AGLIANA. Ci credete voi che la cinquantesima “sagra del pesce” non sarà fatta per improponibili “motivi organizzativi”?
Lido Mencuccini, patron dell’evento must del Giugno Aglianese, l’ha detto troppe volte, ma soprattutto l’ha scritto, anche sulla pagina facebook del Giugno.
Insomma ha messo le mani avanti e peccato che la sua (mancata) dovizia di struggenti particolari – dice che ha spedito anche una tempestiva Pec, cioè una formale comunicazione, all’amministrazione di avviso dell’abbandono – sia proprio la dimostrazione della una excusatio non petita.
La Pec del Mencuccini poteva essere facilmente revocata, in quanto non produce effetti sostanziali immediati: è solo una manifestazione di intento.
Diversamente gli effetti che sono stati prodotti all’indomani della vittoria della coalizione di centro destra, con tanto di prudente e lungimirante preavviso.
La vicenda ha un precedente recente e analogo, nel 2015: allora il Mencuccini dette la colpa (e il Sindaco Mangoni lo assecondò in modo reticente) all’evento meteoclimatico ventoso che sconquassò la Piana il 5 marzo, avvenuto 120 giorni prima! Una sciocca giustificazione per una punizione al Sindaco poco “ubbidiente”.
Anche allora il pretesto fu ricondotto ai malumori del Mencuccini, messo in crisi con la giunta mangoniana per l’avvio di una vertenza su alcuni abusivismi edilizi del suo covo: il lago 1 Maggio; abusi tuttora in piedi.
Il programma del Giugno Aglianese riportava in chiaro la notizia dell’evento, bene e chiaramente calendarizzato, come nella programmazione del 2019, quindi c’è da chiedersi: com’è che la frittura è stata messa a calendario e poi negata?
Insomma, il compagno Mencuccini, la fa da padrone e usa la “sagra del pesce” come carota o bastone, per costringere l’amministrazione a coercizioni di indirizzo utili ai suoi affari o programmi?
Questa è la giusta conclusione della storia di una iniziativa con finalità festaiole, affidate a organismi e associazioni satellite al partito che, nella logica del do ut des (ti dò in cambio di qualcosa d’altro), abusano di uno strapotere per esercitare pressioni, minacciando sabotaggi, soprattutto in caso di incomprensioni o problemi di relazione.
Non ci ha convinto il patron Mencuccini con le manfrine fritte e fatte mangiare alla stampa organica: siamo dunque di fronte a un sabotaggio per stigmatizzare in senso negativo il rovesciamento di fronte avvenuto in palazzo comunale? Ci sono delle rivendicazioni economiche, gestionali della controversia in atto con l’Amministrazione o di semplice avversione politica?
Allora Mencucccini ci spieghii in chiaro qual è la vera ragione per l’abbandono dell’evento: a noi non basta una risposta generica e non motivata. Dunque: canta Lido, canta che forse ti passa!
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]