FESTA DELLE DONNE questo 8 marzo, come al solito.
Tutti a magnificare un ruolo che “naturalmente” è privilegiato, secondo natura e soprattutto secondo il sentire maschile che non ha bisogno di quel rametto puzzolente che si chiama mimosa.
D’altronde, pur di fare soldi, ci inventiamo la bufala delle povere donne morte in questa ricorrenza e tutte quelle che vengono appresso.
Ascoltando il Tg 2 nazionale delle 21, ho sentito una “rappresentante di categoria” che, intervistata, affermava che alle donne sono demandati tutti i lavori domestici, oltre ai quali, udite bene, “ il lavoro della riproduzione”.
Proprio così : “il lavoro della riproduzione”.
Chiariamoci subito: nelle manifestazioni femminili di questa giornata, supportate da molti o pochi eunuchi io non so, un telegiornale nazionale si permette di dare voce ad una “rappresentante di categoria” che colloca il dono più grande di una donna, quello della procreazione, come un “lavoro”? Quando saranno accolte in Cgil?
Fortunatamente queste congreghe sguaiate, becere , sotto acculturate, sinistre e di sinistra, frigide e cornute (forse), “manchevoli” in tutto e per tutto, sono solo una minoranza estrema, e quindi appetita ed appetibile da un mondo putrido e sicuramente organico all’Emma Bonino (una che “vende” anche il suo male) e alle Luxurie di turno.
Invece, trascorso questo infausto giorno, alle donne non auguriamo proprio nulla. Solo di “essere” e restare come sono: senza scomodare letterati e poeti.
Alla “rappresentante di categoria” che classifica le incombenze femminili, quale la maternità, auguriamo di trovare un manico adatto: quello che manca all’Italia.
Gentiloni permettendo.
[Felice De Matteis]