A rappresentare la Regione Toscana, sul treno viaggiano gli assessori Anna Rita Bramerini e Sara Nocentini
FIRENZE. Sul Treno della memoria per Auschwitz cambiano scuole, studenti, insegnanti, ma la rumorosa eccitazione prima della partenza è sempre uguale edizione dopo edizione. Anche stamani è stato lo storico binario 16, lo stesso da dove partivano i treni dei deportati italiani verso i luoghi dello sterminio, ad accogliere per la registrazione e gli ultimi adempimenti prima della partenza i 750 partecipanti dell’edizione 2015.
E ancora si è ripetuto il rito del saluto ai partecipanti da parte dei rappresentanti della Regione. Bloccato dall’influenza di stagione il presidente Enrico Rossi, è toccato alle assessore Anna Rita Bramerini e Sara Nocentini sottolineare il valore di questa iniziativa che la Toscana, grazie all’intuizione di Ugo Caffaz, ha creato dodici anni fa per onorare il Giorno della memoria; quel 27 gennaio in cui l’Armata Rossa sfondò i cancelli e divenne testimone per tutti dell’orrore.
“L’abbiamo detto e lo ripetiamo – ha affermato Bramerini – questo viaggio nasce nella consapevolezza e nella conoscenza in un percorso che inizia appena rientra il treno precedente, attraverso meeting, seminari, incontri e letture. Due anni di studio, di preparazione che coinvolge tutti, a partire dagli insegnanti per arrivare agli studenti nelle loro classi. Si arriva alla partenza come quella di oggi coscienti di far parte di un momento legato alla storia del Novecento che non deve e non può essere dimenticato. Al contrario, e quanto sta accadendo a partire dalle guerre in Medio Oriente, poi in Francia e anche qui in Italia, deve crescere la consapevolezza che la battaglia per la tolleranza e il confronto civile non finisce mai; e che contro i fantasmi del razzismo, dell’antisemitismo, del rifiuto di ogni diversità la guardia non può mai abbassarsi”.
“È un grande sforzo collettivo per dare la giusta sottolineatura alla battaglia per tenere vivi i valori fondanti della tolleranza e dell’integrazione, contro i demoni che il Novecento ha portato alla luce e che ancora vivono nonostante tutto – ha affermato l’assessora Nocentini –. Questo obiettivo lo si persegue dando continuità alle azioni per riaffermare il diritto di tutti ad una vita in pace, proprio come ha fatto e fa la Regione Toscana in tutti questi anni: fornendo strumenti, cultura e conoscenza a partire dalle giovani generazioni cui spetta il compito di portare avanti il testimone della civiltà”.
Il treno austriaco doveva partire attorno alle 11, ma per la neve al Brennero la partenza è slittata di oltre due ore.
Segui lo speciale sul treno 2015: www.toscana-notizie.it/speciali/treno-della-memoria-2015.
[dario rossi – toscana notizie, lunedì 19 gennaio alle 13:18]
Gli ebrei morti nei campi tedeshi avevano qualcosa in più di quelli sterminati nei gulag comunisti? Vogliamo parlare anche di quelli? Che ne pensano i comunisti divenuti PD?
Lo farà la Regione un bel trenino per andare in Russia? Io penso di no…
Anche delle foibe, non se ne poteva e non se ne doveva parlare.
E pensare che quelle si trovano a due passi, e Tito era considerato un grande statista dai dirigenti dell’allora P.C.I…
meno male che da qualche anno sono ricordati anche quei morti, che erano italiani…!
Adesso sarebbe il caso di riscrivere anche i libri della storia che è insegnata ai nostri figli nelle scuole…
Se si vuole è molto semplice rispondere a Bonacchi (che una volta tanto ha ragione nelle sue osservazioni) ed a Belli. Il nazismo era qualcosa di nato come prepotente e prevaricatore, senza nessun nobile ideale alle spalle; è stato sconfitto definitivamente e dalle sue ceneri è nato uno Stato democratico che lo ha rinnegato senza sè e senza ma. Il comunismo è durato molto di più, incarnato da una superpotenza come l’U.R.S.S; quindi, si spiega facilmente (ma certamente non si giustifica) il fatto che dei gulag sovietici si parli molto meno; innanzitutto per la pavidità e la codardia di chi avrebbe dovuto farlo quando c’era ancora l’U.R.S.S medesima. Ed anche ora che l’U.R.S.S è finita da un pezzo, esiste un chiaro riflesso condizionato che impedisce di scoperchiare a fondo e davvero il pentolone dei crimini comunisti di quei tempi. Quanto ai nostri P.D di provenienza P.C.I, hanno avuto buon gioco, in un paese di immemori e di opportunisti come l’Italia, a darsi una riverniciata, senz’altro ben riuscita, se vogliamo, ma evitando di farsi davvero un esame di coscienza doloroso, profondo, ma che fosse veramente riparatore.
E che arrivasse a farci capire, a tutti, anche a chi comunista non è e non lo è mai stato, ma ha a cuore valori come la giustizia, l’uguaglianza, ecc, come possa fare una dottrina, un movimento, che nasce con il nobilissimo intento di combattere lo sfruttamento e le ingiustizie, a trasformarsi poi in quella cosa tragica ed abietta che il comunismo realizzato è stato di fatto.
Piero Giovannelli