PISTOIA. Questo appello è rivolto a quella moltitudine che l’attuale democrazia pensa di tacitare con leggi liberticide tipo quella che porta il nome dell’On. Mancino, come se il pensiero si potesse parcheggiare a piacimento nei recinti del corretto pensare, quello che non disturba il potere e tace sulle innominabili militanze pregresse di molti politici, a cominciare dal comunista Napolitano.
Questo appello è rivolto a coloro che orgogliosamente, e ancora oggi, appartengono al famoso: “ Anche se gli altri… noi No!”.
Al referendum costituzionale di dicembre che viene spacciato come una novità, come un doveroso restyling dall’abusivo Presidente del Consiglio, il bomba-Renzi, e dalla sua banda, è necessaria una partecipazione al voto ed un secco No.
Per chi ha sempre sostenuto la Repubblica Presidenziale, la difesa dei Municipi, la priorità dello Stato centrale sui mezzi di interesse nazionale, a partire dall’acqua pubblica per arrivare alla pubblica sanità, questa è un’occasione da non perdere.
La vittoria del No contro coloro che non vogliono cambiare niente facendo finta di voler cambiare tutto, è ben presente nella – diciamolo pure e tranquillamente –nostra superiorità culturale che è figlia di letture e di convincimenti che nascono controcorrente e contro l’omologazione del pensiero che una certa sinistra di regime da settanta anni cerca di imporre, non riuscendoci, a una parte del popolo italiano.
Hanno in mano le televisioni pubbliche e private, la quasi totalità della carta stampata e ciò nonostante il popolo li punirà con una valanga di No.
A voi che non avete mai leccato i piedi ad alcuno; a voi ai quali hanno tolto la possibilità di carriera per una tessera “non conforme” in tasca; a voi che, come dice il “libercolaio Bertinelli”, non siete degni di partecipare a commissioni pubbliche perché siete “di destra”; a voi che, sostanzialmente, a questi sguatteri sinistri e di sinistra siete sempre andati “nel sotto coda”: adesso è il momento della resa dei conti.
È vero e non lo si può negare, che la compagnia del No è variegata e talvolta poco odorosa: si pensi a un D’Alema o ad un De Mita; ma in compenso, loro, i “padroncini attuali del vapore”, hanno la Ferilli e Vannino Chiti, probabilmente anche la Parietti e Don Ciotti. Tutta “roba” da avanspettacolo che, però, fa numero.
Se una volta tanto la qualità del voto e la quantità dei votanti si trovassero in accordo, rivaluteremmo volentieri la nostra poco onorevole considerazione del concetto di “democrazia”.
Lo ribadiamo: la compagnia è alquanto disdicevole ma, facendo nostra una famosa frase di [Cil]Indro Montanelli, questa volta ci tappiamo il naso e votiamo No; noi, che da decenni non votiamo.
Perché siamo talmente abituati al “profumo” della settantennale merda che “non” ci abbiamo fatto ancora l’abitudine.
Perché se permettiamo ai restauratori del Sì di vincere, per altri cinquanta anni, dovremo “pupparci” questi mentecatti, le loro donnine “vergini” e le loro droghe più o meno pesanti.
Dovremmo continuare ad assistere al funerale “ateo” (perché non semplicemente laico?) come gli analfabeti del Tg 3 sbandierano e catalogano il funerale di Veronesi o agli auguri delle bombe al Napalm augurate da un prete-iman al leghista Salvini.
Per molti di noi del No, questa occasione è irripetibile perché se le manfrine elettorali e i loro esiti ci fanno schifo, questa volta cambiare si può.
Il signor Trump, che resta sempre un americano e come tale un sottoprodotto della storia e della cultura europea, è riuscito con il popolo e per mezzo del popolo a diventare il Presidente di un minestrone di popoli, etnie, razze e culture che solo il dollaro può tenere uniti.
Non è Trump il nemico, come affermano gli ignoranti e i servi nostrani: il nostro nemico è questa Europa dei mercanti e dei banchieri, l’Europa della Banca Etruria di papà-Boschi e del Monte dei Paschi dei neo-comunisti.
Cari amici, ed altro appellativo non posso usare perché siamo in democrazia… Mi rivolgo a voi che da tanto tempo più non vi prestate ai “ludi cartacei” di questa sgangherata Repubblica: questa volta fate un’eccezione, fate violenza a voi stessi e recatevi alle urne per votare No.
- No a questa Repubblica fondata sui ladri e non sul lavoro.
- No a questa Repubblica fondata sulla falsità storica e non sul reciproco riconoscimento.
- No a questa Repubblica di nani e ballerine che si chiama Paese e che noi, nostalgici dell’avvenire, vogliamo possa tornare a chiamarsi Italia.
[Felice De Matteis – come lettore]
EDUCAZIONE PERMANENTE