PISTOIA. A ottobre 2014 piazza della Resistenza ha visto iniziare, dalla sera alla mattina, il taglio degli alberi d’alto fusto. Le associazioni ambientaliste pistoiesi hanno pertanto presentato una denuncia-querela (vedi) nei confronti del Comune di Pistoia, dopo settimane e settimane di proteste dei cittadini sdegnati dall’abbattimento indiscriminato del primo parco cittadino.
Si è potuto distinguere da subito un deficit di comunicazione perché ha avuto immediata diffusione, tuttora consolidata, la vulgata per cui i tagli fossero dovuti alle cattive condizioni degli arbusti e al relativo pericolo di caduta con possibili danni a persone e cose. Da qui le posizioni diverse e contrapposte sullo stato di salute degli alberi.
Invece la motivazione alla base della distruzione degli alberi, ribadita anche recentemente dallo stesso Sindaco Bertinelli in occasione di un incontro pubblico al circolo delle Fornaci, è la scelta politica, già finanziata nel bilancio, di sostituire l’arredo arboreo del luogo con un allestimento a prato.
In sostanza – hanno poi spiegato dal comune – non si è trattato di una risposta emotiva ad un’emergenza (rischio caduta di alberi malati causa maltempo) ma solamente d’aver anticipato ciò che già era programmato e sarebbe stato fatto.
Andiamo con ordine. La piazza d’Armi, o Campo Marzio (c’è ancora una via, con questo nome, che svolta da via Porta Carratica) all’inizio del Novecento si presentava come un enorme spianato dove venivano allestite parate ed esercitazioni militari, ma anche corse dei cavalli con piste sterrate per il trotto. Addirittura ci fu l’idea, svanita per un soffio, di realizzarvi un vero e proprio ippodromo. Vi si svolgevano poi le partite di calcio, e qualcuno, come il collezionista di cartoline, foto e rarità pistoiesi, Paolo Cerretini, conserva pure qualche foto sbiadita.
Il popolo pistoiese si riversò lì, con trepidazione e curiosità, al passaggio ravvicinato della cometa di Halley dal sistema solare nel 1910. Alcune foto d’epoca si possono consultare qui (pag. 38 e pag. 87), sul primo volume edito dall’Istituto di Storia Locale della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole-Montagna e intitolato “In mezzo a colti terreni …”.
Il volume, con saggi anche di Roberto Agnoletti e Giuseppina Carla Romby, è incentrato sulle trasformazioni della piana pistoiese nei primi del Novecento, e raccoglie alcuni ingrandimenti dell’allora Piazza d’Armi: in una si ritrova anche l’ex lavatoio pubblico ora trasformato in alloggi all’angolo con via Francesco Ferrucci.
Il mastio della Fortezza di Santa Barbara, dominava solitario la scena di tutte le rappresentazioni de luogo, anche dopo i primi anni dell’allestimento a parco voluto dal sindaco Gentile nel secondo dopoguerra.
Ci spostiamo poi al 2011, quando, nell’ambito delle operazioni di federalismo demaniale-comunale, venne istituito un tavolo tecnico della Fortezza, con tanto di protocolli che dovevano dar vita ad un nuovo ente giuridico, una Fondazione, che gestisse e promovesse il bene monumentale.
I tecnici del ministero, dopo un sopralluogo, indicarono al Comune di Pistoia due condizioni inderogabili per andare avanti con le procedure: l’accessibilità e la visibilità della Fortezza. Il progetto di sostituzione del parco urbano con semplice giardino, sempre stando alla versione di palazzo Giano, che non nasconde un mea culpa sulla comunicazione (totalmente mancata), si inserisce dunque in quest’ottica.
Cogliamo l’occasione per ricordare – come già in tempi non sospetti la prestigiosa rivista Storialocale – che l’Italia ha sottoscritto nel 2013 la Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa, che esplicita il concetto di comunità di eredità, “un insieme di persone che attribuisce valori ad aspetti specifici dell’eredità culturale e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”.
Insomma, il Consiglio d’Europa indica il ruolo attivo della cittadinanza nei processi di trasformazione urbana, come poteva essere il caso di piazza della Resistenza; e gli stessi concetti vengono ribaditi da C. Iaione in La città come bene comune, dove il coinvolgimento partecipato della società civile torna ad essere il criterio direttore nelle scelte sugli spazi collettivi.
A Pistoia le due alternative sarebbero state il mantenimento di un ecosistema ricco di biodiversità e il ripristino dell’immagine scenografica e monumentale di una Fortezza museo di se stessa. I cittadini avrebbero scritto l’ardua sentenza.
Adesso bisogna che il Comune ed eventualmente il Ministero, che aveva indicato l’esigenza della visibilità, concorrano concretamente ad una discussione collettiva sul ruolo del monumento militare mediceo, inserendolo in una pianificazione culturale di ampio respiro e magari organizzando bandi di idee – perché no ? – di livello mondiale.
Iniziative come Leggere la città hanno senso se riflettono sulle possibilità di utilizzo e prospettive del patrimonio monumentale locale e se movimentano energie in tale direzione.
Non servono iniziative-spot fine a se stesse o sterili quanto utopiche suggestioni per cerchie ristrette dei soliti addetti: sì, non è assolutamente semplice, ma una ricerca convinta di soluzioni e proposte non può tardare ancora.
Vedi anche:
2 thoughts on “PATRIMONIO MONUMENTALE, STIMOLI E RIFLESSIONI – 5”
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