PISTOIA. È un personale convincimento dettato da segnali che conducono verso soluzioni “mafiose” e “conventicolari” che male si conciliano con lo spirito libero ma strutturato, intransigente ma comprensivo, variegato ma univoco, nel narrare questo vivere quotidiano in questa città. Sto parlando di Linee Future.
Il collante che tiene uniti questi apparenti opposti si chiama “obiettività”. Si chiama in tal modo perché, alla sua base, vi è un’onestà individuale e intellettuale che – sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario – supera le personali convinzioni ideologiche, le antipatie e simpatie che umanamente possono manifestarsi, le personali collocazioni all’interno di una società e delle sue problematiche che, laddove tendono a dividere, in questo caso uniscono.
Una dimensione idilliaca, dunque, quella di Linee Future, dove “tutto va ben, madama la marchesa”?
Al contrario: “uno strano mondo” nel quale confliggono diversità di opinioni e di soluzioni, che trovano il limite nella consapevolezza che “uno fa sintesi” e non l’opposto concetto.
I Direttori, i Dirigenti, i Generali, i Vescovi, esistono per questo, in ossequio al vivere civile inteso come “gerarchia” e non come “anarchia”; per dare un metodo e una armonia alla truppa di impiegati, di soldati, di preti.
Chi non è in grado di assolvere a questo compito chieda pure udienza al generale Badoglio.
Questa laboriosa premessa è il messaggio – strettamente personale – a quanti pensano di poter mettere “la mordacchia” a un gruppo di Donne e di Uomini che rappresentano personalmente, attraverso i loro scritti che possono piacere o non piacere, il contrario di quel demenziale obiettivo, “la normalizzazione” del pensare e del pensiero, che certi poteri credono di essere in grado di raggiungere solo perché fatti oggetto delle nostre “attenzioni” e soprattutto delle nostre considerazioni sempre “provate”.
I molti amici lettori e i molti commentatori dei nostri articoli, spesso fra loro confliggenti (anche con chi scrive), sono sempre più numerosi e li ringraziamo perché le loro critiche o il loro assenso e, comunque, la loro partecipazione al dibattito che solleviamo, ci stimolano a credere che, prima o poi, la forza degli argomenti prevarrà sul tentativo di emarginazione che i vili e i “falsi forti” operano da tanti anni nei confronti di una collettività che sta ricominciando a vivere la propria città in maniera più diretta e sentita.
Nessuno vuole apparire bravo o più bravo degli altri: è solo un invito a partecipare ai nostri quotidiani resoconti attraverso un fecondo contributo di idee, critiche, considerazioni, proposte, che vorrete inviare al nostro “accampamento” di Linee Future. Venite a trovarci e a parlare: siamo in Palazzo Balì, in via Cavour al 37. E il nostro numero di telefono è 0573-1780744. Siamo pronti a ricevete chiunque dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 20. O altrimenti su appuntamento.
Generalmente tutti ci facciamo forti di espressioni partorite dagli altri. La Stampa una volta scriveva come motto Frangar non flectar, mi spezzerò ma non mi piegherò.
Permettetecene una anche a noi, di queste espressioni. Una che condensa questo momento di vita di Linee Future: rivolta a chi pensa, sbagliando, che il giornalismo, quello vero, si possa fare per hobby, e che ogni uomo abbia un prezzo.
Noi scegliamo Per aspera ad astra, come dire (senza superbia) che per alzarsi in volo ce ne vuole – anche perché molti sono i “cacciatori” che ci puntano la bocca delle loro canne e sarebbero felici di abbatterci.
Non ci spostiamo, però, e continuiamo il nostro «take off»: volete viaggiare con noi…?
Caro Felice: un articolo decisamente in sintonia col Suo nome. Io vi ho scoperti da poco grazie a uno dei rari incontri che meritano di essere preservati in età adulta . Una persona che intende ancora la politica come passione di una vita e non solo mestiere e che per questo, attualmente non trova spazio in questa città. Apprezzo moltissimo l’assenza di censura ma al tempo stesso il riguardo per chi scrive, che si evidenzia nel non lasciargli scrivere tutto ciò che gli passa per la testa senza avvertirlo dei “pericoli” cui si espone. Questo si chiama Giornalismo. Così si forma e si tiene insieme una comunità di lettori, dove i lettori non sono un mezzo per far sapere ad altri ciò che si pensa di loro senza esporsi in prima persona, ma sono il fine, l’oggetto reale delle proprie attenzioni. Sembra scontato ma non lo è.
Posso ben capire e immaginare come sia difficile portare avanti questo modo pulito di intendere l’informazione in una città ammantata dal politicamente corretto sotto il quale covano interessi, che, come abbiamo udito in campagna elettorale, vengono, salvo fesserie di cattivo gusto di “politici” cattedratici dalla telefonata facile, tenute nascoste al “grande pubblico” (il quale per altro spesso e volentieri fa di tutto per restare ignorante)
Dunque avanti così: un tempo per cercare di capire cosa succedesse in città, leggevo i bugiardini cartacei di destra e di sinistra…leggevo e attraverso un complicato algoritmo….ribaltando tutto quello che c’era scritto , cercavo d’intuire la verità. Ora leggo voi e risparmio un sacco di tempo.
Buona giornata
Massimo Scalas
PS. a livello nazionale ricordo a tutti che è inutile comprare “il Giornale” e “La Repubblica”…esiste il “Bugiardino della Sera” che riunisce le più clamorose balle di destra e di sinistra…al limite alla S.Giorgio lo leggete gratis.
Bravo De Matteis,
come può vedere, un po’ obettivo lo sono anch’io. Dopo avere duramente criticato il Suo intervento su don Massimo Biancalani, sono pronto ad applaudire a questo Suo articolo.
Cordiali saluti e continui così
Piero Giovannelli
P.S: un saluto anche a Massimo Scalas, di cui ho letto gli ultimi commenti ed apprezzamenti messi in calce ai miei.
Ciao Piero!…un giorno o l’altro bisogna che si beva un caffè insieme!