
PISTOIA. Il nostro affezionato lettore Fiore Di Monozzo ci scrive:
«Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de’ Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua».
Il Paese di Bengodi, contrada del paese di Berlinzone, è un luogo immaginario descritto da Giovanni Boccaccio nella terza novella dell’ottava giornata del Decamerone, intitolata “Calandrino e l’elitropia”.
Questo è quanto, per parecchio tempo, si è mostrato di noi all’estero e quanto è ciò che al di fuori dei confini nazionali hanno sempre pensato di noi, ovvero che fossimo davvero quel paese immaginario ove l’abbondanza e l’opulenza fossero una legge consolidata.
Del Paese di Bengodi non è rimasto nulla se non le ceneri ma sopravvive ancora l’aura incancellabile nell’immaginario collettivo del paese dei balocchi dove si annegano i problemi nell’oblio del divertimento, oppure in quel modo di pensare che ha come regola numero uno lo stupido assioma di “non voglio aver paura”.
Le difficoltà che ci angustiano, e non sono poche, rendono la vita difficile a tutti ma nessuno se la sente di reagire e ciascuno, per proprio conto cerca in qualche misura di sopravvivere individualmente con mezzi e mezzucci improvvisati proprio per tirare avanti, per tirare a campare.
È di stamani l’ultimo prodotto della cosiddetta “legge di stabilità”, ovvero l’arrivo puntuale della Tari 2014. Come se non bastassero tutti gli aumenti fiscali cui ci siamo sottoposti, anche se ufficialmente – dice Renzi – le tasse non sono state incrementate (vi evito gli elenchi degli aumenti che potrete leggere meglio e più esaurientemente nel vostro portafoglio) giunge, con un aumento esponenziale, il balzello sulla spazzatura.
Quando ci fu presentata la raccolta differenziata dei rifiuti, venne anche strombazzata con enfasi una futura riduzione della bolletta sostenuta dal recupero economico derivante dalla vendita di quanto selezionato dai cittadini.
Ciascuno di noi si è provvisto di tre contenitori, vigila sulla famiglia perché si separino i rifiuti che con diligenza vengono immessi negli appositi cassonetti. A fronte di tutto questo impegno, che indubbiamente comporta un disagio, fatto con la certezza e l’entusiasmo di aiutare l’ambiente, ci perviene un conto salatissimo da pagare.
Ma i soldi che si recuperano vendendo vetro, carta, plastica ecc. dove vanno a finire? Perché non vengono utilizzati per dare una sostanziale limata a bollette divenute vere e proprie vessazioni?
Non mi aspetto una risposta politica ma una risposta concreta, seria e soprattutto comprensibile a uno che paga le tasse, tutte le tasse… Per ora.
«IL BOMBA» E LE SUE SPARATE

ANCHE A QUESTO GIRO il sonno della ragione genera mostri: non ci sono altri termini per qualificare l’elusione totale del principio europeo, sdoganato già dal 1994, per cui “chi inquina paga”.
Il Bomba – così veniva chiamato da ragazzo l’attuale premier Renzi, e miglior apposizione sarebbe proprio impossibile trovarla – non ha capito che nella gestione dei rifiuti in tutta Europa dovrebbe vigere l’applicazione di meccanismi premianti e penalizzanti, finalizzati appunto a incentivare, anche in virtù del principio della responsabilità condivisa introdotto dall’allora ministro Ronchi, pratiche virtuose come la riduzione dei rifiuti a monte.
La Tia puntuale, tariffa di igiene ambientale, calcolata sulla quantità di rifiuti prodotti, che in alcune realtà aveva già permesso di raggiungere performance di riduzione ottimali, avrebbe dovuto mobilitare, una volta estesa in tutti i comuni, l’interesse e la convenienza delle famiglie a rendere il servizio della gestione del ciclo integrato dei rifiuti un servizio economicamente leggero e strategico per le aziende del riciclo (visto che il mercato delle materie prime seconde, la green economy cioè, viene indicato dalla Commissione Europea come la base dell’industria manifatturiera del vecchio continente).
L’ebetino di Firenze – come lo chiama Grillo – colpisce invece, oltre al popolo lavoratore, chi ha il privilegio di avere un lavoro garantito e chi letteralmente si prostituisce per ricevere un misero salario a fine mese, anche con uno strumento fiscale che potrebbe generare, più di tante sparate e annunci dei suoi, una vera riforma progressista dell’intero sistema.
Tuttavia l’Anci, che dovrebbe marciare su Roma e far restituire ai Sindaci la fascia tricolore, rimane silenziosa e indifferente; i politici di ogni ordine e grado hanno da pensare alla propria autoconservazione e la maggior parte degli italiani, quel popolo di accampati, si accontenta tutto sommato dei mondiali di calcio (o dei Club del Napoli, della Fiorentina etc.) e delle chiacchiere da bar.
Non c’è niente di nuovo sotto il sole, ma neanche niente che ci possa impedire di continuare la nostra resistenza, isolata e dignitosa, per l’affermazione di una domanda diffusa di cambiamento senza la quale nessuna offerta politica sarà mai efficacemente incisiva.
l.c.
[*] – Commento