PARTIGIANI E BRASILIANI, LA FRATELLANZA OLTRE LA GUERRA

Giovanni Sulla e Daniele Amicarella. 1
Giovanni Sulla e Daniele Amicarella. 1

PISTOIA. Una storia, la nostra, quella dei nostri padri. Non solo una storia di guerra, ma anche di amicizia. E, naturalmente, di amore.

Proprio per questo è nato il libro del giornalista e scrittore Daniele Amicarella e dello storico Giovanni Sulla, dal titolo “Fratelli sulla montagna”, di cui gli autori hanno parlato sabato scorso, 14 ottobre, durante la mostra militare 44° Parallelo alla Cattedrale ex Breda.

Un libro sul rapporto profondo che nacque tra partigiani e brasiliani sulla Linea Gotica e sul coraggio di andare avanti nonostante tutto. Freddo, neve, fame, miseria.

Ma, a volte, quando la vita sembra un inferno, si aprono spiragli di paradiso.

Giovanni Sulla e Daniele Amicarella. 2
Giovanni Sulla e Daniele Amicarella. 2

“I brasiliani erano l’unico esercito alleato senza problemi di razzismo o di colore – ha spiegato Giovanni Sulla – hanno fatto 9 mila chilometri per venire qua, sull’Appennino, trovando temperature anche al di sotto dei 15 gradi e un metro e mezzo di neve. Non avevano l’impronta dei conquistatori, ma erano un popolo ed un esercito amico. Nei loro racconti non ho mai sentito parlare male dell’Italia, un luogo in, oltre alla guerra, nacquero tanti amori, come quello tra Miguel Pereira e sua moglie”.

“E noi italiani vogliamo bene ai brasiliani, li amiamo: sul nostro Appennino ci sono 48 monumenti dedicai a loro” ha concluso Sulla.

“Questo libro non è un trattato militare, né accademico – ha detto sabato Daniele Amicarella – è un libro sull’amore e sulla fratellanza. Ma anche sulla resistenza di un esercito come quello brasiliano: a Montecastello, dove ci fu una delle battaglie più terribili della Linea Gotica, per mesi i soldati non poterono lavarsi, avevano le casacche piene di pidocchi; e non potevano accendere fuochi altrimenti i tedeschi li avrebbero visti”.

“I brasiliani non tolleravano le ingiustizie: insegnarono ai partigiani a non farsi sopraffare dal desiderio di rivalsa: i tedeschi catturati dovevano essere trattati come prigionieri di guerra e dunque rispettati”.

[Alessandra Tuci]

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