In seminario non si “semina” più. Sembra che l’accoglienza di seminaristi di colore non sia gradita al cerchio magico intorno al Vescovo Tardelli, che non porta a compimento l’invito di due seminaristi ruandesi, già in parola, per la loro accoglienza a Pistoia. Un nuovo episodio di discriminazione o cos’altro? Intanto un sacerdote camerunese sembra che sarà inviato alla parrocchia di San Niccolò in sostituzione di Don Rodolfo Vettori prossimo alla quiescenza
PISTOIA-AGLIANA. L’apertura del seminario di Pistoia a due giovani sacerdoti ruandesi è stata preceduta da una serie di scambi epistolari tra la diocesi “cedente” di Kigali e quella “accogliente” di Pistoia, che già oggi annovera due sacerdoti neri, provenienti dal Rwanda: uno in servizio alla parrocchia di Montale, don Augustin Rugwiza, e l’altro a Quarrata con don Florien Kazubwenge.
La presenza di tali viceparroci ruandesi è stata utile a permettere un’intesa tra le due diocesi di Pistoia e Kigali, affinché altri due parroci potessero essere accolti per allargare la famiglia dei presbiteri pistoiesi e così, consolidare la comunità ecclesiale, previo un periodo di formazione da tenersi presso il locale seminario, oggi in pesante crisi di sacerdoti/studenti.
Il vescovo è da sempre sensibile al problema delle crisi delle vocazioni e dunque, aveva già dato impulso alla più internazionale adozione di presbiteri previo un accordo con la diocesi di Kigali, ma il consiglio presbiterale avrebbe detto “niet”, generando un nuovo caso di discriminazione, da sempre detestata da tutti perché riconducibile a quella razziale, già trattata da noi.
Insomma una altro caso che richiama il brocardo andreottiano secondo cui il potere logora, chi non ce l’ha.
Infatti, il Consiglio diocesano avrebbe espresso la sua avversità all’accoglienza di questi aspiranti giovani sacerdoti e, non è questo un dettaglio, anche potenziali futuri parroci; qualcuno nel consiglio avrebbe motivato il diniego – udite, udite – con la difficoltà di relazione: …come potranno questi capire la lingua; un atto semplicemente disumano oltre che illogico, sarebbe come negare l’accoglienza a un neonato, perché non sa parlare.
Questo sarebbe un ulteriore episodio di discriminazione razziale che si registra nella nostra diocesi, a seguire quello sofferto da don Deo Gratias per la vicenda degli affitti impagati dalla Maic, sul quale il vescovo ha tenuto il silenzio più stretto. Che peccato per chi predica le vie della luce…
Intanto ad Agliana, la parrocchia di San Niccolò si appresta all’arrivo di un parroco camerunese per sostituire don Rodolfo Vettori, che si accinge alla pensione: forse il parroco camerunese tofaniano sarà meno discriminato (anche se nero e dunque di terza categoria come gradimento) dal sindaco Benesperi, che donatore di soldi pubblici al Tofani, escludendo don Anthony Mennem e don Rodolfo Vettori nel settembre 2020? Vedremo.
Una nomina sicuramente caldeggiata dal potente don Tofani, eminente consigliere della diocesi e molto vicino alla comunità dei preti del Camerun ma che è anche direttore del seminario e dunque deus ex machina della gestione della casa di riposo che è presente in via del Seminario: una casa già al centro di segnalazioni della nostra testata per altre discriminazioni in danno di don Giustino (altro prete congolose e assai nero), che ha serie difficoltà a farsi reperire dai fedeli che lo cercano. Non ha neppure il campanello sul portone principale. Un vero problema, mai preso in carico dal Tofani.
Il seminario ha visto peraltro allontanare – a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione dei locali al secondo piano – le tre suore tanzaniane che prestavano servizio ai preti anziani con problemi per l’assistenza in notturna.
Anche la cappella seminariale è praticamente chiusa, privata della frequentazione di queste tre religiose che assicuravano le loro preghiere a tutt. Così si è generato non solo un disservizio assistenziale, ma anche una progressiva laicizzazione della casa di riposo presso il seminario vescovile, abbandonata al part-time dei badanti stipendiati che non sono disponibili 24 h ma solo 8 e non per tutti i giorni.
Ci dicono che qualcuno degli anziani ospiti, sarebbe stato vittima di fratture femorali, dovute a cadute notturne perché non avevano nessuno ad assisterli per pisciare durante le ore di sonno.
Un vero problema, che incide pesantemente sulla qualità del servizio aglianziani preti. Lo sappia anche don Rodolfo al quale auguriamo una serena quiescenza in una diversa casa privata.
A don Paolo, anche mio Parroco, dobbiamo riferire una esplicita esortazione del direttore Bianchini, suo vecchio amico d’infanzia e compagno di scuola.
Bianchini gli manda a dire: «Paolo, siamo vecchi anche noi. Abbiamo ormai 77 anni, ricordatelo…!».
A.R.
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