
PISTOIA. Il volume “Le Ville Sbertoli e la città”, per le Edizioni del Comune di Pistoia, raccoglie gli atti del percorso partecipativo del 2009 organizzato dall’amministrazione di allora grazie alla legge regionale 69 del 2007 sulla partecipazione della società civile.
L’oggetto del percorso partecipativo era il futuro dell’ex ospedale provinciale neuropsichiatrico di proprietà dell’Asl3, un complesso eterogeneo di strutture e fondi attualmente abbandonato e in attesa di un recupero o di una valorizzazione, ma nel frattempo fatto andare in rovina con tutti i crismi del disinteresse.
Per la precisione si tratta di 26 plessi di cui 3 ville storiche per un totale di più di 13mila metri quadrati (54mila metri cubi) in un’area rurale di circa 5 ettari, il tutto nato da una casa di cura per malattie mentali privata fondata dal medico lunigianese Agostino Sbertoli nel 1868 sul poggio di Collegigliato.
La struttura di cura e riposo, divenuta poi manicomio di pari passo con l’evoluzione normativa e sanitaria delle malattie mentali, costituì un centro molto rinomato nel contesto nazionale e conobbe una clientela cosmopolita e facoltosa. Dalle cartelle dei pazienti risulta che i clienti provenivano da altre regioni, dal bacino del Mediterraneo e da molti Paesi europei.
Il poeta Severino Ferrari, tra i tanti, concluse a Collegigliato la propria vita: per curiosità e notizie storiche si rimanda ad alcuni approfondimenti dell’associazione culturale ’9cento che, in merito all’ex ospedale psichiatrico, ha nel tempo prodotto e divulgato un ricco materiale grafico ed iconografico (vedi).
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Il libro, che raccoglie anche una scheda storica curata da Andrea Ottanelli, autore di numerosi studi sulle Ville Sbertoli, e un inquadramento urbanistico del luogo realizzato da Gianluca Giovannlli, riporta i verbali dei cosiddetti “focus group” voluti dall’amministrazione comunale in sala del Gonfalone con la presenza dell’allora assessore all’urbanistica Silvia Ginanni e del dirigente del servizio di riferimento.
È notevole rilevare che al primo di questi incontri, cui erano stati invitati gli ordini professionali degli architetti, degli ingegneri, dei geometri, dei medici e degli psicologi (e inspiegabilmente erano stati però esclusi gli agronomi), non si presentò nessuno degli interlocutori formalmente chiamati ad interagire.
Già questo darebbe l’idea sia della dimensione e dello spessore “culturale” pistoiese, storicamente poco incline all’innovazione e allo sviluppo dell’inventiva, sia dell’utilità e dei risultati dei “focus group” come forma di partecipazione, ma su questo aspetto torneremo più avanti.
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Gli incontri successivi, con le “categorie economiche e produttive” e con l’associazionismo locale, non andarono oltre la ripetizione dell’ovvio, cioè della vocazione multifunzionale del luogo, dell’importanza di mantenere la memoria storica e garantire la fruibilità e l’accessibilità pubblica al sito.
In quegli incontri si postulava pure l’opportunità di ricavare anche funzioni sanitarie e questa ipotesi risulta oggi totalmente improponibile, viste le macroscopiche difficoltà dell’Asl3 a garantire addirittura i servizi essenziali.
Si ricorda infatti che, al netto di comunicati stampa ufficiali dell’Asl locale, che sembrano però vere e proprie veline quando non una colossale e autoironica parodia comunque accettata dai responsabili della comunicazione, la situazione della sanità locale è molto grave: lo ha certificato recentemente anche un’approfondita valutazione del Sant’Anna (rileggi qui).
Pertanto è lecito ritenere che priorità dell’Asl3, economicamente parlando, sia quella di “riequilibrare il sistema socio-sanitario pistoiese”, con particolare riguardo alla montagna, dove è stato chiuso l’ospedale Lorenzo Pacini e dove invece si dovrebbe riconoscere il “presidio di area particolarmente disagiata”, in modo da garantire il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione anche a chi vive in quei territori.
Questa premessa per precisare che l’Asl3, ente proprietario dell’area e del complesso delle Ville Sbertoli, nel dibattito sul recupero e la rigenerazione del sito in oggetto non potrà verosimilmente che risentire dei vincoli oggettivi appena ricordati e pian piano peparati dal duo Rossi-Marroni.
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Come proposto in puntate precedenti della rubrica sul patrimonio monumentale, sarebbe auspicabile che il Comune si facesse capofila e coordinatore di un percorso lungo e complesso che abbia come finalità il restauro e l’ottimale riuso dei tanti frammenti del patrimonio architettonico e culturale cittadino. Anche e soprattutto alla luce della candidatura della città (?) a capitale nazionale della cultura per il 2016-2017 (vedi qui).
In altre città, ad esempio a Prato, anche le Fondazione Cassa di Risparmio e la Camera di Commercio hanno letteralmente organizzato un laboratorio di idee sulla città, con l’obiettivo di selezionare e promuovere iniziative economico-culturali da tradurre in progetti concreti e spendibili per rendere più attrattivo il Comune d’appartenenza. Iniziative che purtroppo a Pistoia, nell’indifferenza un po’ di tutti e precedentemente richiamata, stentano a decollare. E pensare che Stefano Morandi è stato “riconfermato per acclamazione” presidente della Camera di Commercio…
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Magari meriterebbe capire e dibattere pubblicamente quali meriti possa vantare il rieletto presidente: intendiamoci, non si parla della persona, ma dei risultati conseguiti o meno nell’interesse di Pistoia durante la guida di un’organizzazione che dovrebbe fare sintesi di innovazioni e progetti per rendere Pistoia più attraente e ambita.
In altre parole: quale è il valore aggiunto ottenuto dalla nostra città grazie alla presidenza Morandi? Per molti che seguono la cronaca locale, a parte una scena muta epocale in occasione della paventata chiusura di un parcheggio strategico a servizio del centro come il Lingottino, e al netto delle giuste affermazioni sul fatto che per 10 anni abbiamo avuto un’amministrazione di plastica, Stefano Morandi risulta letteralmente “non pervenuto”.
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In definitiva la città attende ancora un serio lavoro di ricerca di idee e studi di fattibilità sulle Ville Sbertoli: esistono già, per fortuna, una scheda dettagliata eleborata dall’architetto Giovannelli sullo stato di degrado e sui tipi di intervento ammissibili sui vari edifici presenti, e una tesi di laurea di Francesco Benesperi. In passato era stata accantonata l’ipotesi di una “acropoli dell’accoglienza”, avanzata dallo studio Bassi/Marello nel 95/96.
Forse ad oggi l’unica idea forte e definita rimane quella del gruppo informale “Lo Sbertoliano”, un’idea che guarda al cohousing e fondata sulla centralità delle produzioni alimentarI coltivate con tecniche biologiche negli orti e negli ampi appezzamenti dell’ex manicomio di Collegigliato.
Vedi anche:
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 1
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 2
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 3
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 4
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 5
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 6
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 6
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 7
- Patrimonio monumentale, stimoli e riflessioni – 8