PISTOIA. Siamo una massa di gente predisposta alla sottomissione, almeno questo è quanto discende dai singoli comportamenti, dagli ordinamenti che ci siamo dati, dalla indifferenza che coglie ciascuno di noi a meno che non si parli del calcio e della Ferrari, argomenti dove ci esprimiamo con impeto manifestando la nostra caratteristica principale, la faziosità.
Mancando da sempre un cemento storico, sociale e biologico che ci unisca di fatto trasformando una massa in un popolo, ne discendono comportamenti e conseguenze classiche di una nazione indipendente solamente sulla carta geografica ma che nella realtà si rivela debole e succube, talora in maniera ridicola e grottesca, in qualunque manifestazione interna e in tutti i confronti internazionali sia che si tratti di economia sia che si tratti di questioni legali, militari o di eventi che coinvolgono l’orgoglio popolare, quel senso innato a cui ricorrono etnie e nazioni vicine e lontane. Nazioni, queste, dove in regimi di piena libertà il senso di appartenenza viene diffuso in famiglia e dalle istituzioni oltre che tutelato e difeso, con rigore, contro tutto e contro tutti.
È inutile che faccia esempi, basta seguire i telegiornali o aprire qualsiasi quotidiano oppure seguire i processi che si svolgono nei nostri tribunali, la conduzione della giustizia, la produzione continua di leggi farraginose che, col terrore di ledere anche la più stupida e inutile garanzia individuale alla fine impediscono la tutela di colui che è stato offeso. In aggiunta si consente al condannato apparizioni sui media, ovviamente dietro compenso, come si trattasse di una star.
Osservate bene non tanto il comportamento del Governo e degli Amministratori locali ma quello della gente che ovviamente è all’origine di quel Governo e di quella Amministrazione. Guardate il modo con cui gli italiani si rapportano tra di loro e quello col quale ci relazioniamo con l’estero. Badate bene non è questione di politica, intesa nel senso più stretto del termine anche se da noi il significato di democrazia appare o frainteso oppure male applicato.
Paesi democratici di lunga tradizione oltre ad una coesione etnica che li rende uniti per vincolo di sangue che tendono a manifestare, palesano, quando necessario, talora con energia e fierezza la loro dignità che proteggono con tenacia di fronte a qualsiasi minaccia reagendo, se necessario con vigore e compattezza. Noi non ne siamo capaci e nemmeno ci poniamo il problema di questa assenza che appare ai più cosa sconosciuta o comunque di secondaria importanza. Sembra che il motto generale sia quello di sopportare, sopportare, sopportare senza alzare mai la testa, senza mai notare o sottolineare nulla nella convinzione che si possa in definitivamente andare avanti così come se non volessimo aver paura poiché la paura ci costringerebbe a cambiare comportamenti a fare rinunce a prendere decisioni, a subire sacrifici a modificare quel tran tran quotidiano cui ciascuno è abituato e che, così facendo, pensiamo di difendere.
La resa dei conti invece prima o poi ci sarà e allora la paura ciascuno dovrà affrontarla ma lo farà da solo e, la storia lo insegna, c’è una bella differenza tra quella di un popolo e la paura del singolo facile a trasformarsi in terrore. La paura collettiva può essere combattuta con la consapevolezza collettiva il terrore conduce invece l’individuo isolato alla sottomissione. Pensate davvero che si possa per sempre andare avanti così? L’Europa unita ci ha mostrato e ci sta mostrando che non è e non sarà possibile relegandoci pressappoco al ruolo non invidiabile di cenerentola ovvero di “colonia”.
I trattamenti riservatici sembrano indicare, indipendentemente dal Governo del momento, che questa è la considerazione della quale godiamo a giudicare da ciò che si vede , che si subisce senza alcuna reazione vibrante. Reazione auspicabile ma impossibile poiché richiederebbe un sostegno popolare che non è nemmeno ipotizzabile. Anche oltre i confini europei le cose non cambiano e, se non peggiorano, poco ci manca. La vicenda dei marò, di Cesare Battisti, dei migranti ad accogliere i quali siamo stati lasciati soli dalla stessa Europa che ci chiede sacrifici sono già sufficienti. E noi, …la massa? Restiamo quello che siamo, una accozzaglia di individui, di gruppi, di fazioni accampate sul territorio che non riescono mai a far sentire una voce univoca, compatta almeno su questioni che riguardano la dignità di tutti sia interna che internazionale. Come nuova colonia abbiamo superato l’esame, per divenire nazione vera e indipendente siamo del tutto sprovvisti del requisito essenziale: la dignità nazionale.
[*] – Lettore, ospite