Tra gli assenti giustificati il professor Alfeo Sassaroli, mitico personaggio cinematografico di “Amici miei” mai stato aglianese ma strumentalmente resuscitato per scrivere lettere anonime a carico di cittadini indesiderabili e perciò perseguitabili…
AGLIANA. Chi ha creduto di poter incontrare l’assessore Agnellone con il fiocchino (magari con l’autocarro fanalizzato) è rimasto deluso, ma si è sicuramente rifatto per la bella musica offerta dal concerto di capodanno diretto da David Boldrini, con solista Maurizio Fedi e la soprana Lenny Lorenzani ai quali abbiamo applaudito con sincero trasporto e ammirazione.
Il programma degli autori scelti per il concerto di capodanno è stato davvero ottimo, sviluppato dai preparati musici dell’orchestra OIF, ma c’è stata anche una gaffe e l’ha fatta proprio il sindaco della calunnia allorquando, durante la presentazione, traviato da supponenza e presunzione, si è auto-auspicato che l’evento concertistico sia ripetuto per gli altri due anni della residua sua legislatura.
Luca non ha ancora imparato che la “legislatura” è quella delle camere dei dormienti di Roma, mentre la sua, di amministratore eterodiretto e falso epigastràlgico, è una più modesta “consiliatura di provincia”. Che però, portata avanti male come ha fatto lui, genera più danni che utilità.
Benesperi-Bibò era seduto in prima fila da solo (che eloquente tristezza!), una immagine plasticamente dimostrativa del suo stato di isolamento politico; con all’opposto della stessa fila l’assessora Katia Gherardi e distante in platea la presidente del consiglio Milva Pacini con il consigliere Luca Belli, sostituto politico naturale del buon Giancarlo Noci, che si dice scomparso dai radar di piazza della Resistenza (lo comprendiamo: si purghi bene e usi il cilicio ripetutamente per una più giusta pena, insieme alla Sonia, altra illustre leghista!).
Uscendo abbiamo visto anche il terzopolista Alfredo Nerozzi, mentre ciacciava con l’Annalisa Volpini, il consorte Paolo Biagioni, l’assessora Giulia Fondi e l’ex consigliere di centro destra Attilio Barontini che con la moglieAngela non manca di accendere ripetute candele a Sant’Antonio dopo la messa delle 8:30 perché il prossimo 4 gennaio sera, gliela mandi buona al suo affigliolato Luca e lo faccia “sopravvivere politicamente” gli altri diciassette mesi che gli restebbero (il condizionale è d’obbligo, ma chissà…).
Anche noi di Linea Libera accenderemo delle candele con Attilio, perché abbiamo molto interesse al mantenimento dell’odierna sciagurata giunta di centro destra: una banda di dilettanti allo sbaraglio in salsa avetana, ben consociativizzati al Pd.
Non ci mancano infatti argomenti per divertirci molto e fare suscitare altre crisi di nervi, scazzi dell’Agnellone, cianchette e lunghe ruminazioni notturne, ampiamente repertate perché così “riferite dal paziente” al direttore di UO psichiatria dell’ospedale di pistoia, il dottor Dalle Luche, le cui parole sono state prese come oro colato dal giudice Luca Gaspari.
Del resto, le audio clip da fare ascoltare ai lettori, sono numerose e noi abbiamo solo necessità di selezionarle e montare (alla faccia delle avvocate Cristina Meoni e Elena Augustin) per una rappresentazione dinamica più genuina della sciagurata storia della prima, ma anche ultima amministrazione di “targa” centro destra di Agrùma fallita con una serie incredibile di illeciti, accoltellamenti alle spalle, esternazioni d’arroganza, pugni, cianchettamenti e minacce a cittadini e giornalisti.
C’era proprio chi scrive, il 28 agosto 2021 sotto le sue sgrinfie, ma evidentemente la polizia giudiziaria dei carabinieri sta ancora indagando e l’aula può attendere…le velocità in Procura sono regolabili a capocchia.
Poi – dopo le clip audio – ci saranno le oltre 18 mila pagine di intercettazioni del luogotenente Salvatore Maricchiolo, quello della chiavA arrubbata, e serviranno 12 anni di pubblicazioni, per renderle pubbliche: ma noi ci muniremo di pazienza e ve le serviremo tutte su un piatto d’argento.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
FATTA LA GRAZIA
GABBATO LO SANTO?
Il disegno fondamentale, costruito e sostenuto anche con meticolosa perseveranza da donna Aveta attraverso l’assessore alla bottarga, era quello di mettere sotto sequestro la nostra testata: cioè distruggere l’unica voce verace di questa melmosa provincia demo-fascista.
Mi ricordo sempre quando il Ciottolo d’Ombrone, dopo essere stato messo con il culo al caldo, richiamato all’ordine di dare ai propri elettori quel che gli doveva (risolvere il problema Andrea Alessandro Nesti), sentendosi con il fiato sul collo da parte nostra, ma al tempo stesso ritenendosi ben protetto dal senatore del «non aprite la porta della procura», dette retta a corsa a Mamma Aveta: e passò dal dovere di rispetto verso chi lo aveva promosso (gli errori li facciamo anche noi, non solo il sostituto Curreli e la procura pistoiese o il giudice Gaspari…), all’attacco. Il loro piano era: «Fate fuori Linea Libera».
Ricordo perfettamente le minacce del bottargatore. Stillava che “avevamo trovato la persona giusta, il Curreli, che ce la avrebbe fatta vedere verde”. Era gasato come di solito i corti d’intelligenza, che vendono la pelle dell’orso prima di averlo catturato.
Fra loro due (Bibì e Bibò, Ciottoli-Benesperi con le avvocate Cristina Meoni e Elena Augustin) e il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (con avvocate Giovanna Madera e Elena Giunti, quella che non sa il latino), lo fecero anche vedere che volevano la nostra testa: infatti, tutti democratici delle mie scarpe vecchie di vent’anni, tornarono all’attacco e chiesero formalmente alla procura di sequestrare il giornale e di farlo chiudere. Gente laureata in legge, non nipotini del Cinci dell’Aiazzi, come si dice a Pistoia!
E qui spezzo una lancia a favore del Pm Tommaso Coletta. Il quale rispose, a questa massa informe di fascistelli da strapazzo e da tre palle un soldo, pur tinti di rosso-vergogna, come vedete riprodotto qui a fianco: che non si può chiudere un giornale, a meno che non attenti alla sicurezza nazionale. E Coletta costrinse a contro-firmare anche il genius loci, il sostituto Claudio Curreli, considerato da tutti un “feroce Saladino” all’opera.
Ma la cosa più bella sarà, al momento opportuno, farvi ascoltare – fra le 18 mila pagine di intercettazioni Maricchiolo-De Gaudio-Serranti – una bella conversazione fra il mai-comandante Nesti e la sua protetta-accolita-sostenitrice-puntello, la pavona Sonia Caramelli.
I due ridevano soddisfatti e scherzavano felici ringraziando la sorte per il fatto che noi di Linea Libera avevamo trovato pane per i nostri denti, come già andava a dire in giro il Ciottoli: un magistrato duro come il Curreli. Festeggiavano.
Poveretti! Fra tutti – nessuno escluso – non si sono resi conto che erano già morti e sepolti e non s’avvedevano di questo loro stato di trapassati.
Visto, san Fiocchino ferrucciano, cosa significa avere la testa piena non di cervello, ma di (questo era uno dei tuoi soprannomi) segatura?
Buon 2023 e “pace e péne” (= da pena, asinelli!) a tutti quelli che si credono ganzi come voi!
PS. Va sottolineato che anche il Maricchiolo, con quelle intercettazioni e ciò che ha messo in ponte in accordo con altri, pare che abbia fatto proprio un gran bel casino! Per cui… divertiamoci!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]