Continua a tentennare e sembra che non abbia mai fatto passare al suo TG60 la notizia della batosta in cui è incappato circa un mese e mezzo fa quando una delle inservienti dell’ex-Aias è stata condannata (pena sospesa) a 6 mesi di carcere per maltrattamenti a persone con gravi handicap
PAGA, ORSÙ, DIRETTOR DI TIVVUÈLLE
E SARAI CAVAGLIERO INFRA LE STELLE!
IL 7 OTTOBRE scorso davamo notizia di un processo penale assai interessante e delicato. Era il caso di Loriano Baldini, afflitto da sindrome di down, picchiato da una inserviente della Fondazione Maria Assunta in Cielo, realtà che tutti conoscono bene (ex-Aias) e che sta sotto l’ala di Luigi Egidio Bardelli, uno dei Cavalieri della Luce, che dirige anche Tvl SpA.
In occasione di quel nostro intervento, concludemmo con una domanda provocatoria: vogliamo vedere come si comporterà la sua Tvl Pistoia Libera, dopo che l’inserviente della Maria Assunta in Cielo è stata condannata a sei mesi di carcere (pena sospesa) e lui, il famoso don Manone che si presenta in giro anche senza mascherina, è stato condannato a versare una provvisionale di 4mila euro al tutore della vittima e oltre 3mila euro di spese a favore del difensore del Baldini, l’avvocato Pamela Bonaiuti del foro di Prato?
Dal 7 ottobre scorso Mario Baldini, padre e tutore di Loriano, con cui abbiamo parlato ieri mattina sulle scale del tribunale e poi per telefono nel pomeriggio, non ha visto l’ombra di un soldo bucato.
A pagare e a morire – dice il proverbio – siamo sempre in tempo. Quello che però ci sconvolge – mentre, per le nostre inchieste giornalistiche, anche feroci, ma sempre molto ben documentate, siamo diventati come i piccioni impagliati che avanzano sui nastri scorrevoli dei tirassegno da fiera – è il comportamento di tanti bravi cristiani che, chiamati a rimettere i debiti, continuano a parlare di papa, pepe, pipe, pope e pupe ma con la felemma del Signore Illustrissimo: il quale la capiva benissimo, ma quando c’era da spendere nun la voléa ’ntendere.
Per farla breve, don Manone ha sempre fatto come gli è parso fin da quando inizò a vivere d’Aias (è solo un gioco di parole su «vivere d’aria»: sarà bene spiegarlo per chi non capisce compiutamente l’italiano).
È passato indenne attraverso baracche di casini innominabili – una ricchissima letteratura su cui potrebbe riferire all’infinito Giampaolo Pagliai come presidente del Consorzio Sociosanitario di Pistoia, travasata anche in atti processuali pubblici: quindi non rompete… – e, come ultima prova di forza della sua incontrastata irresistibile ascesa (il Bardelli a Arturo Ui gli fa un baffo come quello di Francesco Giuseppe), Arturo Brachetti ha da prendere lezioni da lui, visto che Luigi Egidio ha saputo – forse per grazia divina – trasformare l’acqua in vino, come alle nozze di Cana, e poi (meglio!) il vino in olio da lanterna della fede. Buttando all’Aias tutto, ha saputo dar vita all’Apr per indi transitare nello spiritale della Maic.
Lavoisier con la vecchia chimica-fisica avrebbe detto: è passato dallo stato solido, a quello liquido, all’aeriforme-spiritale. Ma dìndi nisba, però – dice indignato Mario Baldini, padre e tutore di Loriano. Fine del primo tempo.
Secondo tempo. Lo ha fatto dire, Bardelli direttore responsabile di Tvl, che all’interno di una delle sue strutture alcuni pazienti venivano smestolati e schiaffeggiati come dio e il santo padre Bergoglio comandano? Che venivano lavati a zaffate di acqua bollente o fredda a seconda dei casi e delle persone attuali? Che venivano portati alla doccia, insaponati e poi lì lasciati nudi perché il personale se n’andava a prendersi un caffè caldo, tanto loro potevano aspettare?
Non possiamo giurarlo in assoluto, ma amici che seguono assolutamente sempre Tvl nel Tg60, confermano di non aver mai visto né sentito niente di tanto.
Quando perde, Bardelli alza le spalle e tira dritto, mentre al suo Tg60 nessuno fiata. Quando vince – il che vuol dire talora – fa addirittura suonare le trombe del giudizio universale in attesa del Cristo giudicante.
Ma se facesse tutt’e due le cose – cioè dire quando perde e quando vince con la stessa modesta chiarezza e lo stesso senso del dovere del giornalista; e pagare i propri debiti come gli imporrebbe la sua immacolata spiritualità di Cavaliere della Luce allevato a latte e Vangelo – non sarebbe molto più giusto e onorevole?
Così Luigi Egidio sembra essere “spiccatamente” identico a una di quelle vecchine isteriche da vespro domenicale anni 50, che recitavano il rosario e poi, uscite di chiesa, si mettevano a parlare fitto fitto di corna, di cornuti, di puttane e di tori da monta. Ecco perché personalmente non siamo più cattolici e crediamo che dio non esista.
Caro Egidio, dell’Ora verde e dell’olio nuovo: i debiti terreni non sono come quelli celesti. Vanno pagati e non – come sembra che tu faccia – furbescamente autorimessi/saldati…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21 fino alla satira
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Che ci dice Jorge Bergoglio?
«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (greco: Ἀπόδοτε οὖν τὰ Καίσαρος Καίσαρι καὶ τὰ τοῦ Θεοῦ τῷ Θεῷ; latino: Réddite quae sunt Caésaris Caésari et quae sunt Dei Deo) è una celebre frase detta da Gesù e riportata nei vangeli sinottici, in particolare nel Vangelo secondo Matteo 22,21, nel Vangelo secondo Marco 12,17 e nel Vangelo secondo Luca 20,25. È un detto registrato anche al di fuori degli scritti canonici: è presente nel Vangelo di Tommaso (100,2-3) e, rielaborato, nel Vangelo Egerton (3,1-6) [Wikipedia].