PISTOIA. Caro dott. Luciano Costantini,
leggo in cronaca locale il suo intervento. Da quando la conosco, la stimo, ma la penso come Giorgio Napolitano che, da Presidente del Csm e della Repubblica, sostenne che i giudici si devono esprimere con le sentenze e non con le esternazioni.
Veda, io conosco bene la nostra città, ci sono nato e ho vissuto con impegno pubblico per molti anni. Deve sapere che nel 1965, da neo eletto nel Consiglio Comunale, udii Matteo Matteotti, figlio dell’eroe socialista Giacomo, chiedere, appena entrammo in città dall’autostrada, quanto avevano preso gli amministratori per quella “porcata”.
Si riferiva al primo palazzo costruito fuori dal casello che allora era veramente un’area vergine. Imparai così il significato della parola “tangente” (che per la verità per una parte politica si è sempre chiamato “contributo”); ricordo per filo e per segno le parole precise del mio vecchio compagno socialista che rispose a me spiegandomi che: “I partiti non bevono di acqua minerale”.
Da allora è trascorso più di mezzo secolo, ma a Pistoia, tolti i protagonisti del processo agli “intoccabili”, nessuno dei pubblici amministratori è stato coinvolto in inchieste e procedimenti penali, escluso quel banale furto, con destrezza, di una macchinina giocattolo rossa.
Dobbiamo ammettere che noi, in Italia, siamo un’isola felice. Il sottoscritto, 25 anni fa, fu rinviato a giudizio (con un processo che durò quattro lunghi anni) per aver cercato di far riparare celermente la diga del bacino di Gello. Nessun altro ha dovuto rendere conto del proprio operato.
È vero che un giovane procuratore, nel suo appassionato intervento finale, sostenne che il sottoscritto doveva essere assolto perché, dal dibattimento, era risultato evidente che era stato “vittima di una manovra politica”, forse lei si ricorderà. Ora vedo che lei, elegantemente, disquisisce tra intoccabili e imprendibili, vedo che lei usa lo Zingarelli, mentre io uso, da molti anni, il Devoto-Oli e cercherò il significato di un’altra parola: intoccati.
Possibile che in cinquanta anni, nel settore della gestione dei rifiuti, delle aree edificabili, degli appalti di ogni tipo, della gestione di tutte le aziende partecipate dagli enti pubblici locali, Asl compresa, nessuno abbia commesso illeciti?
Il sistema politico economico e sociale pistoiese da oltre 20 anni è caratterizzato da un blocco di potere che è la risultante del Pci e di quella parte della Dc fortemente impegnata nel governo delle banche e delle fondazioni con un contorno di soccorritori verso il carro vincente.
Veda, pur stimandola per i suoi valori ma anche per l’affetto e la venerazione che un carissimo amico comune aveva verso di lei, dissento dalla sua teoria.
Niente vogliono togliere ai magistrati ai quali ha fatto riferimento nel suo intervento, anzi, a loro ne aggiungo altri tre: Tindari Baglione, Manchia e Pintor, ma laicamente non credo a nessun dogma della infallibilità, anche gli uomini migliori talvolta sbagliano.
Secondo i miei ricordi, in molti casi, a Pistoia, ci sono stati probabili rei intoccati, ne voglio ricordare solo uno, quello della vicenda incredibile dell’illecita (per il modo in cui si svolse) vendita della Casa dei combattenti e reduci.
In quel caso sicuramente furono compiute irregolarità amministrative e forse reati, da chi? Intoccabili? Imprendibili? Intoccati? Ci furono due sole voci “clamanti” nel deserto: quella del prof. Remo Amerini e quella del sottoscritto.
Questo è un esempio eclatante di come anche donne e uomini eccellenti possono sbagliare. Veda, signor Giudice, l’onorevole Violante, che non mi è troppo simpatico, dovetti apprezzarlo quando affermò che “l’azione penale a volte è obbligatoria e a volte no”.
Con stima, e sappia che il nostro Paese avrebbe bisogno di più magistrati come lei.
[*] – Ex consigliere comunale e politico, ospite
Vedi anche: https://www.linealibera.it/luso-e-labuso-delle-parole-e-della-lingua/
One thought on “PAGLIAI: INTOCCABILI, IMPRENDIBILI E “INTOCCATI” DI PISTOIA”
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