paradossi din giustizia. SE IL PM DI PISTOIA COLETTA E I SOSTITUTI NON LA SMETTONO DI IGNORARE L’ART. 358 CPP, IL TERZO PIANO RISCHIA DI FARE LA FIGURA CHE MERITA

Perché Andrea Alessandro Nesti, mai-comandante dei vigili di Agliana, e sua moglie, Milva Maria Cappellini, si lamentano continuamente contro di noi, querelano a raffica e insistono nel dire di essere diffamati e perseguitati, mentre sono proprio loro gli artefici della loro disfatta avendo cavalcato, dal 1999 ad oggi, la “tigre di peluche” di un vittimismo alimentato dai loro amici della procura?


Tutti sapevano tutto. Tutti hanno sempre taciuto. Tutti hanno lasciato stare le cose com’erano: compresi i destrofili-inciucisti Benesperi e Ciottoli. Ma la procura dieci, cento, mille volte colpevole perché ha preferito sparare addosso alla verità piuttosto che vedere le proprie «prossimità» additate dai cittadini-vittime degli imbrogli politici


È SORTE PER MOLT’ EMPIA E IN PIÙ BESTIALE

ESSER SOGGETTI ALL’ «IUDEX NATURALE»…


 

Andrea Nesti: 15 anni da comandante dei vigili di Agliana senza esserlo mai stato. E ha avuto il coraggio di riempirci di querele, lui e la moglie Blimunda, tutte concluse con il nostro rinvio a giudizio perché il sostituto Curreli ha sempre ignorato i suoi doveri dettati dall’art. 358 cpp!

 

Personalmente non sono affatto convinto della stessa opinione che ha spinto un solete giudice-vendicatore a condannare Mario Giordano e Rti per consolare la giudice di Massa esposta, come ha motivato in sentenza, al pubblico ludibrio.

A me avevano sempre insegnato che in Costituzione esiste anche un negletto articolo 3 che getta le fondamenta dell’uguaglianza di tutti i cittadini: in cui quel tutti non esclude i magistrati riconoscendo loro sangui di divina ascendenza. L’ultimo, infatti, che affermò di essere figlio di Dio, non solo finì in croce, ma viene tutt’oggi crocifisso ogni giorno da tanti bravissimi cattolici che predicano bene e razzolano malissimissimo.

Personaggi fra cui l’obbligo professionale di attenermi alla «verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede», mi impone – cosa spesso negletta sia dall’ex presidente OdG Bartoli, oggi a Roma; sia l’attuale, discutibilissimo presidente Marchini – di narrare al mio padrone (che non è il potere, ma il lettore) quanto di storto vedo, annoto e scrivo. Anche se non sono un epigono di Montanelli, almeno a detta di Curreli e di Grieco.

Calco, qui, la mano sul caso Nesti – il secondo “che sa di protezione” da parte della procura pistoiese, dopo il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi –, perché ormai il mucchio di stupidaggini affastellate da Claudio Curreli, prima nel maxiprocesso (politico) contro Linea Libera e, successivamente, sulle squinternate querele di Milva Maria Cappellini (scrittrice e fantasiosa, inventrice di bufale a sostegno dell’ormai certificata protezione che la sinistra garantì per 15 anni a suo marito), mi permettono di dire, con il requisito della “lealtà e della buona fede” che in procura non rintraccio, che questo sostituto (ma oggi anche la dottoressa Chiara Contesini) , con la sua azione suprematistica di tipo nietzschiano aldilà-del-bene-e-del-male, passa con gli scarponi chiodati sopra l’art. 54 della Costituzione. Triturandolo.

Nesti è stato tenuto in piedi dal primo posto fasullo del suo concorso del 1999 fino alla pronuncia del Consiglio di Stato del 2015: e lo è stato – per esplicita dichiarazione giurata in aula da parte della segretaria generale Donatella D’Amico – perché, per motivi politici, le amministrazioni di sinistra costruirono il concorso per Nesti, quel concorso fu fatto vincere al Nesti e nessun altro fu voluto sul trono del Nesti per anni 15: ecco chi erano i democratici progressisti di Agliana. Che piaccia o no al cattolico Curreli-scout-Agesci che usa lavorare non «con disciplina ed onore»: oppure dimostratemi il contrario.

E poi Coletta ha il coraggio di dire che le «prossimità sociali» non contano, vero?

L’avere accolto a mosca cieca tutte le fanfaluche nestiane e della di lui consorte con «prossimità sociali» strette anche con Alessandra Casseri, segretaria di Giuseppe Grieco; l’avere ignorato le offese dalla medesima signora Blimunda, generosamente distribuite contro chi scrive e Alessandro Romiti; e sempre e tutto senza accertare la verità storica dei fatti, come ha fatto Curreli, non fa di quel sostituto un eroe nazionale, e neppure un semplice «timoroso e pusillanime, sceso a patti» con i colleghi in «prossimità sociale», ivi compreso lo stesso Andrea Alessandro Nesti ex-Vpo, come è stato detto della magistrata di Massa risarcibile con 80 mila euro.

La compulsività con cui Curreli ha continuato a rinviarci e farci rinviare a giudizio senza leccarsi neppure un dito per sfogliare e leggere almeno qualche foglio al fine di rendersi conto della sequenza storica dei fatti del Nesti e della Blimunda, fa di lui – è gogna mediatica o è giusta critica e diritto di cronaca, ben più nobili della gogna giudiziaria con cui ci accusa senza ragione di essere stalker e delinquenti usi al crimine? –; fa di lui, dicevo, un signore più adatto a piantare alberini della legalità nel giardino del Liceo Classico; a pulire i boschi con i suoi scout dell’Agesci; a redimere le sue prostitute sulle rotonde di Agliana; a coordinare, contra legem, gli arrivi clandestini con Terra Aperta; a starsene gomito a gomito con la moglie nello stesso tribunale (motivo di stra-palese incompatibilità ambientale) nel silenzio generale della stampa da Bartoli-Marchini e surrogati, e nel mutismo ruffiano di tutti i penalisti della Camera Penale di Vanni Fucci.

Se l’Italia va così pessimamente, non è colpa di chi si comporta come certi magistrati, sui quali sto scrivendo da ben quattro anni: ma è solo l’effetto di quel silenzio viscido e ruffianile di una sottocategoria di servi da basso impero che, manovrando le leve del sottopotere, favoriscono non il fascismo, ma il fascistismo del ritorno financo alle stelle di David sui muri delle case.

È la voglia del quieto vivere che nuoce alla vivibilità di una vita in cui anche i magistrati che tralignano – e sono tanti: autoprotetti e autoreggenti come le calze sexy – possono aver l’ardire di voler accreditare che il nome di un magistrato deragliato non va fatto, ma che va rammentata solo una immateriale istituzione come la procura. Leggete bene l’articolo che parla della condanna di Maro Giordano e inorridite.

Perché non rispondono mai alle nostre osservazioni con l’aspra indignazione che si addice agli esseri supremi? Perché sanno bene  che, se lo fanno, perdono di colpo le loro prerogative di “giudice naturale”. Che, in sintesi, sono queste: libero arbitrio in libero-anarchica interpretazione/invenzione della legge. Tutte qualità divine per le quali sono tutelati da Csm, Anm, procura di Genova, direzioni nazionali anticorruzione e antimafia e, dulcis in fundo, l’angelo custode bianco, il non-presidente della repubblica muto

Strutturata com’è, la nostra magistratura, pur con ogni riserva nei confronti di tante persone serie che vi navigano (perché ci sono e so bene chi siano), bastano anche solo pochi palamariani per avvelenare tutta la botte e trasformare un Brunello di Montalcino in un acetaccio da vomito.

Le carriere vanno divise eccome! E meglio sarebbe dividerle perfino con La scimitarra di Kien-Lung. Chiedetene spiegazione a un protetto della procura che sta a Quarrata e fa il sindaco per la terza volta sotto le spoglie di presidente del consiglio comunale. Lui legge tutto Salgari e lo sa chi era Kien-Lung.

Vanno divise, le carriere. Ma vanno anche riformate in maniera seria. Lo stesso dìcasi per gli inetti onorevoli (?) e senatori (da seno, forse, dove si succhia bene…). Va tolta, a questa marea di avocatori-aggiotatori di potere, quell’autodichìa che è la negazione mortale della giustizia e della libertà del popolo.

Perché autodichìa – sia essa Csm o sia essa Anm, come pure l’autonomia economica delle camere di comprarsi i materassi che vogliono per dormire meglio – altro non è che un qualcosa equiparabile, mutatis mutandis, a un assurdo diritto costituzionale, concesso a chi violenta, di castrarsi o no a sua scelta.

Correrebbero mai, gli stupratori, a prendere il coltello elettrico con cui Depardieu si evira in L’ultima donna?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]

Per leggere tutto il parere dell’Avv. Mauro Montini-Studio Lessona, clicca su questo collegamento


 

Nesti e sua moglie non hanno da lamentarsi di niente: tutto quello che abbiamo scritto su loro è vero e documentato. È stata se mai la procura, che spregia e disattende l’art. 358 cpp, a combinare un pasticcio che nell’Urss anni 50-70 avrebbe meritato come minimo un Arcipelago Gulag.

Alla prossima spiegherò come Nesti sia stato protetto e favorito anche dalla segretaria generale Paola Aveta e dal duo inciucista Pedrito-Benesperi/Agnellone-Ciottoli – grazie al parere di un avvocato chiamato… Ve lo dico alla prossima.

 


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