della morte di Lorenzo Pacini, il fondatore benefico del fu ospedale Pacini di San Marcello che il filantropo aveva voluto per il futuro benessere del suo territorio.
Se si esclude qualche volenteroso che ha provato a rinnovare la memoria nella frazione natale di Pacini nel Comune di San Marcello, ovvero a Mammiano, fra l’altro con quasi nessuna partecipazione di pubblico, niente è stato messo in cantiere dall’amministrazione comunale. Neppure una piccola corona di fiori, a ricordo della benemerita opera.
Forse perché, come si dice fra noi, la lingua batte dove il dente duole e la stridente realtà dell’oggi avrebbe indotto ad un paragone, senza appello, fra ciò che si era voluto allora e ciò che si è accettato oggi.
Un luogo di cura allora, un ectoplasma sanitario adesso.
Si dirà che certi nostalgismi non sono più di moda dinanzi a questo mondo sempre più veloce, sempre più corrotto e sempre più distante dalla gente normale: forse perché gli anormali sono proprio coloro che non conoscono le proprie radici o, forse, pur conoscendole, si sentono così piccoli e impreparati, anche se hanno la presunzione di voler rappresentare il territorio e la sua gente.
Mettetela come vi pare. Certo è che la vergogna del tempo presente è talmente grande che ricordare il passato è pericoloso, troppo pericoloso.