pianeta serravalle. FINE ANNI 80 E PRATESI LOTTAVA CONTRO IL CASSERO. 1993 E CORSINI DISSE SÌ IN TRE MESI DI REGNO

Nessuno ricorda questo manifesto affisso dall’amministrazione comunale guidata da Enrico Pratesi?

«VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT»
E QUESTO ACCADE ANCHE A CASALVALLE


Ma i comunisti furono davvero fedeli all’idea…?

 

CASALVALLE. La tecnica comunista è infallibile e ripetitiva. È una sola e non cambia: non è come le indicazioni del nostro benamato [s]governo Conte sul coronavirus. Si esplica, questa tecnica, in due direzioni: la legge che urla e il silenzio ermetico.

  1. Con la legge che urla i comunisti trascinano in tribunale quelli che loro ritengono (un po’ alla musulmana) dei “cani infedeli” che danno fastidio.
    Li denunciano: o perché sono sessisti o perché sono omofobi o perché sono fascisti o perché sono cattolici integralisti o perché offendono il loro buon nome e la loro reputazione, tipo, per dire, la «diffamazione a mezzo stampa».
    Solo loro possono offendere chiunque non sia progressista: ancor più lo offendono se sovranista-leghista-fascista-nazista-razzista (delle volte anche scritto con una sola Z, come è accaduto in una famosa circolare del Liceo Classico Forteguerri opera della buon’anima della preside Flamma, anni 90)

  2. Con il silenzio ermetico i comunisti coprono qualsiasi cosa non possa essere repressa con l’utilizzo della legge e della magistratura.Loro s’azzittiscono come il famoso “compagno G” che, per Tangentopoli (poi di Pietro si è pentito, minchia!), non volle mai dire quanti soldini potessero essere entrati nelle taschine dei «compagnini», Napolitano compreso che ha continuato a grattare perfino le briciole, intascandosi 900 uro a sbafo sui voli per Bruxelles quando era parlamentare di quel partito che aveva parlato di “questione morale”, ma solo per gli altri e non per sé.


Sic transit gloria mundi!

 

Enrico Pratesi, il sindaco serravallino del trapasso dal Pci al Pds, si trovò tra incudine e martello durante i suoi mandati (18 giugno 85-13 aprile 93). E non era tanto bendisposto a portare a casa dei casalgrillesi la profumata e odorosa discarica del Cassero.

Molti di quelli che oggi chiacchierano intorno a questa materia letteralmente puzzolente su face[boo]skif, o non c’erano (perché non erano nati o non erano ancora tornati di casa a Casalgrillo) o, quelli che ci furono, ci furono fin troppo e oggi fanno finta di niente, per cui  sono passati al silenzio ermetico dopo aver visto che, tirando sassi in cielo contro il Lunardi e la sua truppa (che magari faranno poco, ma che non hanno neppure un euro di colpa per il casino di Serravalle), c’era il rischio di vederseli, questi sassi, ricascare tutti sul cranio.

Il silenzio – dicono – è d’oro. Infatti con il silenzio, e i ristori della Pistoiambiente, il Comune s’è fatto d’oro (almeno in parte). Ma, come diceva uno scherzoso amico aretino, il silenzio è anche toro: un toro che, con le sue cornaccia, a volte lucidate con il famoso, efficace e antico Sidol, piglia a cornate «le terga» a distanza di anni.

Guardate bene il manifesto dell’assemblea di martedì 2 maggio 1989 per la Zona Pantano. C’era il Pratesi, allora, al timone: quel Pratesi che, per avere risposto no al diktat della Provincia e del suo partito, non avendo fatto silenzio e obbedienza, ebbe la carriera letteralmente stroncata.

La discarica del Cassero. Ultimo incendio

Non lo ricordate, casalgrillesi o comunisti della Piana? Ve lo ricordo io che, in quel tempo, già lavoravo al Tirreno di Pistoia (avevo iniziato, se non sbaglio, il 26 aprile del 1989). Io c’ero. Siete voi che avete perso la memoria storica e l’insegnamento dello storicismo marxista di cui vi siete riempiti il cavo orale per decenni.

Enrico Pratesi lo misero in ginocchio, il 13 aprile del 1993, i suoi stessi compagni e alleati. Io curavo già da tre anni e mezzo la pagina della Piana per Il Tirreno. E appena 8 giorni dopo, il 21 aprile 1993, salvo errori e omissioni, salì al trono Leardo Corsini: una sorta di «papa di transizione» che durò tre mesi, il triplo di papa Luciani; ma che fu deposto il 14 luglio 1993, in una data simbolica e fatale, la presa disastrosa della Bastiglia.

E sai quel che bevi e cosa respiri

Solo che la gente casalgrillese non prese, in quell’occasione, la Bastiglia come il Pds di Corsini, che aveva votato per rovinare il Cassero. Quella gente prese una pastiglia velenosa. O meglio: una bella supposta di cui oggi la piana serravallina paga le conseguenze in cloruro di vinile e tumori speciali, a quanto si sente dire.

È più che bene, quindi, che i «rivoluzionari di sinistra» di oggi, quando vanno alle Milleluci la domenica, attratti da forti legami, “stìino zitti e puce”, come si dice a Casalgrillo.

L’assessore Kawasaki, G. Spinelli

Se tornano al potere come vorrebbero, che potrà succedere? Che l’Assessore Kawasaki Gianfranco Spinelli smetta di «trombare il Rio di Casale» e approvi la moltiplicazione del Cassero con il plauso di Mario Di Mieri Scelta?

E Marzio cosa potrà scrivere, allora, su Report?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Delitto di cronaca, critica, satira e di violazione del silenzio progressista
I comunisti hanno du’ leggi sole:
o rivolgersi al giudice penale
per cancellare chi fa loro male,
o star muti a covar senza parole!


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