pane al pane. GIUSTIZIA? SÌ, MA DELL’ALTRO MONDO!

 

13 ottobre 2019. Rigorosamente con il fiocco da lutto

 UN ITALIANO POTREBBE CONTARE
SULLO STESSO TRATTAMENTO?


Il Tirreno – 13 ottobre 2019

 

STRAPPARSI i capelli sarebbe troppo banale e non servirebbe a nulla.

Basterà ricordare che quando Hammurabi fece scrivere le leggi del suo codice per la prima volta, l’intento era quello di farle applicare per quelle che erano e per come erano scritte e non secondo il bruciore degli sfintèri dei giudici (la bocca, il cardias, il piloro, il duodeno e, dulcis in fundo, il buco del culo – da cui escono tantissime inutili e dannose sentenze nel nostro paese).

Ci voleva l’estratto concentrato del diritto romano, tutto imperniato sui principi oligarchici della pseudo-repubblica degli ottimati (i signori senatori), in altri termini i radical del tempo di Cicerone, per giungere alla fine esegesi onde avvantaggiare gli amici e troncare i nemici. Per amici e nemici si intendono quelli che si rèputano simpatici e antipatici a qualsiasi ragione, giusta o ingiusta.

«La legge è uguale per tutti» – come vedete – un bel corno. Voi, cittadini italiani, dovrete usare bancomat e carta di credito; loro, clandestini stranieri e senza requisiti, non solo continueranno a fare quello che vogliono e, magari, a ottenere anche il rinnovo di qualsiasi cosa, pur se hanno ottenuto un documento con la frode, ma non saranno mai adattati alle nostre regole.

Questo ragionamento non è affatto esternato per seminare odio: l’odio lo seminano – e non c’è dubbio – i fedeli servitori dello stato che, con i sofismi della pseudo-logica, favoriscono alcuni e penalizzano altri. In certi casi, a nostro parere, conta anche il colore, di qualsiasi natura.

Vedete questa: aziende chiuse perché non in grado di pagare i loro impegni pur essendo creditrici di somme milionarie da parte dello stato – e suicidi che il cristinaissimo senatore a vita Monti definì fisiologici nei periodi di crisi, tanto «chi muore giace e chi vive si dà pace».

Non meravigliamoci, però. Con un omìno come Conte che, toscanamente parlando, funge ottimamente «da potta e da culo», tutto è possibile. E lo stesso vale per dei «nani da giardino» come Di Maio, Zingaretti e Renzi, che somigliano molto da vicino a quei mostriciattoli che un tempo gridavano «puzza puzza puzza» in una pubblicità che reclamizzava qualcosa di chimico per i tubi «che ti levano la merda di sotto il culo» (per le vergini delicate di sinistra, si tratta di una citazione da La pazza storia del mondo di Mel Brooks).

Da scandalizzarsi c’è, e non poco, nel vedere quanti pasticci combinano questi signori giudici che agiscono in nome del popolo italiano (quale? Quello di nazionalità o quello – come dice Lapo Elkan parlando dei neri – dei «nuovi italiani»?) al quale vanno direttamente nel post[eriore]ideologico tanto caro a chic e 5 Stelle.

Saranno, però, costoro a restare in piedi anche a questa tornata, perché Bonafede, in perfetta malafede, non gli toccherà né capo né coda, né potta né culo. Quando – detto tra noi – sarebbe così semplice riformare la magistratura e distribuire davvero una «legge uguale per tutti».

Basterebbe un articolo unico e non c’è bisogno neppure di scomodare la Costituzione: «Il giudice applica le leggi e non deve mostrare quanto sia bravo a interpretarle a suo insindacabile giudizio».

Per il ragionamento capzioso (e cazzoso) ci sono già fin troppi catto-comunisti in questo paese macellato dai tedeschi e dai francesi, pieno di accoglienti alla Oliviero Toscani e ai Grilli che mandano a fanculo Renzi e, qualche tempo dopo, si inginocchiano dinanzi a lui e gli nettano l’orifizio con la rosea lingua con la quale poco prima lo avevano sonoramente sfanculato.

E un’un’ultima battutaccia. Vogliono raccattare 7 miliardi di evasione senza dover penalizzare sempre i soliti? Comincino a far pagare l’Irpef alle puttane. Non è giusto che un «trombaio» debba essere considerato evasore, e una «trombatrice seriale» una santa esentasse e per giunta da assistere, magari anche da parte di preti e/o magistrati che le visitano sui luoghi di lavoro con il nobile intento di convincerle a cambiare vita per rendersi degne di andare in paradiso.

Per chi, infine, si scandalizzasse di certe espressioni forti, la risposta può essere solo una: «Piantatela, donnine da vespro! Ci avete rotto i coglioni».

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di critica
La Diciotti e il sequestro di persona? Che mega-cazzata da compagni!
Ma avete mai visto un magistrato entrare in un rifugio di sequestratori sardi
per controllare lo stato fisico dei sequestrati e poi tornarsene pian piano in ufficio…?


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One thought on “pane al pane. GIUSTIZIA? SÌ, MA DELL’ALTRO MONDO!

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