PATRIMONIO MONUMENTALE, STIMOLI E RIFLESSIONI – 8

Il carbonile Antonini di Gello
Il carbonile Antonini di Gello

PISTOIA. Alzi la mano chi, transitando a Gello per via di Sarripoli, non ha mai guardato con un certo stupore il mascherone in pietra serena posto sopra il portone dell’antico carbonile Antonini.

Siamo a Gello, all’altezza del ponte sul Vincio di Brandeglio di via Vecchia Montanina, appena 100 metri prima che il torrente confluisca nell’Ombrone.
Il carbonile di Gello venne costruito tra il 1815 ed il 1818, su progetto del Gamberai e per volontà di Pellegrino Antonini, l’ingegnere e possidente pistoiese che lasciò alla città la celebre tenuta nel comune di Piteglio, la macchia Antonini per l’appunto.

Retro del carbonile, immagine ripresa dal greto del Vincio di Brandeglio
Retro del carbonile, immagine ripresa dal greto del Vincio di Brandeglio

Per la precisione la copiscua eredità agricolo-forestale e immobiliare di questo mai abbastanza onorato personaggio cittadino è ancora oggi regolamentata dal Legato Antonini, il documento legale che impegna l’amministrazione locale a organizzare la festa popolare (vedi anche qui) nella domenica più vicina al 20 di agosto. Una festa popolare che per generazioni e generazioni di gente, della montagna e non solo, ha costituito forse la principale ricorrenza festiva dell’anno. E questo fino al boom economico degli anni Sessanta, quando il turismo di massa, anche giornaliero, iniziò a spostarsi progressivamente sulle spiagge versiliesi.

Pellegrino Antonini con il suo testamento istituì anche una cattedra di veterinaria presso il liceo Niccolò Forteguerri.

Il carbonile, provvisto di stalla, casa del custode e foresteria per i conduttori di muli e asini, era sostanzialmente un magazzino per lo smercio del prezioso combustibile ricavato in quasi tutte le valli della montagna pistoiese.

Il fauno sul portone del carbonile Antonini
Il fauno sul portone del carbonile Antonini

Attualmente questo fabbricato, di proprietà comunale, è in stato di abbandono e di forte degrado: il tetto risulta sfondato in molte parti, come del resto quasi tutti i solai. Il fabbricato, con piano terra e primo piano, comprende anche una pregevole corte interna e anche degli spaziosi scantinati. Alberi e vegetazione crescono dovunque: nella corte interna e sul muro che guarda il greto del Vincio di Brandeglio.

Varcando il portone principale, sulla sinistra, si rimane colpiti da un antico pozzo ancora munito di una carrucola arrugginita e corrosa e una fune sfilacciata. La falda, a poco più di quattro metri, è secca.

Gli interni della struttura sono quasi tutti puntellati e un vecchio modello di contatore elettrico attesta, riportando ancora la contabilizzazione dei kWh, la piena funzionalità dell’edificio in tempi relativamente recenti.

La chiave di volta artistica del portone raffigura un fauno, probabile allusione alle importanti funzioni ecosistemiche simboleggiate dalla divinità mitologica, con prevalente riferimento alla legna o ad altre materie prime energetiche e alimentari.

In un’appendice a margine del volume di Luigi Pulcini e Vallero Fagioli Una strada, una corsa, un ingegnere (Settegiorni Editore), si trova esplicitata la proposta di ampliare l’ecomuseo della Montagna Pistoiese con un itinerario della scienza e della tecnica intorno alla strada e alla ferrovia per Porretta.

Antico e romantico pozzo del carbonile Antonini di Gello
Antico e romantico pozzo del carbonile Antonini di Gello

Il “portale” d’accesso suggerito per questo percorso è proprio il carbonile di Gello. Luigi Pulcini, che propone altri luoghi inediti e da valorizzare nell’itinerario tecnologico, come ad esempio i resti dell’antico birrificio Magni di Spedaletto e quelli resti della Linea Gotica al Passo della Collina, evidenzia anche l’opportunità di inserire il motorismo sportivo in un progetto che punti in sostanza a qualificare l’offerta dei servizi culturali e turistici pistoiesi, con tutte le relative ricadute economiche del caso. Un progetto per raccontare figure locali a torto ancora marginali, come il padre scolopio Giovanni Antonelli, che ebbe un ruolo attivo per l’invenzione del motore a combustione interna di Barsanti e Matteucci.

Fermo restando che le finanze pubbliche sono in un dissesto irreversibile che non lascia spazio ad alcun tipo di investimento, sarebbe in ogni caso doveroso che le istituzioni aprissero almeno un dibattito pubblico. Un dibattito incentrato sul complesso tema del patrimonio monumentale tra restauro, riuso e abbandono, di cui il carbonile Antonini di Gello rappresenta un perfetto esempio.

Tutto ciò nella consapevolezza che la le risorse possono e devono venire da privati o enti semi/para pubblici come le Fondazioni: basti pensare che la Fondazione Cassa di Risparmio brucia ogni anno circa mezzo milione di euro per i Monologhi/Dialoghi sull’Uomo che non lasciano alcun miglioramento o incremento del livello attrattivo del tessuto culturale pistoiese…

Vedi anche:

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5 thoughts on “PATRIMONIO MONUMENTALE, STIMOLI E RIFLESSIONI – 8

  1. Davvero bello questo articolo ma…cari Signori….volete mettere l’EVENTO?….volete mettere il Falò delle Vanità costituito dai roboanti “Dialoghi sull’uomo” (niente che non si possa leggere in mediocri libri pubblicati ogni anno a iosa dal popolo degli scrittori da diporto), dove appunto si fa un gran falò di soldi per appagare le vanità di alcuni?…che poi uno leggendo l’articolo sulla proposta di parco fluviale ai laghi Primavera e facendo un rapido calcolo dei soldi spesi in questi anni negli EVENTI (fino al secolo scorso gli eventi erano al ritmo di uno o due al secolo ora tutto è più veloce e gli eventi sono pressochè quotidiani….prima era lo sbarco sulla luna ora è Moda sotto le stelle….) si chiede come uno sciocchino, se per caso a quest’ora non avremmo avuto il parco fluviale, il parco intorno all’ospedale (Sindaco?….Sindaco….ma il parco facente parte del progetto?…) il Puccini rimesso a nuovo (a proposito: avete transennato l’unica altalena 2 mesi fa e ancora siamo fermi lì….questo si chiama ciabattume…). Si lo so, sono un ignorante, che non vuole capire che la CUL-TURA fa figo mentre il carbonile è roba da reazionari dalle vedute ristrette.
    Bè Redazione: grazie,buona estate e a presto
    Massimo Scalas

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