PISTOIA. Oggi un terzo della popolazione a Roma vive fuori dalla porte della Città eterna, realtà campione rappresentativa di un’Italia odierna in cui la periferia non è più periferica. Questa una delle considerazioni principali nel libro “Periferie da problema a risorsa” scritto dal sociologo Franco Ferrarotti insieme a Maria Immacolata Macisti docente di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma.
L’opera contiene una serie di attente riflessioni sul rapporto tra i grandi centri urbani e le relative realtà di periferia, due mondi così diversi da sempre incapaci di comunicare adeguatamente tra di loro. Oggi però la periferia da problema sta diventando una risorsa, con l’avvento degli aggregati urbani policentrici. Per Ferrarotti infatti attualmente il vissuto è più ricco del pensato, così le vecchie categorie architettoniche si dimostrano superate.
Due i tipi di città ai quali siamo di fronte adesso, secondo il sociologo: monocentrica (l’Atene della Grecia classica), un sistema autoconcluso in cui per cambiare qualcosa è necessario cambiare tutto, in Italia si basa su questo modello ad esempio Volterra; industriale, informe quindi espandibile in maniera indefinita, ma lo fa a macchia di leopardo e così possono aumentare le disuguaglianze sociali.
Roma invece è un ibrido tra i due modelli osserva Ferrarotti, con l’evasione dei piani regolatori e le rendite dei nobili che hanno fatto da padroni nella gestione immobiliare. Il sociologo suggerisce dunque di portare il centro della Capitale in periferia, risolvendo una volta per tutte la questione della circolazione urbana.
I quartieri infatti secondo Ferrarotti non comunicano tra loro ed il centro storico romano è allo stesso tempo vitale ma isolato, una delle soluzioni più provvidenziali è dunque potenziare il servizio di trasporto pubblico per limitare l’utilizzo di automobili private.
Il libro “Periferie da problema a risorsa” contiene materiale d’indagine raccolto dagli anni 60 ad oggi, riportando la storia di luoghi decisamente trasformatisi negli ultimi cinquant’anni come i quartieri Magliana, Quadraro o l’Acquedotto Felice, con luoghi di aggregazione come parrocchie e piazze rionali sostituiti nel tempo da ipermercati pertanto con ambienti meno attaccati al territorio.