REFERENDUM, i cosiddetti organi di stampa e i presunti intellettuali sono stati sfanculati.
Per mesi e mesi avevano provato con il solito rincoglionimento, ma alla fine i tonni non hanno abboccato, o almeno hanno abboccato in maniera molto al di sotto delle attese.
La parte produttiva del Paese, quella che ha il proprio lavoro e genera ricchezza, insieme a chi spera in un futuro meritocratico, pensa giustamente alle cose serie e concrete (non alla pasticciata riforma della signorina Maria Etruria Addolorata Boschi), ritenendo prioritarie altre misure. Tipo riduzione delle tasse e migliori servizi, dalla sanità al trasporto pubblico e alla giustizia. Qui sì che vanno fatte le riforme!
Il Pd di Renzi, invece, ha offerto con la sua pelosa faziosità la rappresentazione di un Paese che non c’è, promettendo oltretutto mance elettorali e bonus: per questo è stato bastonato.
I tifosi del Pd sono antropologicamente strani: inneggiano alla democrazia quando vincono e ci sputano sopra quando vengono asfaltati (“il popolo sceglie sempre Barabba”, “gli italiani hanno perso l’occasione per cambiare”, “non vogliono le riforme”) oppure accettano addirittura di far decadere da un notaio Ignazio Marino, democraticamente eletto ma scomodo in quanto avulso dal magna magna romano.
Evocano poi immotivati e catastrofici allarmismi da Armageddon: ieri Berlusconi, che pure deve quasi tutto al Pd, oggi Grillo, come se il Mps o il generale collasso italiano dipendessero dai 5 stelle quando dovrebbero riconoscere proprio nel loro partito il motivo per cui l’Italia, confrontata con gli altri Paesi Ue, è al palo in tutti i settori: crescita, competitività etc.
Del resto avevamo e purtroppo abbiamo ancora al governo una classe politica da strapazzo, al cui confronto le Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo troneggiano come una Nilde Iotti o una Tina Anselmi.
Nel 2006 su Greenreport, in tempi non sospetti, invitavo pubblicamente Renzi a darsi alla pastorizia: ovviamente scherzavo, perché gli allevamenti e la filiera casearia richiedono dei saperi, costanza, pragmatismo e valori che il mister Bean di Rignano non ha.
Mesi fa lo invitavo pubblicamente su Linee Future a cercarsi un lavoro, pensando tra me e me che magari nel marketing della Playstation ci fosse spazio per lui.
Questo bugiardo prometteva di lasciare la politica, in caso di sconfitta referendaria, ma continua a brigare, manovrando il governicchio bis da Pontassieve (me lo immagino in un circolo tipo quello di Capostrada, stile bischero del paese) e preparando il congresso Pd per tornare alla carica (i suoi lacchè ripetono “ripartiamo dal 40%”), senza che i giornalini lo martellino ricordandogli l’ennesima menzogna.
Già Veltroni, più di una Fukushima per la sinistra italiana, promise di andare in Africa salvo poi rimanere comodamente alla greppia dei suoi privilegi e prebende maturate.
Questo Pd renziano, che marginalizza i suoi pochissimi rappresentanti presentabili, da Emiliano a Richetti, non ha minimamente inciso sull’economia, salvo per l’aumento del debito.
In questi quasi tre anni il governo Renzi si è mostrato agli italiani per quello che è: totalmente irresponsabile e incapace di incidere sull’economia e sul benessere della maggior parte delle persone.
Quelle poche cose fatte, tipo unioni civili e dopo di noi, peraltro imposte dall’Europa, non hanno effetti sull’occupazione e sull’economia reale.
Guardate Taranto, metafora di quell’Italia abbandonata all’inquinamento, al dissesto idrogeologico e all’incapacità di organizzare moderne politiche sui rifiuti.
Quell’Italia collusa, che calpesta, come successo con i decreti salva Ilva, il diritto alla salute delle comunità ma si piega a interessi speculativi di furbetti e opportunisti: vedere la marchetta delle trivelle petrolifere (con relativo referendum censurato dai media) alla Total, su cui nessuno è stato chiamato a rispondere.
Quella è purtroppo l’Italia che al momento riesce ad affermarsi ma contro cui io, come semplice Fabrizio Geri, voglio continuare a battermi.
Fabrizio Geri
Buon anno Geri….e ve l’avevo detto io…che bisognava votare si al referendum: era l’unico modo per avere un sistema elettorale che permettesse a qualcuno (i grillini prima del suicidio di Roma) di mandarlo a casa. Ora invece ce lo teniamo per secoli, visto che si va verso un proporzionale che consentira al Pd di restare indispensabile. la dimostrazione l’abbiamo in questi giorni, con il governo Renzi (Gentiloni è un oleogramma) bis. Voi avete votato no per mandarlo a casa e avete ottenuto l’effetto opposto.
Massimo Scalas